giovedì 22 dicembre

Settimana della 6° domenica di Avvento – giovedì – feria prenatalizia 5

Per introdurci

La preghiera di lode! Il Benedictus è il pezzo forte delle tre Scritture che abbiamo ricevuto e ascoltato oggi.

La Parola di questa domenica

RUT 3, 8-18
Lettura del libro di Rut

In quei giorni. Verso mezzanotte Booz ebbe un brivido di freddo, si girò e vide una donna sdraiata ai suoi piedi. Domandò: «Chi sei?». Rispose: «Sono Rut, tua serva. Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto». Egli disse: «Sii benedetta dal Signore, figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è ancora migliore del primo, perché non sei andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi che fossero. Ora, figlia mia, non temere! Farò per te tutto quanto chiedi, perché tutti i miei concittadini sanno che sei una donna di valore. È vero: io ho il diritto di riscatto, ma c’è un altro che è parente più stretto di me. Passa qui la notte e domani mattina, se lui vorrà assolvere il diritto di riscatto, va bene, lo faccia; ma se non vorrà riscattarti, io ti riscatterò, per la vita del Signore! Rimani coricata fino a domattina». Ella rimase coricata ai suoi piedi fino alla mattina e si alzò prima che una persona riesca a riconoscere un’altra. Booz infatti pensava: «Nessuno deve sapere che questa donna è venuta nell’aia!». Le disse: «Apri il mantello che hai addosso e tienilo forte». Lei lo tenne ed egli vi versò dentro sei misure d’orzo. Glielo pose sulle spalle e Rurientrò in città. Arrivata dalla suocera, questa le chiese: «Com’è andata, figlia mia?». Ella le raccontò quanto quell’uomo aveva fatto per lei e aggiunse: «Mi ha anche dato sei misure di orzo, dicendomi: “Non devi tornare da tua suocera a mani vuote”». Noemi disse: «Sta’ tranquilla, figlia mia, finché non sai come andrà a finire la cosa. Di certo quest’uomo non si darà pace, finché non avrà concluso oggi stesso questa faccenda».

SALMO Sal 106 (107)

Rendete grazie al Signore,
il suo amore è per sempre.

Lo dicano quelli che il Signore ha riscattato,
che ha riscattato dalla mano dell’oppressore
e ha radunato da terre diverse,
dall’oriente e dall’occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno. R

Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
Nell’angustia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angosce.
Li guidò per una strada sicura,
perché andassero verso una città in cui abitare. R

Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini,
perché ha saziato un animo assetato,
un animo affamato ha ricolmato di bene. R

ESTER 8, 3-7a. 8-12
Lettura del libro di Ester

In quei giorni. Ester parlò di nuovo al re, cadde ai suoi piedi e lo pregava di rimuovere il male fatto da Amàn, tutto quello che aveva fatto contro i Giudei. Il re stese lo scettro d’oro verso Ester ed Ester si alzò per stare accanto al re. Disse Ester: «Se piace a te e ho trovato grazia, si ordini di revocare le lettere inviate da Amàn, quelle che erano state scritte per sterminare i Giudei che si trovano nel tuo regno. Come potrei infatti sopportare la vista dei mali del mio popolo e come potrei sopravvivere allo sterminio della mia stirpe?». Il re rispose a Ester: «Potete scrivere voi a mio nome, come vi sembra, e sigillate con il mio anello: infatti tutto quello che è stato scritto su comando del re ed è stato sigillato con il mio anello regale non può essere revocato». Il ventitré del primo mese, quello di Nisan, dello stesso anno, furono convocati i segretari e fu scritto ai Giudei tutto quello che era stato comandato ai governatori e ai capi dei sàtrapi, dall’India fino all’Etiopia, centoventisette satrapìe, provincia per provincia, secondo le loro lingue. Fu scritto a nome del re e fu posto il sigillo del suo anello, e le lettere furono mandate per mezzo di corrieri: si prescriveva loro di seguire le loro leggi in qualunque città, sia per difendersi che per trattare come volevano i loro nemici e i loro avversari, e ciò in un solo giorno: il tredici del dodicesimo mese, quello di Adar, in tutto il regno di Artaserse.

VANGELO Lc 1, 67-80
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace». Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Vangelo

Benedetto il Signore Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo”. Zaccaria apre così la sua preghiera mettendosi subito nel solco delle grandi benedizioni, le grandi “berakot” che erano una forma di preghiera abituale di Israele. Zaccaria benedice Dio anzitutto perché c’è, perché è da sempre, perché è il Dio dei viventi. Dire il Dio di Israele significa dire il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio di tutti i figli di Israele che hanno creduto in Lui e che, da lui, hanno ricevuto una promessa di vita. Poi Zaccaria ringrazia perché Dio non solo c’è, ma anche “visita” il suo popolo. Dio non è un Dio lontano, ma è un Dio vicino, un Dio che ama stare con gli uomini, un Dio che ama prendere parte alle loro vicende. Lui, che è eternità, ama entrare nel tempo e condividere con le sue creature le sorti che la storia riserva a ciascuno. Non solo la sua visita è anche redenzione. Se Dio manifesta la sua essenza, la sua vicinanza, il suo prendere parte alla vita degli uomini, è perché vuole portare l’uomo a redenzione, al perdono dei suoi peccati.

