Settimana della quinta domenica di Quaresima – Lunedì
La “sapienza di chi vive di dedizione” è il quinto dei gesti di sapienza che vogliamo vivere in questa Quaresima. Ieri abbiamo iniziato la nostra riflessione immergendoci, per così dire, nella casa di Betania, con Lazzaro, Maria e Marta. Vedremo di continuare la riflessione in questi giorni, prima di entrare, con domenica prossima, nella grande “settimana autentica”, la settimana dove si rivivono, uno per uno, tutti gli eventi della Passione, Morte e Risurrezione del Signore.
Genesi
37, 2-28
Lettura del libro della Genesi
Questa è la discendenza di Giacobbe. Giuseppe all’età di diciassette anni pascolava il gregge con i suoi fratelli. Essendo ancora giovane, stava con i figli di Bila e i figli di Zilpa, mogli di suo padre. [Ora Giuseppe riferì al padre di chiacchiere maligne su di loro. Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica con maniche lunghe. I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non riuscivano a parlargli amichevolmente.] Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancora di più. Disse dunque loro: «Ascoltate il sogno che ho fatto. Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni si posero attorno e si prostrarono davanti al mio». Gli dissero i suoi fratelli: «Vuoi forse regnare su di noi o ci vuoi dominare?». Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole. [Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò ai fratelli e disse: «Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me». Lo narrò dunque al padre e ai fratelli. Ma il padre lo rimproverò e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io, tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?». I suoi fratelli perciò divennero invidiosi di lui, mentre il padre tenne per sé la cosa.] I suoi fratelli erano andati a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. Israele disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro». Gli rispose: «Eccomi!». Gli disse: «Va’ a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a darmi notizie». [Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem. Mentre egli si aggirava per la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: «Che cosa cerchi?». Rispose: «Sono in cerca dei miei fratelli. Indicami dove si trovano a pascolare». Quell’uomo disse: «Hanno tolto le tende di qui; li ho sentiti dire: “Andiamo a Dotan!”».] Allora Giuseppe ripartì in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono contro di lui per farlo morire. Si dissero l’un l’altro: «Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in una cisterna! Poi diremo: “Una bestia feroce l’ha divorato!”. Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!». Ma Ruben sentì e, volendo salvarlo dalle loro mani, disse: «Non togliamogli la vita». Poi disse loro: «Non spargete il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»: egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica con le maniche lunghe che egli indossava, lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz’acqua. Poi sedettero per prendere cibo. [Quand’ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Gàlaad, con i cammelli carichi di resina, balsamo e làudano, che andavano a portare in Egitto.] Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c’è a uccidere il nostro fratello e a coprire il suo sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto. Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d’argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto.
Il libro della Genesi ci parla di una dedizione del tutto particolare che, poi, emergerà anche nel proseguimento di questa che è una delle storie più belle di tutto l’Antico Testamento. Giuseppe è un ragazzo che vive di dedizione. Si dedica a quello che il padre e la madre gli chiedono, come abbiamo visto anche nella Scrittura: egli si mette in cerca dei suoi fratelli, secondo il compito ricevuto dal padre e ignorando che quella stessa ricerca sarà per lui tragica: inizierà così quella fase di sventura che lo porterà in Egitto.
C’è però una dedizione più vera e più profonda che, ancora, non è diventata coscienza in Giuseppe. Sono i sogni a rivelarglielo. I due sogni che egli ha parlano già di quella dedizione ai popoli che Giuseppe un giorno dovrà compiere e per la quale verrà poi cercato dai suoi stessi fratelli. È ciò che Giuseppe dovrà scoprire stando nella solitudine, andando in Egitto, iniziando là una nuova vita che diventerà benedizione non solo per la famiglia che egli formerà, ma per tutto il suo popolo. Potremmo dire che tutta la storia di Giuseppe è una storia di dedizione. Storia che ci insegna che, a volte, sono gli eventi della vita e non le decisioni personali a farci comprendere come servire gli altri.
