Settimana della 3 domenica dopo il martirio – Giovedì
3 Giovanni
3Gv 1-8. 13-15
Lettura della terza lettera di san Giovanni apostolo
Io, il Presbìtero, al carissimo Gaio, che amo nella verità. Carissimo, mi auguro che in tutto tu stia bene e sia in buona salute, come sta bene la tua anima. Mi sono molto rallegrato, infatti, quando sono giunti alcuni fratelli e hanno testimoniato che tu, dal modo in cui cammini nella verità, sei veritiero. Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella verità. Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché stranieri. Essi hanno dato testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa; tu farai bene a provvedere loro il necessario per il viaggio in modo degno di Dio. Per il suo nome, infatti, essi sono partiti senza accettare nulla dai pagani. Noi perciò dobbiamo accogliere tali persone per diventare collaboratori della verità. Molte cose avrei da scriverti, ma non voglio farlo con inchiostro e penna. Spero però di vederti presto e parleremo a viva voce. La pace sia con te. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici a uno a uno.
Cambia, oggi, la prima lettura: non più la prima lettera di San Giovanni apostolo, ma la terza. Siamo sempre in presenza di uno scritto del Nuovo Testamento profondo e che ci aiuta a meditare.
“Mi auguro che tu sia in buona salute, come la tua anima”. Credo che sia un primo spunto bellissimo. La salute dell’anima… chi ci pensa? Forse, di tanto in tanto, magari quando andiamo a confessarci, pensiamo anche alla salute dell’anima, ma non è certo il nostro primo pensiero. Invece dovremmo proprio dedicarci maggiormente a questo pensiero, che è l’unico che dovrebbe, alla fine interessarci.
“Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità”. Lo dico da sacerdote, ma voi potrete ben comprenderlo da fedeli laici. La gioia di un sacerdote è vedere che le persone a cui ci si è dedicati per un certo tempo della propria vita e del proprio ministero, continuano a cercare il Signore. È, invece, una sofferenza, quando si sente di molte persone alle quali ci si è dedicati con passione e cura e che hanno perso la fede, lo stimolo a cercare il Signore, il desiderio di immergersi nel mistero di Dio. Voi fate onore a tutti i preti che ci hanno preceduto in questa comunità e che vi hanno ammaestrato nella fede. Oggi vi invito a ricordarli, ciascuno con quel po’ di bene che ha fatto per voi e vi invito a pregare anche per loro e per il loro cammino di intensa sequela del Signore.
“Carissimo, tu ti comporti fedelmente in quello che hai fatto per i fratelli, benché stranieri”. Gaio, questo amico di Giovanni e destinatario della lettera, ha accolto delle persone straniere perché cristiane e così ha permesso loro di continuare il loro viaggio senza esporle al problema o forse anche al pericolo di rivolgersi a persone pagane. Credo che in questa frase possiamo vedere un significativo appello a quella “chiesa dalle genti” a cui spesso l’arcivescovo si richiama. Anche noi abbiamo qui, tra noi, fratelli di fede, persone che, giunte da altre parti del mondo, pregano con noi il Signore, lodano con noi la sua misericordia, cercano la sua presenza, anche in mezzo a noi. Tocca noi accoglierle, come fece Gaio, per essere, per loro, strumento della provvidenza di Dio.
Vangelo
Lc 18, 18-23
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Un notabile interrogò il Signore Gesù: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre”». Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!». Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.
La risposta di fede che abbiamo ottenuto dalla lettera di San Giovanni è anche un commento al Vangelo. Cosa bisogna fare per avere la vita eterna? Praticare l’accoglienza dell’altro, sostenere reciprocamente il proprio cammino di fede, cercare di fare in modo che non ci si ripieghi su sé stessi e non si cerchi solamente il proprio tornaconto personale e il proprio arricchimento esteriore. Queste proposte di fede valgono anche per noi! Noi tutti, credo, siamo un po’ come il giovane ricco, che vorrebbe trattenere per sé. A volte sono le nostre cose, a volte le nostre tradizioni, altre volte le nostre abitudini. Noi facciamo davvero molta fatica a mettere in circolazione quello che siamo, quello che abbiamo preferiamo trattenerlo per noi, indiscriminatamente. Il richiamo è molto forte: tocca ciascuno di noi essere attento a come vive, tocca ciascuno di noi essere attento a cosa fa. Tocca ciascuno di noi vigilare per non essere uno di quei giovani ricchi di oggi che non sanno fare altro che pensare a sé stessi e al proprio tornaconto. Chi arricchisce solo per sé, non può essere amico di Dio.
Per noi
- Quando pensiamo seriamente alla salute della nostra anima?
Stiamo trascorrendo, tra una festa e l’altra, questo primo mese del nuovo anno pastorale. Come abbiamo accolto i richiami per un nuovo anno? Come siamo partiti per questa nuova avventura di fede?
- Come accogliamo gli altri? Quale testimonianza di fede siamo pronti a dare? Con quale sostegno?
Credo che sia davvero utile e proficuo per tutti fare in modo che il cammino di questo anno pastorale possa essere segnato dalla grazia di Dio che ci viene donata.
Il Signore ci conceda di camminare insieme a Lui nelle mete spirituali che ha voluto e fissato per il bene dell’anima nostra.