Feria prenatalizia 5: la benedizione.
Mistero dell’Incarnazione,
feria prenatalizia 5.
Il quotidiano, ricco di novità e di segni, garanzia di futuro, lascia spazio alla benedizione. Credo sia questo il cuore di questa feria prenatalizia quinta che celebriamo insieme.
Vangelo
Lc 1, 67-80
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace». Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Zaccaria è un sacerdote. È uno abituato a benedire nel nome di Dio. Tutti i sacerdoti lo fanno, anche quelli dell’antico testamento. Anche quelli che discendono da Mosè, e che hanno imparato dal grande profeta che non c’è cosa più bella di questa: benedire nel nome del Signore e “gloriandosi del nome di Lui”, come dicevano i sapienti antichi.
Zaccaria fa questo. Vedendo Giovanni, prendendo in braccio Giovanni, pronuncia una benedizione che è per tutti. Una benedizione che è universale. Una benedizione che tiene conto dei giorni faticosi di Israele, che ricorda la sua storia fatta anche di devastazioni, esilio, povertà, occupazione da parte di stranieri… Tutto diventa, ora, una parola di benedizione, perché Zaccaria capisce che Dio voleva portare lì il suo popolo e tutti i popoli della storia. Voleva portarli a quell’incontro che avrebbe cambiato la storia del mondo. Voleva condurli a quell’incontro con Cristo che, se noi lo vogliamo e se la nostra libertà lo permette, è davvero incontro di benedizione. Zaccaria benedice la vita di quel bambino, benedice il popolo di Israele, benedice quell’altro Bambino, quello che ancora deve nascere dalla Vergine e che diventerà Lui stesso benedizione per tutti, perché sarà espressione della misericordia di Dio.
Tutti sono benedetti, tutti coloro che sanno riconoscere quella “visita di Dio”, di cui avevano parlato i profeti ma che, ora, è attuale, è concretezza di storia, è dono. In questa benedizione è compreso ogni tempo, ogni luogo, ogni uomo che riconoscerà nel Figlio della Vergine, il Figlio di Dio che viene a redimere il peccato del mondo.
Rut
3, 8-18
Lettura del libro di Rut
In quei giorni. Verso mezzanotte Booz ebbe un brivido di freddo, si girò e vide una donna sdraiata ai suoi piedi. Domandò: «Chi sei?». Rispose: «Sono Rut, tua serva. Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto». Egli disse: «Sii benedetta dal Signore, figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è ancora migliore del primo, perché non sei andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi che fossero. Ora, figlia mia, non temere! Farò per te tutto quanto chiedi, perché tutti i miei concittadini sanno che sei una donna di valore. È vero: io ho il diritto di riscatto, ma c’è un altro che è parente più stretto di me. Passa qui la notte e domani mattina, se lui vorrà assolvere il diritto di riscatto, va bene, lo faccia; ma se non vorrà riscattarti, io ti riscatterò, per la vita del Signore! Rimani coricata fino a domattina». Ella rimase coricata ai suoi piedi fino alla mattina e si alzò prima che una persona riesca a riconoscere un’altra. Booz infatti pensava: «Nessuno deve sapere che questa donna è venuta nell’aia!». Le disse: «Apri il mantello che hai addosso e tienilo forte». Lei lo tenne ed egli vi versò dentro sei misure d’orzo. Glielo pose sulle spalle e Rut rientrò in città. Arrivata dalla suocera, questa le chiese: «Com’è andata, figlia mia?». Ella le raccontò quanto quell’uomo aveva fatto per lei e aggiunse: «Mi ha anche dato sei misure di orzo, dicendomi: “Non devi tornare da tua suocera a mani vuote”». Noemi disse: «Sta’ tranquilla, figlia mia, finché non sai come andrà a finire la cosa. Di certo quest’uomo non si darà pace, finché non avrà concluso oggi stesso questa faccenda».
