Settimana della 4 domenica dopo il martirio – Lunedì
Inizia un’altra ricchissima settimana. San Matteo, San Maurizio, patrono della nostra comunità pastorale, San Pio da Pietrelcina, Sant’Anatalo, saranno la “costellazione di santi” che ci terrà compagnia in questi giorni e che ci aiuteranno a meditare sempre ricercando quella sapienza di vita cristiana che tutti siamo invitati a cercare e a vivere.
Vangelo
Mt 9, 9-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Andando via, il Signore Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Atti degli Apostoli
At 1, 12-14
Lettura degli Atti degli Apostoli
Dopo che Gesù fu assunto in cielo, gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.
Efesini
Ef 1, 3-14
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.
Una sapienza umana.
“Perché il vostro maestro mangia con i peccatori?”. In fondo non avevano poi tutti i torti coloro che, vedendo la scena, criticarono. Perché Gesù che si dimostra maestro in Israele, mangia con i peccatori, lui che predica il bene, la ricerca della verità, la moralità? C’è un fondo di sapienza in tutti costoro: chi è maestro in Israele deve anche sapersi scegliere gli amici! È quella sapienza che tutti noi abbiamo appreso dalle labbra di coloro che ci hanno educato e che trasmettiamo a nostra volta: attenzione alle compagnie che si frequentano! Lo abbiamo ripetuto anche noi, dopo averlo appreso e sentito chissà quante volte!
Una sapienza divina
“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati… Misericordia io voglio e non sacrifici”. Anche la risposta di Gesù è una risposta piena di sapienza. Da un lato Gesù parte con una argomentazione umana e accessibile a tutti, una constatazione: sono i malati che hanno bisogno del medico. Fin qui nulla da dire, nessuna obiezione può essergli mossa. È per questo che Gesù rilancia passando dal piano umano a quello spirituale: misericordia io voglio e non sacrificio, insegnando così che la sapienza della fede è la sapienza di chi si sente sempre pronto a non criticare, ad accogliere, ad avere quello sguardo di misericordia che è quello che Lui ha appena avuto su Matteo. Un esattore delle tasse che, visto lo sguardo di misericordia con il quale veniva guardato, si “arrende alla misericordia” ed entra a far parte di quella cerchia di persone che segue il maestro da vicino. C’è una sapienza nell’agire di Gesù che parte da un’azione per insegnare ciò che Dio vuole sempre. C’è una sapienza anche nell’uomo, quando accoglie la sapienza di Dio. La sua vita si trasforma e diventa capace di cose nuove.
La sapienza del discepolo.
È questa la sapienza del discepolo, la sapienza di colui che non digiuna perché lo sposo, il Maestro è con loro. Ma è anche la sapienza dello stesso discepolo che, quando non avrà più lo sposo presente, si arrenderà anche a quella logica della ricerca del volto di Dio che sa passare attraverso le pratiche dell’astinenza, del digiuno, della pietà popolare semplice, pur di accostarsi a Dio, di cui mantiene nel cuore una profonda nostalgia.
È questa la sapienza della massaia che non cuce una toppa nuova su un vestito grezzo e logoro, perché sa bene che i due tessuti non si adatteranno e, per questo, farà un vestito nuovo.
È questa la sapienza dell’uomo di casa, che non mette vino nuovo in otri vecchi, perché sa bene che, se lo farà, perderà tutto, contenitore e contenuto.
La sapienza di chi accoglie il Vangelo come regola di vita è la sapienza di chi si rende disponibile per fare cose nuove, è la sapienza di chi rimane sempre aperto alla Verità che si rivela, è la sapienza di chi cerca sempre di intuire cosa Dio propone.
Noi e la sapienza di san Matteo
Forse non sempre abbiamo la sapienza di San Matteo, quella di cui egli ci ha scritto in questa pagina che è mirabile, perché è la “sua” pagina, la “sua” biografia. Matteo dice quale è stata la sapienza della sua vita, quella di sapersi arrendere al Dio della misericordia. Quante volte, invece, noi resistiamo al Dio della misericordia! Quante volte siamo proprio noi quelli che non si arrendono al bene, alla pace, alla gioia che il Dio di ogni misericordia continua a proporre alla nostra vita. Quante volte siamo noi quelli che rimangono chiusi nelle loro cose, nelle loro vite, nelle proprie logiche. Non è bastato quell’invito all’apertura che San Giovanni Paolo II ci ha rivolto ormai 42 anni fa… Proviamo a riprendere anche quelle parole. Forse ci aiuteranno ad entrare nella logica della misericordia di Dio, nella logica dell’adesione di San Matteo. Questa è la sapienza di chi ha vera fede.
- So aderire a questa logica?
- Vivo rimanendo aperto a quei richiami di bene che Dio mi invia?
- Cosa mi manca per aderire a questa logica?