Settimana della 4 domenica di quaresima – lunedì – San Giuseppe
La spiritualità di quaresima per questo giorno
Questa settimana è del tutto particolare. Si apre con la solennità di San Giuseppe e si chiude con quella dell’Annunciazione, il che rende questa settimana di Quaresima un tempo non solo di conversione e di penitenza, ma anche un tempo assolutamente gioioso. Iniziamo a vivere questo giorno con la spiritualità che ci riporta a San Giuseppe.
La Parola di questo giorno
LETTURA Sir 44, 23g – 45, 2a. 3d-5d
Lettura del libro del Siracide
Il Signore Dio da Giacobbe fece sorgere un uomo mite, che incontrò favore agli occhi di tutti, amato da Dio e dagli uomini, il cui ricordo è in benedizione. Gli diede gloria pari a quella dei santi e gli mostrò parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e nella mitezza, lo scelse fra tutti gli uomini. Gli fece udire la sua voce, lo fece entrare nella nube oscura e gli diede faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e d’intelligenza.
SALMO Sal 15 (16)
Tu sei fedele, Signore, alle tue promesse.
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda. R
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima. R
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R
EPISTOLA Eb 11, 1-2. 7-9. 13a-c. 39 – 12, 2b
Lettera agli Ebrei
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano. Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi. Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.
VANGELO Mt 2, 19-23
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
La spiritualità dei padri
I testi biblici che abbiamo letto oggi, soprattutto la lettura e l’epistola, ci riportano alla fede dei padri, ovvero alla fede di chi ci ha preceduto, alla fede di chi è venuto prima di noi ed è stato in grado di vivere la fede trasmettendola ai figli. Penso alle generazioni dei nostri antenati, nonni, bisnonni, avi. Certamente gente di fede. Non che andassero in chiesa ad ogni piè sospinto, anzi la pratica della fede era spesso ritenuta cosa da donne. Certamente i nostri avi andavano a Messa di domenica o quando “era prescritto”; pochissime altre le pratiche della fede, forse qualche Ave Maria biascicata in stalla o sotto il pergolato estivo. Ma erano gente di fede, gente che aveva il senso di Dio. Gente che pregava per il raccolto o la semina, contro la grandine o per la pioggia; gente che pregava per la salute dei propri animali, l’unica piccola loro ricchezza. Gente che se passava da un’immagine sacra si segnava, gente che aveva rispetto per la Chiesa, per il Papa, per i pastori… Una fede semplice, che magari si nutriva a qualche pellegrinaggio, a qualche santuario, a qualche Madonna… Una fede sincera. Una fede di uomini appassionati all’umanità, magari rudi all’esterno, burberi nel carattere, ma capaci di veri ed autentici gesti di carità, di accoglienza, di perdono, di condivisione. Gente che aveva poco, ma che condivideva il poco che aveva.
Così deve essere stato un po’ San Giuseppe. Non sappiamo molto, ma la tradizione ci lascia percepire che era un uomo così: appassionato del lavoro, attento agli uomini, pronto alla condivisione, capace di autentici gesti di amore. Silenzio, non dice mai niente, eppure capace di parlare con Dio e con i suoi angeli. Una fede autentica, quella di San Giuseppe, una fede granitica, che deve aver condiviso con Maria, alla luce di quello che potevano comprendere della Parola di Dio e degli eventi di cui sono stati protagonisti.
la fede di San Giuseppe
Qualcosa di più sappiamo sulla fede di Giuseppe. Come ogni padre era lui il responsabile della formazione di fede del piccolo Gesù bambino. Lui lo ha preparato per il bar mitzpà, lui lo accompagnava al tempio quando salivano a Gerusalemme, lui era il responsabile della sua anima, come competeva a tutti i padri che, proprio nel giorno del bar mitzpà, esultavano perché, da quel momento, non erano più responsabili dell’anima del figlio. Il Vangelo non dice, ma sicuramente avrà condiviso questa fatica con Maria e con lei si sarà confrontato per tutte le cose necessarie in vista di questo appuntamento singolare in ogni famiglia ebrea. Sappiamo anche pochissimo della sua morte, accettata con fede, nella sua vecchiaia, come la morte del giusto. Così la tradizione ce lo ha sempre descritto e, per questo, egli è diventato anche il patrono dei morenti, di coloro che affrettano i propri passi all’incontro con Dio. San Giuseppe anche in questo è di esempio: è l’uomo che vede avvicinarsi il giorno dell’incontro con Dio ed attende beato questo momento che, come diciamo spesso, è il momento di verità della vita di ogni uomo. Altro non sappiamo, ma ciò ci basta per capire come fu la fede di Giuseppe e cosa trasmise al piccolo Gesù circa tutte le feste, le usanze, le prescrizioni del popolo ebraico.
