Settimana della 3 domenica dopo il martirio – Venerdì
Vangelo
Lc 18, 24-27
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Quando il Signore Gesù vide il notabile ricco così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».
La domanda: “chi mai si può salvare?” che nasce spontanea dopo l’incontro con il giovane ricco e la stessa interpretazione che Gesù dà di questo evento, dovrebbe essere spontanea anche in noi. Lo sarebbe se pensassimo maggiormente alla vita eterna e non fossimo presi quasi solo esclusivamente da quello che ci è più urgente, o comodo, o doveroso fare. Il Vangelo di oggi vuole riportare a noi l’urgenza di questa domanda che deve essere centrale nel nostro percorso di fede. Ecco perché ci concentriamo particolarmente su di essa, riflettendo con le parole della prima lettura.
2 Petri
2Pt 1, 1-11
Lettura della seconda lettera di san Pietro apostolo
Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro ai quali il nostro Dio e salvatore Gesù Cristo, nella sua giustizia, ha dato il medesimo e prezioso dono della fede: grazia e pace siano concesse a voi in abbondanza mediante la conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro. La sua potenza divina ci ha donato tutto quello che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie alla conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria. Con questo egli ci ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina, sfuggendo alla corruzione, che è nel mondo a causa della concupiscenza. Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. Questi doni, presenti in voi e fatti crescere, non vi lasceranno inoperosi e senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Chi invece non li possiede è cieco, incapace di vedere e di ricordare che è stato purificato dai suoi antichi peccati. Quindi, fratelli, cercate di rendere sempre più salda la vostra chiamata e la scelta che Dio ha fatto di voi. Se farete questo non cadrete mai. Così infatti vi sarà ampiamente aperto l’ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo.
Leggiamo la seconda lettera di San Pietro che, come è nelle caratteristiche dell’autore, è sempre molto pratico.
“La sua potenza divina ci ha donato tutto quanto è necessario per una vita vissuta santamente grazie alla conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria”. San Pietro parte da una constatazione. Noi abbiamo ricevuto tutto quello che serve alla salvezza, perché Dio ci ha messo nel cuore e nell’anima non solo il desiderio di lui, ma anche perché ha già messo, nella nostra vita, tutto quello che serve per tornare a lui. Credo sia una prospettiva unica dalla quale approcciare il tema ed una prima risposta alla domanda che i discepoli ponevano nel Vangelo: noi possiamo salvarci, possiamo giungere alla vita eterna perché Dio ci dona tutto quello che serve per salvare la nostra anima. Conoscere Dio, ovvero il dono della fede, è l’inizio di questa grazia di salvezza.
“per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla conoscenza la virtù, alla virtù la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità”. Potremmo riassumere così questo secondo tratto per una risposta alla domanda del Vangelo: noi ci salviamo perché conosciamo Dio e perché siamo chiamati ad un cammino che è fatto di virtù. San Pietro ci sta dicendo che se al cammino della fede – la conoscenza di Dio che ci è stata donata – si aggiunge la pratica delle virtù – ovvero la scelta cristiana – questo è sufficiente per la salvezza. San Pietro richiamava che accanto alla fede, alla speranza e alla carità, che sono le tre virtù essenziali e tipiche del cristiano, occorre avere amore per gli altri, pazienza, spirito di accoglienza e di sopportazione. Come si vede questa strada non è certo nuova. Già vi abbiamo meditato numerose volte e già abbiamo cercato nei nostri giorni feriali di applicarci ad esse. Altro non serve. Basta questo per la salvezza e per giungere alla visione di Dio.
Per noi
Molti di voi conosceranno certamente la preghiera del “ti adoro” che abbiamo imparato fin da bambini e nella quale ringraziamo per il dono di essere divenuti cristiani. Credo che non si ringrazi mai abbastanza Dio per questo dono e, insieme a lui, coloro che ci hanno educato alla fede e che ci hanno permesso di essere cristiani a nostra volta. La conoscenza di Dio è il primo e inestimabile dono che accompagna la nostra vita. Non tutti, oggi, ne hanno coscienza.
- Abbiamo coscienza dell’importanza di questo dono?
In secondo luogo vorrei riflettere sul fatto che il cammino delle virtù è qualcosa alla quale ci possiamo applicare davvero. Certo è difficile, spesso credo che ne avvertiamo il peso, eppure credo che tutti capiamo che non è qualcosa di impossibile, di insopportabile, di provante. Le virtù alle quali si faceva riferimento sono tutte realtà che noi possiamo vivere nei nostri giorni. Certo occorre vigilanza, certo occorre impegno, ma non sono la mappa di un cammino impossibile! Piuttosto sono il segno di un cuore che, vigilando, procede sempre oltre nel cammino di fede iniziato.
- Abbiamo a cuore il cammino che queste virtù ci propongono?
- A che punto siamo di questo cammino?
Chiediamo al Signore di guidarci in esso e ringraziamo Dio che ci dona tutti gli strumenti che sono necessari per vivere bene la nostra vita di fede.