Settimana dopo la dedicazione – Mercoledì
Vangelo
Mc 6, 7-13
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Anche oggi le due Scritture sembra proprio che ci spingano nella medesima direzione. Prendiamo in esame la predicazione del Signore. Gesù sa bene quanto sarà difficile, per i discepoli che verranno, insegnare la fede a chi incontreranno. Questo sarà il compito di qualsiasi discepolo fino alla fine dei tempi: egli cercherà di testimoniare il Vangelo, ma l’esito della sua missione sarà sempre incerto. Dipende da chi incontrerà, dipende da che accoglienza sarà data alla sua parola, dipende da che esito avrà la libertà dell’uomo.
Il discepolo sa bene che la missione ha dei tempi. C’è un tempo per tentare, c’è un tempo per insistere, ma c’è anche un tempo per andarsene. C’è un tempo per lasciare il campo, per abbandonare la missione. Quando c’è ostilità, quando c’è rifiuto, il discepolo non deve insistere all’infinito. Piuttosto deve dirigere altrove la sua missione. Molte volte, nel corso della vita della Chiesa, sono state abbandonate missioni intraprese perché sembravano promettenti e, a causa di queste porte chiuse, si sono aperti altri campi imprevisti e del tutto nuovi e impensabili.
Apocalisse
Ap 1, 10; 2, 12-17
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Nel giorno del Signore udii una voce potente che diceva: «All’angelo della Chiesa che è a Pèrgamo scrivi: “Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli. So che abiti dove Satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di Satana. Ma ho da rimproverarti alcune cose: presso di te hai seguaci della dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d’Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla prostituzione. Così pure, tu hai di quelli che seguono la dottrina dei nicolaìti. Convèrtiti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi lo riceve”».
Questo è anche il contenuto del messaggio alla Chiesa di Pergamo. In questa Chiesa, c’è stata un’iniziale ottima esperienza di fede. Si è cercato di fare di tutto per attrarre al Vangelo. C’è stato un certo rigore che ha portato gli uomini e le donne di Pergamo a bussare al cuore di tutti, proprio per donare a ciascuno il Vangelo. Ci fu un tempo in cui si cercò di estirpare il cattivo costume delle “opere dei nicolaiti”, gente che educa alla fornicazione e a mangiare le carni immolate agli idoli. Questa dottrina viene sopportata in questa Chiesa, creando così una commistione con la verità che disorienta e che trae molti in inganno. Ecco il senso del richiamo che diventa occasione per richiamare alla radicalità della fede. Radicalità che deve essere riscoperta ogni giorno, per non lasciare che le opere di bene si mescolino a quelle del male. È così che si corrompe la coscienza del credente e che si passa a quel tentativo di tenere insieme ogni cosa senza offendere nessuno, che non è decisamente secondo il cuore del Vangelo.
Per noi
Credo che anche noi facciamo qualcosa del genere, naturalmente non in riferimento alle opere dei nicolaiti, ma in riferimento a tanti altri modi di pensare alla vita e di concepire il tempo, la propria missione, il senso religioso, che gli uomini hanno. Certamente veniamo ormai da molti decenni in cui, con un po’ di senso politico, si è cercato di non deludere nessuno e di non andare contro nessuna visione della vita, della felicità, della propria realizzazione, del proprio modo di vivere. Così facendo, però, come ben vediamo, si annacqua la fede. Quando questo accade, normalmente, si sprofonda in un baratro dal quale poi è difficilissimo rialzarsi.
Ecco il senso del richiamo di questa parola di Dio per noi. Senza diventare giustizieri implacabili, cosa che sarebbe opposta a tutti i contenuti della fede cristiana, occorre però ricordare che un po’ di chiarezza è necessaria e che non è possibile sempre far andare bene tutto. Gesù non ha fatto così, attirandosi, per questo, anche molte critiche e molte inimicizie. Il mondo in cui viviamo deve spingere ciascuno di noi a capire cosa può e cosa deve fare non solo in ordine alla sua personale realizzazione, ma anche in ordine alla propria fede. Questo compito, ci dice sia il Vangelo sia il libro dell’Apocalisse, è sempre essenziale, in ogni civiltà, in ogni tempo. Sempre tutti dobbiamo comprendere quale chiarezza di pensiero occorre avere e quale chiarezza di opere occorre sostenere, per donare una testimonianza cristiana autentica.
- Quando cerchiamo di conciliare cose inconciliabili?
- Quale fatica stiamo facendo per essere, nella comunità, uomini e donne che brillano per la correttezza delle loro posizioni?
Se non vogliamo anche noi meritare il rimprovero degli Angeli del Signore, cerchiamo la verità dei nostri giorni.