Sabato 23 ottobre

Settimana dopo la dedicazione – Sabato

Vangelo

Lc 5, 1-11
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, il Signore Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Pescatori di uomini. Ecco il tema fondamentale del Vangelo di oggi. Ovviamente è stato scelto già per introdurci alla domenica che celebriamo domani, e, cioè, la domenica missionaria. È una introduzione forte. Perché ciascuno di noi, dopo aver riletto il tema missionario presente in tutte le Scritture della settimana, decida di aderire con animo lieto a quella missione della Chiesa che raccoglie ciascuno di noi nell’unità dei credenti.

È proprio della missione della Chiesa cercare di estendere il regno di Dio fino agli estremi confini della terra. È proprio della missione della Chiesa cercare di far giungere l’annuncio del regno di Dio ovunque. Questo è il compito che spetta ai discepoli ovvero è il compito di tutti i battezzati nella Chiesa. Nessuno è esente da questa grande e forte apertura alla missione, perché dovrebbe essere desiderio di ciascuno far giungere alla conoscenza della verità anche l’ultimo uomo presente sulla faccia della terra.

Deuteronomio

Dt 18, 9-14
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Mosè disse: «Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore. Acausa di questi abomini, il Signore, tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore, tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore, tuo Dio».

Cosa si oppone a questo progetto missionario? Cosa si oppone a questo desiderio di far giungere la Parola di Dio fino agli estremi confini della terra? L’annacquamento della fede! È capitato ad Israele ed è già capitato molte volte nella storia della Chiesa. Quando si perde la grinta della fede, quando si perde lo stimolo della fede, quando si pensa che tutto vada bene e quando si mettono in comunione comportamenti che sono, invece, contro la fede, ecco che la Chiesa perde. Non solo non si porta il Vangelo fino agli estremi confini della terra, ma, peggio, si corrompe anche la vita di chi ha già fede e, per questo, non si porta a compimento il proprio mandato, la propria missione, il proprio partecipare alla grande ricerca di tutte le anime, perché ciascuna incontri il volto di Dio.

Romani

Rm 1, 28-32
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, poiché i pagani non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa.

Su questo tema predicava San Paolo nella lettera ai Romani. Quando il comportamento del credente è stolto, litigioso, creatore di divisioni e lacerazioni, quando invece del bene ci si dedica ad opere di male, ecco il peggio nascere nell’anima di un uomo o in seno ad una comunità. Quando si approvano coloro che fanno opere di morte, invece che opere di fede, ecco, si uccide il Vangelo, non si stima il cammino di coloro che, invece, perseverano nel bene. Il richiamo è molto forte non solo per la comunità di Roma, ma per ciascuno di noi, perché, effettivamente, tutti siamo un po’ in questa posizione stigmatizzata dal Signore.

Per noi

Le letture, appunto, sono sempre per noi, per il nostro cammino personale ma anche per il nostro cammino ecclesiale. Le Scritture ci spingono, come già ieri, a verificare il nostro modo di credere, operare, agire, per vedere se non siamo noi coloro che compiono tutte queste cose eliminando quel senso di richiamo al bene, di fede e anche di partecipazione alla vita della Chiesa che, invece, dovrebbe competerci.  Alla vigilia della domenica missionaria, chiediamo al Signore di risvegliare in noi quel desiderio di appartenere al bene che deve competere a ciascuno di noi. Se noi perdiamo il nostro specifico, se noi non teniamo alto il senso del Vangelo, se noi non cercheremo di recuperare un poco anche il terreno perduto, naturalmente, scivoleremo verso l’insignificanza della fede. Per molti versi è già così. Il vero pericolo è l’insignificanza della fede, non della Chiesa! Che la Chiesa abbia perduto molto terreno nel mondo moderno, non è un problema. È un problema, invece, il fatto che non ci si interroghi più sul mistero di Dio, il fatto che non si cerchi più di comprendere la sua parola, il fatto che non si coltivino i valori del Vangelo. Tutte queste cose dovrebbero sommamente preoccuparci! Invece, molto spesso, non ce ne diamo peso. Proviamo a chiederci:

  • Come vedo io la questione?
  • Cosa sono disposto a fare?

Maria, che veglia sempre sulla grande missione della Chiesa, aiuti ciascuno di noi, perché possiamo cercare di rimettere mano alla nostra coscienza ed essere, nella Chiesa di oggi, testimoni dei valori del Vangelo, senza compromessi e con molta grinta.

2021-10-09T10:37:45+02:00