Sabato 21 agosto

Settimana della 12 domenica dopo Pentecoste – Sabato

Vangelo

Gv 12, 44-50
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

DOPO IL VANGELO

Chiamati alla santificazione. Credo che sia questo il modo più bello di onorare questo giorno nel quale siamo invitati anche a ricordare il Papa San Pio X.

Partiamo dal Vangelo. Un richiamo a vivere la propria esistenza cercando la santificazione. Gesù è molto chiaro in proposito: ci possono essere molti modi di vivere. Ci possono essere molti modi per interpretare la propria esistenza e la propria storia. Il modo “tipico” del cristiano è quello di chi cerca, per i propri giorni, la santità. Santità da cercare, da vivere, non tanto nelle cose straordinarie, ma nell’ordinarietà della vita. Santità da cercare nelle cose di ogni giorno, alla luce di quella Parola che non condanna chi non la accoglie, ma che, al contrario, illumina la via di chi la vuole fare propria e di chi la vuole accogliere come dono, come luce preziosa per l’esistenza.

Deuteronomio

Dt 5, 23-33
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Mosè disse: «Quando udiste la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i vostri anziani si avvicinarono tutti a me e dissero: “Ecco, il Signore, nostro Dio, ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza, e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l’uomo e l’uomo restare vivo. Ma ora, perché dovremmo morire? Questo grande fuoco infatti ci consumerà. Se continuiamo a udire ancora la voce del Signore, nostro Dio, moriremo. Chi, infatti, tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo? Accòstati tu e ascolta tutto ciò che il Signore, nostro Dio, dirà. Tu ci riferirai tutto ciò che il Signore, nostro Dio, ti avrà detto: noi lo ascolteremo e lo faremo”. Il Signore udì il suono delle vostre parole, mentre mi parlavate, e mi disse: “Ho udito le parole che questo popolo ti ha rivolto. Tutto ciò che hanno detto va bene. Oh, se avessero sempre un tal cuore, da temermi e da osservare tutti i miei comandi, per essere felici loro e i loro figli per sempre! Va’ e di’ loro: Tornate alle vostre tende. Ma tu resta qui con me e io ti detterò tutti i comandi, tutte le leggi e le norme che dovrai insegnare loro, perché le mettano in pratica nella terra che io sto per dare loro in possesso”. Abbiate cura perciò di fare come il Signore, vostro Dio, vi ha comandato. Non deviate né a destra né a sinistra; camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore, vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nella terra di cui avrete il possesso».

L’invito a cercare la santità della propria esistenza non è solo tipico del cristianesimo, ma era già fondante nell’ebraismo. Anche Mosè aveva intuito che la cosa più importante della vita era proprio quella di cercare il volto di Dio nei giorni che Dio stesso mette a disposizione dell’uomo. Il vero motivo della presenza della “legge” sarebbe proprio questo: un aiuto, un’indicazione per cercare la volontà di Dio nei propri giorni, costruendo così quella santità di vita a cui ogni uomo è chiamato. Anche per Mosè il vero scopo dell’esistenza è quello di entrare nella visione del volto di Dio.

Ebrei

Eb 12, 12-15a
Lettera agli Ebrei

Fratelli, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire. Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore; vigilate perché nessuno si privi della grazia di Dio.

Così anche la lettera agli Ebrei, che ci ha ricordato, con un esempio molto pratico, che lo scopo della vita di chi zoppica è quello di guarire per tornare a camminare con sicurezza, sulle proprie gambe. Credo che sia un’esperienza attraverso la quale tutti siamo passati. Esperienza che deve ricordare che la vita cristiana è davvero una progressiva presa di coscienza di essere zoppicanti – sono molte le realtà della vita cristiana per le quali non ci sentiamo in sintonia e che non riusciamo a vivere in pienezza – ma, al tempo stesso, la medesima esperienza di fede ci ricorda che noi siamo fatti per “camminare”, ovvero per riconquistare quella capacità di cammino serio con Dio che anche a noi è promessa, donata e richiesta.

Per noi

Con queste medesime caratteristiche potremmo anche “riassumere” il pontificato di San Pio X. Divenuto Papa dopo aver sperimentato tutti i “gradini” del sacerdozio cristiano: da semplice vicario a parroco, poi vescovo, quindi cardinale e, infine, Papa. Un Papa che non ha mai smesso di fare il “Parroco”. Sua è l’intuizione della catechesi del Papa, che egli soleva tenere nel “cortile della pigna”, la domenica pomeriggio, e che oggi è diventata la catechesi dell’udienza del mercoledì. Un Papa che ha saputo costruire la santità della sua esperienza nell’umiltà. Sebbene “sedente sul soglio di Pietro”, San Pio X non ha mai smesso di cercare la santità nella semplicità degli atti della vita, raccomandando a ciascuno, indipendentemente dal ruolo, dalla posizione, dal “posto” occupato nella vita. Un santo che più di altri ci ha ricordato che la santità è davvero “popolare”, è per tutti e non per pochi privilegiati o per anime eccelse.

Credo che anche noi, che celebriamo oggi la S. Messa leggendo questa Parola di Dio, siamo invitati a fare della nostra esperienza di fede un invito alla santità. A Maria, che abbiamo contemplato nella sua gloriosa assunzione al cielo e che domani contempleremo come “regina” del cielo e della terra, chiediamo l’aiuto necessario per vivere così la nostra esistenza, costruendo, giorno dopo giorno, il nostro personale cammino di santità. Cominciando da oggi!

2021-08-14T09:58:40+02:00