“… e ha suscitato per noi un Salvatore potente”. Zaccaria ha parlato con Elisabetta. Sa di Maria. Sa di quel bambino che porta in grembo. Subito lo definisce così: “un Salvatore potente”. Zaccaria è sacerdote, sa le cose della fede, sa che Dio è intervenuto nella storia in tutti i tempi, in modalità sempre nuove e sempre diverse. Ora sa che quel bambino che Maria porta nel grembo è la novità assoluta di Dio che parla all’uomo in infiniti modi. Anche questo bambino che ancora non è presente ma che arriverà nella storia, sarà un modo con cui Dio parlerà del suo amore per l’uomo e grazie al quale attirerà a sé le anime. Per questo egli è un Salvatore.

… così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza”. L’agire di Dio è sempre misericordia. Israele, con tutte le vicende che ha passato, con tutte le vicende che ha sostenuto, è comunque oggetto della misericordia di Dio, perché Dio è misericordia. Zaccaria svela che, di tutta la storia della salvezza, lui ha capito questo: Dio è misericordia, Dio è amore, Dio è passione per l’uomo. Tutto, nella storia della salvezza, dice questo. Quel bambino che sta per nascere sarà il punto verso il quale portava qualsiasi manifestazione della multiforme misericordia di Dio. Quel bambino sarà il segno più alto, più vero, più chiaro dell’agire di Dio in ordine alla sua misericordia.

… di servirlo senza timore, in santità e giustizia, al suo cospetto, per tutti i nostri giorni”. Chi riconosce che Dio è presente nella storia, chi sa riconoscere che Dio è presente nel suo popolo, si dispone a servire Dio. Senza timore, perché il servizio di Dio nasce spontaneo dal cuore di chi lo ricerca. In santità. Il servizio di Dio non consiste, immediatamente, in cose da fare. Si serve Dio in santità, cioè con la preghiera, con l’attenzione alla vita spirituale, con il mettersi in sua adorazione. Il secondo servizio reso a Dio è la giustizia, cioè l’impegnarsi concretamente nella vita per testimoniare i valori della fede, per non lasciare indietro nessuno, per essere al fianco dei sofferenti. La giustizia è questo. Chi ama Dio serve Dio così, con le attenzioni della vita spirituale e con l’impegno quotidiano per la giustizia.

“…e tu bambino”. Ora la benedizione si fa più concreta. Zaccaria guarda a suo figlio. Al figlio che tiene tra le mani, al figlio atteso, amato. Egli sa che quel bambino sarà qualcosa di speciale. Egli sarà il precursore. “Andrà innanzi al Signore per preparargli le strade”: non un compito da poco. Preparare le strade era stato il compito dei grandi profeti. Aveva preparato una strada attraverso il deserto chi era tornato dall’esilio e, di fatto, aveva reso possibile la restaurazione di Israele. Ora toccherà a Giovanni ereditare questo compito santo e difficilissimo. Il suo ministero sarà il ministero di chi precede il Signore per preparare le strade a tutti.

“…ci visiterà dall’alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace”. Zaccaria sa bene che ci sono momenti della vita degli uomini che possono essere definiti tenebra. Sa bene, per esperienza personale, che quando uno si avvicina alla morte, è come in un’ombra di morte. Zaccaria sa benissimo tutto questo, ma sa anche che Dio non lascia soli, sa che Dio è vicino nelle diverse ore delle tenebre dell’uomo e, soprattutto, è vicino all’uomo nel momento della morte. Ora Zaccaria comprende che quel bambino, il figlio della Vergine, sarà Colui che si fa vicino all’uomo nelle tenebre del peccato e che sarà vicino a coloro che entreranno nell’ora della morte bussando alle porte del suo regno.

Pregare benedicendo Dio

Forse non lo facciamo spesso, forse, anzi, dimentichiamo proprio di farlo, ma anche noi siamo chiamati a pronunciare la nostra preghiera di benedizione a Dio solo perché c’è, solo perché è vicino a noi, solo perché si interessa degli uomini, solo perché ama stare con gli uomini. Questo è già un primo e grande motivo di preghiera. Oggi siamo tutti invitati a fare questa preghiera e a rimetterci in atteggiamento di lode costante al Signore che non manca di visitare e redimere il suo popolo.

Un secondo spunto di meditazione ci ricorda che è possibile benedire il Signore ripensando alla storia dell’umanità, nella quale è compresa la nostra storia. Prega benedicendo il Signore chi è capace di fare uno sforzo di memoria, chi è capace di rileggere la propria vita alla luce della fede, alla luce della misericordia di Dio che si disvela a ciascuno di noi nella sua storia personale.

Prega benedicendo Dio chi sa riflettere sulla propria condizione di peccato perché sa che il proprio peccato, di qualsiasi genere sia, è già completamente rimesso da Dio nell’opera di suo Figlio, autore di ogni misericordia e di ogni perdono. Benedice Dio chi si confessa con fede. Benedice Dio chi sa attingere alla multiforme grazia del suo perdono. Benedice Dio chi si rimette, ogni giorno e con fiducia, nelle mani della sua misericordia.

Benedice Dio chi “serve” il Signore e ogni giorno non fa mancare la sua preghiera. Quella preghiera che diventa comunione, adorazione della sua Presenza, contemplazione del suo volto perché poi si possa agire con giustizia. Loda il Signore e benedice il suo nome chi, partendo da una preghiera costante ed intensa, vive poi i valori della fede nell’oggi della sua vita, nell’oggi della storia, nell’oggi che a ciascuno di noi è donato di vivere.

Benedice il Signore chi, ripetendo le parole di Zaccaria, cercherà di essere in comunione con Lui.

2023-02-03T17:50:04+01:00