Settimana della 2 domenica dopo Pentecoste – lunedì
San Luigi Gonzaga, ma poi il Sacratissimo Cuore di Gesù e la natività di San Giovanni Battista, che, per la festa del Sacro Cuore slitta di un giorno, sono le celebrazioni più forti della settimana che ci proietteranno poi direttamente nella festa patronale di San Pietro. Inoltre vogliamo anche prepararci a vivere l’incontro mondiale delle famiglie che il Papa terrà a Roma proprio nel prossimo fine settimana e che anche noi rilanceremo in Comunità Pastorale. Tante, dunque, le intenzioni di preghiera per questa settimana così ricca di appuntamenti e celebrazioni.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Es 12, 43-51
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Questo è il rito della Pasqua: nessuno straniero ne deve mangiare. Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare. L’ospite e il mercenario non ne mangeranno. In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso. Tutta la comunità d’Israele la celebrerà. Se un forestiero soggiorna presso di te e vuol celebrare la Pasqua del Signore, sia circonciso ogni maschio della sua famiglia: allora potrà accostarsi per celebrarla e sarà come un nativo della terra. Ma non ne mangi nessuno che non sia circonciso. Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero che soggiorna in mezzo a voi». Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono. Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dalla terra d’Egitto, ordinati secondo le loro schiere.
SALMO Sal 77 (78)
Diremo alla generazione futura
le meraviglie del Signore.
Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto. R
Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele,
che ha comandato ai nostri padri
di far conoscere ai loro figli,
perché la conosca la generazione futura,
i figli che nasceranno. R
Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli,
perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma custodiscano i suoi comandi. R
Cose meravigliose aveva fatto davanti ai loro padri
nel paese d’Egitto, nella regione di Tanis.
Divise il mare e li fece passare,
e fermò le acque come un argine.
Fece partire come pecore il suo popolo
e li condusse come greggi nel deserto. R
VANGELO Lc 5, 1-6
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, il Signore Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.
Esodo
Vorrei sottolineare oggi, proprio a partire dal testo dell’Esodo, il valore dell’accoglienza. Israele ha un forte concetto di appartenenza al popolo di Dio. Per questo, chi non appartiene al popolo “eletto”, non può assolutamente prendere parte ai riti e alle feste del popolo di Dio. A meno che non scelga di diventare un credente. Il principio è molto forte ma molto comprensibile: da un lato Israele vuole assolutamente proteggere ogni celebrazione e manifestazione religiosa da occhi, orecchi, cuore “indiscreti”, cioè dei curiosi. Dall’altro lato, però, permette anche allo straniero di aderire ai riti e ai misteri che celebra nel corso dell’anno liturgico, dopo una sincera conversione al Dio “che ha fatto cielo e terra”. Ecco come il testo biblico coniuga insieme due esigenze fondamentali: difendere la propria fede, difendere i riti, le tradizioni dai non credenti e, al tempo stesso, rimanere aperti, rimanere accoglienti, rimanere disponibili all’incontro, al confronto con gli altri. In questo modo Israele intende anche parlare della fede attraente. Quando la fede è ben professata, quindi si è di fronte a uomini e a donne coerenti con la propria fede, è naturale che, nell’animo di stranieri, di non credenti, sorga il desiderio di conoscere Dio. È solo dentro un itinerario di fede che sarà possibile ammettere costoro alla condivisione dei valori della vera fede e, dunque, iniziare, cioè introdurre pian piano chi ha questo vivo desiderio, fino a condividere in tutto e per tutto la fede in Jhwh Dio. Il tutto ha il suo culmine nella circoncisione, primo segno di appartenenza ad Israele, e, poi, nella celebrazione della Pasqua, la festa massima per il popolo di Dio. Festa di famiglia, cena condivisa nel rispetto della Parola di Dio e della legge di Mosè.