Anche Rut, è detta esplicitamente “benedetta”. È Booz che benedice questa donna per i suoi due atti di misericordia. Il primo: non aver abbandonato la suocera, essere giunta presso un popolo straniero, avere lavorato umilmente e duramente per mantenere la sua vita e quella della suocera. Il secondo: avere atteso una risposta da lui, che è il riscattatore. Non avere cercato di “rifarsi una vita”, ma avere atteso che la promessa di Dio, quella con cui non abbandona nessuno, potesse giungere al suo compimento e mostrare tutta la sua forza. Rut viene detta benedetta anche per la sua pazienza, per la sua capacità di comprendere che i tempi di Dio non sono i tempi degli uomini, per aver compreso che Dio pensa ad un futuro di benedizione per tutti. Ancora le è chiesto di attendere, ma ora Rut sa che quell’attesa sarà breve. Come dice la suocera, Booz non dormirà tranquillo fino a quando non avrà messo a posto la cosa.
Ester
8, 3-7a. 8-12
Lettura del libro di Ester
In quei giorni. Ester parlò di nuovo al re, cadde ai suoi piedi e lo pregava di rimuovere il male fatto da Amàn, tutto quello che aveva fatto contro i Giudei. Il re stese lo scettro d’oro verso Ester ed Ester si alzò per stare accanto al re. Disse Ester: «Se piace a te e ho trovato grazia, si ordini di revocare le lettere inviate da Amàn, quelle che erano state scritte per sterminare i Giudei che si trovano nel tuo regno. Come potrei infatti sopportare la vista dei mali del mio popolo e come potrei sopravvivere allo sterminio della mia stirpe?». Il re rispose a Ester: «Potete scrivere voi a mio nome, come vi sembra, e sigillate con il mio anello: infatti tutto quello che è stato scritto su comando del re ed è stato sigillato con il mio anello regale non può essere revocato». Il ventitré del primo mese, quello di Nisan, dello stesso anno, furono convocati i segretari e fu scritto ai Giudei tutto quello che era stato comandato ai governatori e ai capi dei sàtrapi, dall’India fino all’Etiopia, centoventisette satrapìe, provincia per provincia, secondo le loro lingue. Fu scritto a nome del re e fu posto il sigillo del suo anello, e le lettere furono mandate per mezzo di corrieri: si prescriveva loro di seguire le loro leggi in qualunque città, sia per difendersi che per trattare come volevano i loro nemici e i loro avversari, e ciò in un solo giorno: il tredici del dodicesimo mese, quello di Adar, in tutto il regno di Artaserse.
Ester diventa benedizione per il suo popolo. Sarà lei a scrivere le lettere che mutano la sorte di Israele. L’anello del marito imperatore la suggellerà, ma sarà lei l’interprete stessa della benedizione di Dio che passa attraverso la storia, la vita, la riflessione e l’operato degli uomini. Sarà lei ad essere benedizione per il popolo vilipeso e schernito, per il popolo che avrebbe dovuto essere annientato. Sarà lei a scrivere una nuova promettente pagina della storia di amore tra Dio e il popolo di Israele che è passata anche attraverso questo cambio della sorte.
La novena di Natale/6: la benedizione
Anche noi desideriamo essere benedetti. Anche noi, spesso, andiamo in chiesa per ricevere una benedizione.
Di quale benedizione ha bisogno la mia vita?
Che benedizione chiedo in questo Natale?
Più difficilmente capiamo che anche noi possiamo essere benedizione per qualcuno. Le nostre parole, i nostri gesti, la nostra vicinanza, possono davvero essere benedizione con la quale Dio visita la vita delle persone a noi care, delle persone che con noi vivono o che, in qualche modo, incontriamo.
Per chi posso essere benedizione?
Per chi decido di essere benedizione nel prossimo Natale?
Il segno della novena di oggi è, dunque, duplice. Da un alto vogliamo riflettere su quella benedizione di cui abbiamo bisogno. Dall’altro siamo invitati noi stessi a diventare benedizione per qualcuno.
Ci assista Maria Santissima, in questa fine di novena, per essere davvero quel popolo benedetto e santo nel quale ciascuno, dopo aver contemplato il Cristo che è la benedizione di Dio per l’umanità, diventa Lui stesso benedizione e segno della sua vitalizzante presenza.