La fede dei papà
Come è oggi la fede dei papà? Come vivono oggi i papà questo compito?
Credo che noi, culturalmente, veniamo da una storia molto diversa. La fede, la trasmissione della fede, l’educazione della fede, è, in sostanza, compito delle donne. In una famiglia, storicamente, era la mamma la delegata a questo, così come nella comunità cristiana. La catechista, per lo più, è tuttora una figura femminile. In passato, oltre alle mamme, le suore erano le responsabili della formazione di fede dei piccoli.
Oggi credo che si stia muovendo qualcosa di diverso. Vedo che, per molti battesimi, è il papà che viene a iscrivere il figlio. Vedo che non sono pochi i papà che vengono a Messa con i propri figli, o che partecipano ai ritiri. Penso che ci sia anche un gruppo di papà che partecipa volentieri alle attività parrocchiali e che si rende disponibile per i molti compiti di volontariato che sono possibili in una comunità come la nostra.
Accanto a queste cose buone e belle che vedo, mi viene da dire che però è sempre un po’ difficile parlare di fede con i figli. Magari abbiamo dei papà che si occupano di quest’aspetto quando i figli sono piccoli, quando le cose sono semplici. Poi, man mano che i figli crescono, mi pare di percepire che la cosa si faccia più ardua e che non si parli quasi mai di fede. C’è una sorta di rispetto che è apprezzabile, ma c’è anche un po’ di paura che non si capisce. C’è una sorta di rispetto del privato che comprendiamo, ma anche una chiusura nella propria coscienza che non è molto fraterna e cristiana. Forse ci sarebbe proprio bisogno che i padri parlassero di fede con i figli adolescenti e giovani. Forse ci sarebbe bisogno che i figli adulti parlassero di fede anche con i genitori anziani, specie quando sono nell’ombra della morte. Sarebbe molto bello se ci fossero occasioni per prendersi vicendevolmente cura, per prendersi vicendevolmente carico con passione.
Vorrei che San Giuseppe vi aiutasse e ci aiutasse in tutto questo. Vorrei che San Giuseppe ci aiutasse a capire che il carico di responsabilità per un’anima giovane è davvero grande e importante. Vorrei che tutti percepissimo che non possiamo abdicare a questo compito, ma che è proprio della responsabilità di ciascuno cercare di vivere quanto più è possibile il cammino di fede insieme. Magari anche introducendo i figli alla conoscenza della propria vocazione. Ogni papà dovrebbe avere a cuore la realizzazione della vita del proprio figlio, soprattutto la realizzazione della sua felicità che è poi la vocazione di ciascuno. Perché non prendere sul serio questo invito? Perché non aderire alla proposta cristiana?
Intenzioni di preghiera
Chiedo a San Giuseppe proprio questa grazia.
San Giuseppe, padre di Gesù, sposo di Maria, aiutaci, con il tuo silenzio, con il tuo esempio, con la tua intercessione, a vivere con fede il compito che ci fa essere testimoni di fede. Aiutaci ad essere attenti all’anima dei nostri figli e dei nostri genitori. Aiutaci a formare nella fede chi cresce, a scoprire il senso della propria vocazione con chi è nell’età per decidere del proprio futuro e della propria vita; aiutaci a sostenere i passi di chi se ne va, aiutaci a far affidare con fede a Dio la propria anima tutti i nostri anziani, tutti i nostri genitori, tutti coloro che conosciamo e che sono nell’ombra della morte. San Giuseppe, custode di Gesù, facci riscoprire la bellezza del dialogo di fede, facci percepire l’importanza di essere guide, facci assaporare il gusto di essere esempi e punti di riferimento.
San Giuseppe, donaci il gusto di essere, veramente, in tutto e per tutto padri!