Giovedì 23 marzo

Settimana della 4 domenica di quaresima – giovedì 

La spiritualità di questo giorno di quaresima

Termina oggi il discorso della montagna. Con settimana prossima inizia la lettura di una serie di pagine evangeliche che ha lo scopo di introdurci più da vicino nella settimana autentica. Oggi vorrei che l’atteggiamento spirituale da vivere fosse, anzitutto, quello del ringraziamento per quanto abbiamo ricevuto.

La Parola di questo giorno

GENESI 29, 31 – 30, 2. 22-23
Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Il Signore, vedendo che Lia veniva trascurata, la rese feconda, mentre Rachele rimaneva sterile. Così Lia concepì e partorì un figlio e lo chiamò Ruben, perché disse: «Il Signore ha visto la mia umiliazione; certo, ora mio marito mi amerà». Concepì ancora e partorì un figlio, e disse: «Il Signore ha udito che io ero trascurata e mi ha dato anche questo». E lo chiamò Simeone. Concepì ancora e partorì un figlio, e disse: «Questa volta mio marito mi si affezionerà, perché gli ho partorito tre figli». Per questo lo chiamò Levi. Concepì ancora e partorì un figlio, e disse: «Questa volta loderò il Signore». Per questo lo chiamò Giuda. E cessò di avere figli. Rachele, vedendo che non le era concesso di dare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: «Dammi dei figli, se no io muoio!». Giacobbe s’irritò contro Rachele e disse: «Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?». Dio si ricordò anche di Rachele; Dio la esaudì e la rese feconda. Ella concepì e partorì un figlio e disse: «Dio ha tolto il mio disonore».

SALMO Sal 118 (119), 113-120

Nella tua promessa, Signore, è la mia gioia.

Odio chi ha il cuore diviso;
io invece amo la tua legge.
Tu sei mio rifugio e mio scudo:
spero nella tua parola. R

Allontanatevi da me, o malvagi:
voglio custodire i comandi del mio Dio.
Sostienimi secondo la tua promessa e avrò vita,
non deludere la mia speranza. R

Aiutami e sarò salvo,
non perderò mai di vista i tuoi decreti.
Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché menzogne sono i suoi pensieri. R

Tu consideri scorie tutti i malvagi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
Per paura di te la mia pelle rabbrividisce:
io temo i tuoi giudizi. R

PROVERBI 25, 1. 21-22
Lettura del libro dei Proverbi

Anche questi sono proverbi di Salomone, raccolti dagli uomini di Ezechia, re di Giuda. Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere, perché così ammasserai carboni ardenti sul suo capo e il Signore ti ricompenserà.

VANGELO Mt 7, 21-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Il discorso della montagna

Anche oggi queste parole si dividono chiaramente in due sezioni: una prima parte più di insegnamento, una seconda parte che è un paragone.

Non chi dice Signore, Signore…”. Con queste parole Gesù istruisce. La vera preghiera, così come la vera fede, non sono quelle di chi dice, continuamente, Signore, Signore a parole. Certamente è dentro molti uomini la convinzione che l’invocazione esteriore, formale del nome di Dio, sia quella che risolve ogni passo di fede. Gesù, a chiare lettere, dice che non è così. Non è l’uso delle parole, non è l’invocazione del nome di Dio fine a sé stessa che salva l’anima. La vera fede, ciò che salva l’anima è il desiderio di mettere ogni giorno la propria persona a disposizione del mistero di Dio che chiama ogni uomo alla Verità e alla grazia. Lo abbiamo sentito anche l’altro giorno, quando il Signore ci ha ricordato che la vera preghiera di richiesta dovrebbe essere quella per ottenere il dono dello Spirito Santo. Ce lo richiama continuamente anche il Padre nostro, quando noi diciamo di voler entrare a far parte del mistero della sua volontà, che chiediamo di compiere noi per primi perché sia compiuta nel mondo. Parole molto difficili quelle del Signore, perché ogni credente si rivolge a Dio chiedendo qualche cosa di immediato, di concreto, di essenziale per il proprio cammino, senza che ci sia una vera domanda su cosa compia la volontà del Padre in quel preciso istante di vita.

