Mercoledì 22 giugno

Settimana della 2 domenica dopo Pentecoste – mercoledì 

La Parola di Dio per questo giorno

LETTURA Es 17, 8-15
Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm. Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle. Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada. Allora il Signore disse a Mosè: «Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalèk sotto il cielo!». Allora Mosè costruì un altare, lo chiamò: «Il Signore è il mio vessillo».

SALMO Sal 120 (121)

Il nostro aiuto viene dal Signore.

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra. R

Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele. R

Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte. R

Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre. R

VANGELO Lc 5, 33-35
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. I farisei e gli scribi dissero al Signore Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

Esodo

Brano difficile e, purtroppo, sempre attuale quello dell’Esodo. Israele, proprio mentre sta vivendo quel pellegrinaggio che lo porterà ad essere popolo, viene attaccato. Si tratta di una vera e propria guerra. Israele non ha un esercito. Ecco l’idea di Mosè: incaricare alcuni uomini per difendere il popolo di Dio che sta attraversando il deserto. Tuttavia appare da subito che, al di là del diritto di difesa, la forza che viene invocata non è quella umana, tantomeno quella delle armi a cui, Israele, in questa fase della sua storia, non è abituato. La vera forza è quella della preghiera. Ecco perché Mosè, insieme con Aronne e Cur, sale di nuovo sul monte. Il monte che è sempre il luogo dell’incontro con Dio. Da qui, da questa postazione di silenzio, intimità con Dio, adorazione, Mosè eleva la sua preghiera e chiede a Dio aiuto e protezione. Di questa preghiera ci è rimasto questo frammento: “Il Signore è il mio vessillo”. È un’immagine. Tutti abbiamo bene in mente che, nelle guerre antiche, l’esercito portava la bandiera del proprio stato. Israele non ha ancora una bandiera ma questo non conta: il Signore è il mio vessillo! Come dire: noi ci difendiamo perché chiediamo a Dio di liberarci dall’assalitore, da colui che, sfidando il popolo di Dio, sfida, di fatto Dio. Mosè è consapevole che non è la forza delle armi a dare sicurezza a tutti. La preghiera deve essere il rifugio di ciascuno anche quando ci si sente attaccati o, forse, soprattutto quando ci si sente attaccati. “Il Signore è il mio vessillo” è ciò che Mosè insegna a ripetere, perché l’uomo impari a non confidare nella propria forza, ma nell’aiuto di Dio. Come dice il salmo: il mio aiuto è nel Signore che ha fatto cielo e terra. In un’epoca di guerre, la visione di Mosè è chiarissima. In un’epoca in cui nessuno si scandalizza per la guerra, ritenuta persino “normale”, Mosè insegna altro, insegna ad affidarsi a Dio.

Vangelo

Il Vangelo non contiene queste parole ma è tutto un insegnamento che le echeggia. I discepoli del Signore non digiunano quando lo sposo, e cioè Gesù stesso è con loro, perché sanno che “il Signore è il loro vessillo”, sanno di essere da lui protetti, difesi in modo unico. È il “segreto” della loro esistenza, è la forza della loro missione, è quel “nascondimento in Cristo” che ha dato origine alla loro singolarissima vocazione e missione per la Chiesa e nella Chiesa. Gesù, però, lascia anche intuire che ci sarà un altro tempo, il tempo della sua non presenza e allora, in quel tempo, anche i suoi discepoli dovranno riscoprire quelle “armi” antiche che sono il digiuno e la preghiera e che dovranno essere sfoderate soprattutto quando ci saranno momenti difficili, crisi, ostilità di ogni genere e di ogni tipo. Il credente dovrà essere sempre più l’uomo che crede nella presenza, nell’accompagnamento costante di Dio, anche quando le cose che capitano sembrano dire il contrario. Anche in caso di attacco, anche in caso di guerra, l’uomo di fede sa che “il Signore è il mio vessillo”, ovvero l’aiuto, la difesa, il costante compagno di viaggio.

Per noi 

Meditare su queste parole – ne sono certo – aprirà un sacco di domande sulla nostra situazione, sulla situazione di guerra che vediamo nel nostro mondo e di fronte alla quale noi tutti ci sentiamo così impotenti, indifesi, messi in posizione di scacco. Naturalmente non mancherà la posizione provocatoria di chi dirà che, di fronte alle guerre attuali, al loro potenziale devastante, alla loro crudeltà, non ci si può difendere con la preghiera! Certo, dal punto di vista umano le posizioni saranno molte. Come anche le considerazioni del credente devono essere molte, partendo proprio dal principio sfoderato da Mosè: la difesa deve sempre essere intrapresa a favore della collettività. Se il singolo potrebbe anche accettare la morte portata da un nemico, chi guida le sorti di un popolo deve anche pensare alla difesa della collettività. Tuttavia queste posizioni, queste considerazioni, non devono fare venir meno la forza della fede, la forza della preghiera, la forza dell’affidamento a Dio. Tanto più vero quanto più è difficile il momento da sopportare. Io credo che anche oggi potrebbe esserci di grande aiuto ripeterci, come forma di preghiera: “Il Signore è il mio vessillo”. Vorrei che questa preghiera fosse proprio presente nelle famiglie. Come tutti sappiamo molto bene, spesso è proprio nelle famiglie che si vivono tensioni, momenti di difficoltà che degenerano in liti, creazione di fazioni, confronti che non sono assolutamente salutari. Credo che, prima di scatenare guerre anche in famiglia, tutti dovremmo invocare l’aiuto di Dio e dire con fiducia e con fede: il Signore è il mio vessillo! Posizione di tutti i costruttori di pace, posizione di tutti coloro che sanno vivere lo spirito delle beatitudini troppo spesso non capito, non scelto e abbracciato come unica regola di vita.

  • So vivere questa preghiera?
  • Sono uno che vive lo spirito delle beatitudini?
  • Mi sento un pacificatore anche in famiglia?
2022-06-11T10:13:36+02:00