Giovedì 20 agosto

Settimana della undicesma domenica dopo Pentecoste – Giovedì

Vangelo

Lc 12, 13-21
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Uno della folla disse al Signore Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

In questo giorno vogliamo celebrare la memoria di San Bernardo, il grande cantore della Vergine. Lo facciamo anche a partire dalle scritture che abbiamo ascoltato. Sembra che, quando c’è qualche richiamo alla fede, nessuno abbia fretta. Sembra proprio che quell’uomo di cui si parla nella parabola, dica bene come reagisce qualsiasi uomo quando lo si richiama ai valori eterni, all’incontro ultimo con Dio, alla vigilanza, come virtù che segna e contraddistingue il cammino da compiere nel tempo. Anche noi, credo, non sfuggiamo a questa legge, alla legge che ci dice di usare il tempo per produrre, accumulare, mettere da parte, arricchirsi… Insomma, tutti siamo un po’ uguali nelle cose della vita: facciamo sempre una certa fatica a comprendere la verità dei richiami di Dio e la bellezza della fede.

Cronache

2Cr 30, 1-5. 10-13. 15-23. 26-27
Lettura del secondo libro delle Cronache

In quei giorni. Ezechia mandò messaggeri per tutto Israele e Giuda e scrisse anche lettere a Èfraim e a Manasse per convocare tutti nel tempio del Signore a Gerusalemme, a celebrare la Pasqua per il Signore, Dio d’Israele. Il re, i capi e tutta l’assemblea di Gerusalemme decisero di celebrare la Pasqua nel secondo mese. Infatti non avevano potuto celebrarla nel tempo fissato, perché i sacerdoti non si erano santificati in numero sufficiente e il popolo non si era radunato a Gerusalemme. La proposta piacque al re e a tutta l’assemblea. Stabilirono di proclamare con bando in tutto Israele, da Bersabea a Dan, che tutti venissero a celebrare a Gerusalemme la Pasqua per il Signore, Dio d’Israele, perché molti non avevano osservato le norme prescritte. I corrieri passarono di città in città nel territorio di Èfraim e di Manasse fino a Zàbulon, ma la gente li derideva e si faceva beffe di loro. Solo alcuni di Aser, di Manasse e di Zàbulon si umiliarono e vennero a Gerusalemme. In Giuda invece si manifestò la mano di Dio e generò negli uomini un cuore concorde per eseguire il comando del re e dei capi, secondo la parola del Signore. Si riunì a Gerusalemme una grande folla per celebrare la festa degli Azzimi nel secondo mese; fu un’assemblea molto numerosa. Essi immolarono la Pasqua il quattordici del secondo mese; i sacerdoti e i leviti, pieni di vergogna, si santificarono e quindi portarono gli olocausti nel tempio del Signore. Occuparono il proprio posto, secondo le regole fissate per loro nella legge di Mosè, uomo di Dio. I sacerdoti facevano aspersioni con il sangue che ricevevano dalle mani dei leviti, perché molti dell’assemblea non si erano santificati. I leviti si occupavano dell’uccisione degli agnelli pasquali per quanti non erano puri, per consacrarli al Signore. In realtà la maggioranza della gente, fra cui molti provenienti da Èfraim, da Manasse, da Ìssacar e da Zàbulon, non si era purificata; mangiarono la Pasqua senza fare quanto è prescritto. Ezechia pregò per loro: «Il Signore che è buono liberi dalla colpa chiunque abbia il cuore disposto a cercare Dio, ossia il Signore Dio dei suoi padri, anche senza la purificazione necessaria per il santuario». Il Signore esaudì Ezechia e risparmiò il popolo. Gli Israeliti che si trovavano a Gerusalemme celebrarono la festa degli Azzimi per sette giorni con grande gioia, mentre i sacerdoti e i leviti lodavano ogni giorno il Signore, suonando con tutte le forze per il Signore. Ezechia parlò al cuore di tutti i leviti, che avevano dimostrato grande avvedutezza nei riguardi del Signore; per sette giorni parteciparono al banchetto solenne, offrirono sacrifici di comunione e lodarono il Signore, Dio dei loro padri. Tutta l’assemblea decise di festeggiare altri sette giorni; così passarono ancora sette giorni di gioia. Ci fu una gioia straordinaria a Gerusalemme, perché dal tempo di Salomone, figlio di Davide, re d’Israele, non c’era mai stata una cosa simile a Gerusalemme. I sacerdoti e i leviti si levarono a benedire il popolo; la loro voce fu ascoltata e la loro preghiera raggiunse la sua santa dimora nel cielo.

