Settimana dopo la dedicazione – Venerdì
Vangelo
Lc 8, 1-3
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
L’ultimo brano legato al discorso missionario che leggiamo questa settimana riguarda le donne. Dopo la chiamata dei discepoli, dopo il loro invio in missione, dopo le istruzioni del missionario, ecco che il Vangelo ci fa ricordare quel “genio femminile” che era presente nella prima Chiesa. Donne che avevano lasciato le loro cose e avevano seguito il Signore, come i discepoli; donne che con i loro beni si erano rese disponibili per le esigenze e necessità della prima Chiesa; donne che, con il loro modo di fare si stavano mettendo a disposizione della missione. Storie di donne libere, intraprendenti, ciascuna con il suo passato, anche peccaminoso, ma comunque messo sempre sotto quella luce dello spirito che rende poi possibile ogni cosa e che rende bello il cammino di fede e quello umano.
Apocalisse
Ap 1, 10; 3, 14-22
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Nel giorno del Signore udii una voce potente che diceva: «All’angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi: “Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio. Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”».
Come vediamo anche nel testo dell’Apocalisse. Alla Chiesa di Laodicea, l’angelo del Signore rivolge queste parole: “magari tu fossi freddo o caldo, ma siccome sei tiepido sto per vomitarti dalla mia bocca”. Parole dure, anche queste, ma che ci ricordano che il Signore sa prendere anche chi compie il male in forma profonda, per portarlo alla sua sequela. A Dio non fa certo paura un uomo, una donna, che siano sprofondati nel male. Anche loro possono essere chiamati. Anzi, stando al Vangelo, quando c’è un vero peccatore incallito che si converte, c’è gioia tra gli angeli nel cielo molto più che per 99 giusti! A Dio, invece, non piacciono le mezze misure. A Dio non piace il comportamento di chi non si dedica né al male né al bene, il comportamento operativo e pratico di chi non sceglie. A Dio non possono piacere le persone che non sanno cosa fare, cosa dire, come comportarsi. Dio è amore che arde, che brucia. Per questo non sopporta le mezze misure. Dio ama chi dona con gioia e sa che chi è stato molto attivo anche nel compiere il male, può certamente diventare altrettanto attivo anche nel compiere il bene. “Colui al quale si perdona poco, invece, ama poco”. Lo ha detto proprio il Signore Gesù nel corso della sua predicazione. Eccone il senso. Nella vita eterna ci sono anche uomini e donne radicati nel peccato per una parte della loro vita, ma che, poi, hanno saputo fare tutto il bene che potevano con grinta, decisione, slancio, gioia. Senza questo, tutto rimane muto, sospeso, indefinito. Cosa che Dio non ama!
Per noi
- Sappiamo sbilanciarci nel compiere il bene o il male? La nostra vita ha uno suo sapore oppure siamo tiepidi e insipidi?
Perché anche quando fossimo sprofondati nel male, anche quando non sapessimo come muoverci per tornare su una via di bene, saremmo già anime gradite a Dio. Guai a noi, invece, se fossimo tiepidi, insipidi, incapaci di sbilanciarci da una parte o dall’altra. Guai perché sarebbe davvero la fine del sogno di Dio, cioè quello di avere anime che sanno convertirsi e seguirlo.
Chiediamo, oggi, questa grazia al Signore mentre ci disponiamo a pregare per la conversione dei grandi peccatori. Forse preghiamo tropo poco, per non dire mai, per coloro che compiono grandi azioni malvagie. È come se fossimo già rassegnati al loro male, è come se non avessimo più nulla da dire loro, è come se, ormai, tutto fosse irrimediabilmente finito. Dio non mette mai la parola fine fino a quando dura la vita di un uomo. C’è sempre uno spazio di conversione, c’è sempre un motivo di ripensamento, c’è sempre qualcosa che può spingere un uomo a cambiare. È questo ciò che Dio si attende da noi. Chiediamo al Signore la forza e la grazia di vivere con Cristo fino alla fine e di saper sempre dare un impulso serio alla nostra fede, per non essere mai tiepidi o insipidi!