Martedì 22 settembre

Settimana della 4 domenica dopo il martirio – Martedì – San Maurizio

San Maurizio.

La notizia di San Maurizio e dei suoi compagni martiri, come sappiamo, è notizia di sapienza di soldati! Anche i soldati hanno una loro sapienza. Che non è sempre la sapienza di chi obbedisce, talvolta è anche la sapienza di chi si ribella. Perchè questa fu la sapienza del nostro santo Patrono, di colui che protegge la nostra comunità pastorale. Sappiamo che, di fronte all’ordine di andare a sterminare dei cristiani di quello che oggi è il cantone vallese, Maurizio e tutta la coorte da lui comandata, si rifiutarono. Resistettero fino all’ultimo all’ordine dell’imperatore che imponeva il culto degli idoli. Dagli atti del martirologio, risultano queste parole imputabili a San Maurizio ma anche a tutti i suoi compagni:

Siamo tuoi soldati, ma anche servi di Dio, cosa che noi riconosciamo francamente. A te dobbiamo il servizio militare, a lui l’integrità e la salute, da te abbiamo percepito il salario, da lui il principio della vita […].Metteremo le nostre mani contro qualunque nemico, ma non le macchieremo col sangue degli innocenti […]. Noi facciamo professione di fede in Dio Padre Creatore di tutte le cose e crediamo che suo Figlio Gesù Cristo sia Dio. Siamo stati spruzzati dal sangue dei nostri fratelli e commilitoni, ma non ci affliggemmo, alzammo le nostre lodi perchè erano stati ritenuti degni di partire per il loro Signore Dio. Ecco deponiamo le armi […]preferiamo morire innocenti che uccidere e vivere colpevoli[…] non neghiamo di essere cristiani […]perciò non possiamo perseguitare i cristiani

Vangelo

Lc 18, 35-43
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

È la medesima determinazione, è la medesima attestazione di sapienza dell’uomo del Vangelo. Quest’uomo è così convinto che il Signore Gesù possa operare per lui la salvezza, che non lo abbandona fino a quando non ottiene quello che desidera: la vista! Tornato a vedere, come leggiamo nella finale del Vangelo, quest’uomo dà lode a Dio per quello che è capitato a lui nella sua esistenza, che è poi quello che può capitare nell’esistenza di ogni uomo. Non già il miracolo in sé, ma la grazia dell’incontro con Cristo che diviene il criterio fondamentale per attestare la sapienza della vita.

Quella sapienza che fu di Maurizio e dei suoi compagni. Per loro si trattava di scegliere tra la vita e la morte. Sapienza umana sarebbe stata scegliere la vita, quella vita che era loro promessa con il semplice culto degli dei. Maurizio e i suoi seppero scegliere un’altra sapienza: la sapienza della vita eterna. Quella sapienza che li conduceva al martirio, alla fine della loro esistenza, ma che concedeva loro di continuare a vivere per la vita eterna, nei valori del rispetto della vita degli altri, nell’attestazione della propria fede cristiana. A permettere tutto questo è stata la grazia e la sapienza di un incontro. L’incontro con la fede cristiana, l’incontro con la sapienza di Dio ha permesso ai santi martiri di non macchiarsi di crimini orrendi e di rispettare la sacralità della vita dell’uomo e la sacralità della coscienza dell’uomo, tabernacolo di quella libertà che si esprime nella fede.

Per noi

Cosa chiedere a San Maurizio, patrono della nostra comunità pastorale, in questo giorno? Cosa chiedere a Lui e ai suoi compagni, di fronte alla loro attestazione di sapienza?

  • La sapienza della radicalità della fede, che non è il radicalismo, cioè l’essere intransigenti. La grazia della radicalità è quella che nasce quando il cuore di un uomo si radica in Dio e da Dio attende ogni cosa. La grazia della radicalità è quella che fa non indietreggiare sulle proprie posizioni per paura o per minaccia. La grazia della radicalità è la grazia che vive il cuore che è pieno di Dio.
  • La sapienza che nasce dal rispetto della vita degli altri, la sapienza che nasce dal percepire la libertà degli altri come un dono che non può mai essere toccato, in alcun modo. La sapienza che nasce dalla fraternità cristiana, quella fraternità che è, per tutti i cristiani, più che un comandamento.
  • La sapienza che ci fa parlare di Dio creatore, del figlio redentore, dello Spirito Santificatore, come abbiamo letto negli atti del martirio di San Maurizio e dei suoi compagni.
  • La sapienza che spinge a non prendere parte nei disegni degli iniqui e che spinge a non condividere nulla con gli oppressori degli uomini.

Credo che sia questa la sapienza che dobbiamo chiedere, in un giorno come questo a San Maurizio.

Ovviamente insieme alla sapienza dell’unità, che è un dono e che è un compito. Sapienza dell’unità che significa sapere che “il tutto è più della parte”, ovvero che si possono sacrificare anche i propri modi di vedere le cose, se si cerca un’unità più grande! Si può sacrificare anche quell’arroccarsi nella propria appartenenza parrocchiale, quando si scopre che c’è una dimensione più vera, più grande, più cristiana per vivere la fede. La sapienza dell’unità è proposta anche a noi come un dono e come un compito. Chiediamo al Signore, per intercessione di questi suoi santi martiri, questa sapienza, perché senza questa grazia non sapremo mai dove andare!

San Maurizio prega per noi e per questa tua Chiesa che ti loda e ti venera!

2020-09-18T19:15:49+02:00