Addirittura, perché non fosse travisato, con una parola chiara al limite della durezza, il Signore ricorda che, nel giorno del giudizio, non avrà senso dire: “Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome?…”. Come dire: non basterà vantare di aver fatto parte di alcune esperienze, perché si può partecipare a qualsiasi esperienza senza metterci il cuore, senza partecipazione interiore. Ma queste cose non hanno senso, sono pura esteriorità. Se l’anima non cerca davvero il Signore, tutto è vano, anche l’opera più bella, profonda, importante…

La seconda parte è un paragone molto noto. Molti leggono queste parole nel giorno del matrimonio, perché possono assumere un senso spirituale anche in questa direzione di vita. Di per sé queste parole si addicono a qualsiasi condizione e ci ricordano che ha senso pieno una vita che si basa su Dio. Ha senso pieno una vita che si basa su Cristo. Ha senso pieno una vita che vuole vivere la sua stessa donazione di amore, in tutte le forme possibili. Ogni vita che, invece, è tentativo di trattenere, chiusura, egoismo, mancanza di solidarietà, e, soprattutto, mancanza di amore per la verità, non è una vita pienamente realizzata, non è una vita che tende all’incontro con Dio, non è una vita che rende felici. Perché lontano dalla Verità di Dio, non c’è nemmeno la felicità degli uomini.

Infine la conclusione del discorso. Gesù domanda ai suoi discepoli se hanno capito, se hanno compreso il senso, la verità, la profondità della Parola che ha rivelato. La risposta, semplice e sbrigativa, ricorda a tutti noi la differenza che c’è tra un assenso intellettuale, che ci ha fatto capire le cose, e un assenso reale, che è ciò che ce le fa vivere. È molto facile esprimere un assenso intellettuale. È molto più difficile esprimere un assenso reale. Rischio che Gesù svela e che anche il discepolo comprende. Vivere il discorso della montagna nella sua globalità sarà sempre molto difficile. Gesù lo sa e, per questo, dona la sua grazia a coloro che, per lo meno, tentano di farlo. È quanto è possibile fare anche a noi!

Il nostro cammino di fede

Il nostro cammino di fede ha ricevuto, in queste prime quattro settimane di Quaresima, un alimento abbondantissimo. Credo davvero che tutti noi, però, siamo nella posizione appena descritta, ovvero quella di aver capito bene le cose, ma di essere molto in difficoltà nel viverle. Chi potrebbe dire di vivere questo discorso del Signore in pienezza? Chi potrebbe vantarsi di conoscerne e di viverne ogni implicazione? Credo ben pochi! Possiamo, dunque, chiedere al Signore di aiutarci e di sostenere il nostro impegno perché il nostro assenso sia sempre più reale e sempre meno formale alla fede. È di questo che abbiamo bisogno noi come singoli credenti, anzitutto, ma è ciò di cui ha bisogno anche la Chiesa, perché la testimonianza passa da queste cose.

In secondo luogo credo che valga anche per noi il richiamo ad avere meno parole di fede e più comportamenti pratici di fede. Anche il nostro venire in chiesa dovrebbe essere sempre motivato dal desiderio di incontrare Cristo, di fare silenzio dentro di noi per ascoltare la sua Parola. Non dovremmo mai compiere la sua Parola che si rivela con le nostre voci, con le voci di chi ripete sempre: “Signore, Signore”. Questo richiamo ci dice già come dobbiamo metterci sotto la Croce, ovvero non con il desiderio di “dire”, ma con l’attenzione a “contemplare” e a lasciare che sia Cristo a parlare a noi tutti.

Intenzioni di preghiera

Preghiamo per noi, perché il nostro assenso di fede sia sempre meno nozionistico, sempre meno intellettuale e sempre più reale.

Preghiamo per la Chiesa, perché sappia sempre spronare gli uomini e le donne di oggi ad assumere un atteggiamento di fede, al di là di ogni conformismo religioso.

Preghiamo perché il discorso della montagna sia per noi tutti pagina da rileggere spesso, per verificare il nostro grado di attuazione di una parola che deve ispirare tutte le nostre azioni.

2023-04-01T17:02:29+02:00