Vangelo
Ancora più bella l’immagine di accoglienza che promana dal Vangelo. Più bella perché assolutamente gratuita. Se nel primo testo ci può sembrare che ci sia un sottile ricatto – condividi quanto credi – il testo del Vangelo mette in primissimo piano tutta la gratuità di Gesù che accoglie chi è presente in quel luogo, a quella predicazione, senza nessun limite e senza nessuna richiesta. Gesù lascia che la gente si accalchi sulla riva del lago, lascia che la gente possa ascoltarlo, anzi, prende una barca per improvvisare un pulpito dal quale tutti possano meglio intendere la sua rivelazione e i suoi gesti di amore.
Gratuita è poi anche quella pesca miracolosa, indice di due realtà precise: anzitutto rimando alla missione dei discepoli, che si svolgerà “fino agli estremi confini della terra” e salverà molte anime, dall’altro rimando alla Santa Eucarestia, centro privilegiato di ogni itinerario di fede, cuore di ogni professione religiosa. Con questo gesto, con questa predicazione e con questo miracolo Gesù si mostra accogliente rispetto alle persone, profetizza ciò che avverrà, rimanda tutti a quella vera accoglienza che, nel suo nome e a gloria di Dio Padre dovrà essere fatta in tutta la terra. Potremmo anche dire così: quel concetto di accoglienza, già sacro per Israele, viene ulteriormente ampliato dal Signore che comanda di essere accoglienti nel suo nome.
Per noi
Una delle cose più difficili a cui ci ha richiamato il Papa nell’Amoris Laetitia è quel concetto di “accoglienza eucaristica” che, molti, hanno frainteso o male interpretato. Noi dovremmo vivere entrambe le realtà che ci sono state proposte dalla riflessione di oggi. Da un lato dovremmo essere umanamente molto accoglienti, disposti al confronto, al dialogo gratuito, generoso, nel nome del Signore. Come Gesù ha accolto tutti, così dovremmo fare anche noi. Che si tratti di un amico o di uno sconosciuto, che si tratti di accoglienza nell’ascolto, nel cuore o nelle cose concrete della vita, che si tratti di bisogni o di fede, noi tutti dovremmo sempre dimostrare la massima accoglienza nel nome del Signore. Questa accoglienza deve essere fatta in nome della fede e anche nelle realtà della fede. Eppure anche noi siamo chiamati ad educare alla conoscenza dei misteri di Dio che non vanno mai svenduti, non valorizzati, non trattati anche con tutto quel rispetto per la sacralità che, da essi, promana. L’accoglienza nel nome di Dio è sempre ordinata, cordiale, precisa. Non genera mai confusione, non è mai sregolata e, per questo sa accettare, spiegare e, soprattutto, vivere, le “regole” della Chiesa. Così tutti i credenti sono invitati ad accostarsi all’Eucarestia ma chi non fosse in condizioni di potersi cibare del Corpo e Sangue di Cristo, è bene che offra la sua comunione spirituale, non meno significativa, non meno valida e non meno importante. Eppure espressione di fede rispettosa di una realtà che ci trascende sempre: la presenza reale del Signore. Accoglienza eucaristica significa questo: anche coloro che sono ancora in ricerca possono accedere alla celebrazione, anche coloro che sono in cammino possono partecipare a quella grazia che viene in abbondanza da questo Sacramento. Ciascuno nel rispettoso ossequio che è dovuto ad una realtà così grande, importante, illuminante. È così che ciascuno è invitato a discernere, con l’aiuto del confessore o del direttore spirituale, quando poter accedere alla piena comunione. Senza generare fretta, confusione o, tantomeno mancanza di rispetto del più grande segno della presenza di Dio.
Iniziando questa settimana così importante, autentica, intensa, credo che tutti possiamo riflettere sul valore dell’accoglienza, sia umana che di fede:
- Come vivo l’accoglienza delle altre persone?
- In quale aspetto sono più forte, in quale più carente?
- Come vivo l’accoglienza nella fede degli altri?
- Che cammino sto facendo in questo senso?
- Come mi sento attratto e come rispetto il Sacramento della Presenza di Dio?
Viviamo bene questa settimana, progettando e gustando, fin d’ora, l’incontro papale del prossimo fine settimana.