Così come anche Ezechia, che aveva capito l’importanza di tornare al Signore, e ha proposto la celebrazione di una Pasqua solenne a tutto Israele. Non sfuggiva, però, nella lettura che, accanto a tutti quelli che decisero di corrisponde a questo invito e che si prepararono per celebrare la Pasqua, ci sia stato anche chi non ha accolto l’invito. Anzi, il testo parlava proprio di intere tribù di Israele che derisero i messi che portavano il richiamo del re e che continuarono la propria vita come se niente fosse. Esattamente come anche noi possiamo dire di molti uomini e donne di oggi: non mancano i richiami ma, dove il cuore è chiuso, non c’è richiamo che tenga.

Per noi

In questa dinamica di accoglienza degli inviti di Dio e del loro rifiuto da parte di alcuni, si potrebbe racchiudere l’opera di San Bernardo. Un uomo che, sempre, ha avvertito il richiamo di Dio ad una vita religiosa seria, impegnata, di “stretta osservanza” in un momento in cui, nei conventi, non tutti erano disposti ad una vita di intensa sequela di Cristo. Bernardo ha dovuto lottare contro molte incomprensioni, ha dovuto ricercare più volte la sua vita di santificazione, ha dovuto cercare con numerosi compagni diversi quella via di restaurazione della serietà nella vita del convento che era andata perduta. San Bernardo è stato un uomo come Ezechia, un’anima che era affascinata dal richiamo della lode al Signore ben fatta e preposta a qualsiasi attività. Per questo ha dovuto lottare e superare ostacoli di ogni genere. La sua devozione per la Madre di Dio, di cui è sommo cantore, insieme alla sua incrollabile fede, hanno sostenuto quest’uomo nel suo progetto di riforma della vita monastica e nella scrittura della regola dell’ordine dei cistercensi.

Credo che anche la figura e l’opera di san Bernardo provochino, insieme alla Scrittura di oggi, ciascuno di noi:

  • Anch’io mi lascio prendere solo dalla logica della ricchezza e dell’accumulo o corrispondo ai valori del Vangelo?
  • La mia fede e la mia devozione alla Madre di Dio, mi aiutano a resistere ai richiami delle cose, per continuare la mia vita e il mio percorso di fede?

Chiediamo questa grazia al Signore per l’intercessione di San Bernardo. Chiediamo al Signore la forza di saper vivere bene e con fede questi momenti estivi, perché possiamo recuperare appieno il desiderio di stare con il Signore tutti i giorni della vita.

Anche noi invochiamo la Madre di Dio, che Sabato ricorderemo con il titolo di Madonna Regina, perché sappiamo continuare a ricercare il Signore e a nulla anteporre all’importanza della fede nelle nostre esistenze.

piazze, reali o virtuali che siano. Noi cerchiamo la visibilità, l’apparenza, la notorietà. Noi siamo quelli che si attengono a qualche tradizione che ha trovato posto nella nostra mente ma che, spesso, non leghiamo poi ad alcun atto del cuore. Siamo noi quelli che vivono apparentemente in modo conforme al Vangelo ma, poi, coviamo propositi seriamente contrari a quello che la fede ci chiede e ci suggerisce.

Noi abbiamo bisogno di guardare a Maria, noi abbiamo bisogno di invocare Maria. Noi abbiamo bisogno di sentire tutta la sua protezione, se vogliamo essere meritevoli di avere in premio anche la sua sorte.

Chiediamo questa grazia per sua intercessione, in questo secondo giorno del Triduo, perché impariamo sempre più ad imitare quella saggezza della Vergine che, sola, salva l’anima.

2020-08-19T15:03:51+02:00