Proverbi
28, 7-13
Lettura del libro dei Proverbi
Figlio mio, osserva la legge il figlio intelligente, chi frequenta gli ingordi disonora suo padre. Chi accresce il patrimonio con l’usura e l’interesse, lo accumula per chi ha pietà dei miseri. Chi allontana l’orecchio per non ascoltare la legge, persino la sua preghiera è spregevole. Chi fa deviare i giusti per la via del male, nel suo tranello lui stesso cadrà, mentre gli integri erediteranno il bene. Il ricco si crede saggio, ma il povero intelligente lo valuta per quello che è. Grande è l’onore quando esultano i giusti, ma se prevalgono gli empi ognuno si dilegua. Chi nasconde le proprie colpe non avrà successo, chi le confessa e le abbandona troverà misericordia.
Anche il libro dei Proverbi ci invita a riflettere sulla sapienza di vita che accumula chi vive una vita di donazione gratuita e generosa agli altri.
Chi serve il prossimo, chi non presta ad usura, chi impegna i propri beni per sovvenire i poveri, vive una vita che è dedizione sincera all’altro e che diventa occasione per accrescere la propria santità e la propria sapienza. Così come si dedica agli altri con spirito di fede chi non ascolta i pettegolezzi e non lascia che essi abbiano libero campo. Così come è sapiente chi sa confessare le proprie colpe e sa rimettersi sempre sulla via del servizio e della dedizione che sono vie di sapienza e di realizzazione della vita stessa.
Vangelo
Mc 8, 27-33
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
L’immagine del Vangelo parla da sé. Tutta la vita di Cristo è stata dedizione sincera all’uomo. Il suo predicare, i miracoli compiuti, il desiderio di condivisione con la vita “normale” della gente di cui è intriso tutto il Vangelo, dicono il desiderio di dedizione sincera che Gesù vive ogni giorno del suo ministero.
La sua dedizione giunge al culmine proprio nei giorni della Pasqua, a cui rimandava questa predizione della Passione. Sarà solo nell’accettazione della volontaria morte in Croce che si vedrà pienamente quella vita di dedizione che il Signore Gesù è venuto a condividere con gli uomini. Progetto che scandalizza Pietro, alla ricerca di un’affermazione del Signore diversa da quella che Gesù stesso propone. Il Vangelo ci insegna che solo quando una vita diventa dedizione sincera acquisisce preziosità presso il Signore. Anche Pietro avrebbe poi imparato questa lezione di vita, offrendo la sua stessa esistenza per il bene della Chiesa di cui sarebbe stato il primo pastore universale
Esercizio per la revisione di vita quaresimale
- Lascio che ogni giorno abbia qualche opera a cui dedicarmi con passione?
- La dedizione e il servizio generoso agli altri, la gratuità del dono, sono uno dei punti di riferimento costanti della mia vita?
- La Passione del Signore diventa per me l’evento della vita di Cristo a cui guardare per trarre forza per le mie piccole dedizioni quotidiane?
Impegno per suscitare la sapienza in noi
Oggi siamo tutti invitati a capire che solo una vita fatta di dedizione costante, onesta, generosa, è una vita che tende ad essere preziosa agli occhi di Dio. Forse noi abbiamo già delle occasioni in cui ci dedichiamo con gratuità, con generosità agli altri. Forse ci sono occasioni della vita che ce lo richiamano: un genitore che invecchia, il coniuge che si ammala, il figlio che chiede… quante piccole storie di dedizione sono possibili all’interno delle nostre famiglie, all’interno delle nostre case. Credo che il progetto di sapienza che siamo invitati a seguire, che è poi anche il progetto di santificazione che siamo chiamati ad onorare e non solo in questa Quaresima, sia proprio quello di cercare o di accettare di vivere le situazioni concrete della nostra esistenza con quella disposizione al servizio e alla dedizione generosa che il Signore ci richiama continuamente. Chiediamo a Maria, la Madre di ogni dedizione, di assisterci e di insegnarci a vivere seguendo questo progetto di vita.