Settimana della 3 domenica dopo il martirio – Sabato
Questo sabato è del tutto particolare perché ricordiamo Sant’Anatalo e, con lui, tutti i santi pastori della Chiesa di Milano. Pochi sanno che Anatalo era di origine greca e che, quindi, il primo vescovo di Milano ci fu inviato dall’Oriente. È per questo che la nostra chiesa ha influssi così particolari del rito orientale. Usi che, poi, vennero confermati da Sant’Ambrogio e che perdurano ancora oggi nel rito che tuttora viviamo nella nostra chiesa. Il tema che le Scritture ci assegnano è affascinante: il rapporto con i “capi” della fede.
Geremia
Ger 33, 17-22
Lettura del profeta Geremia
Così dice il Signore: «Non mancherà a Davide un discendente che sieda sul trono della casa d’Israele; ai sacerdoti leviti non mancherà mai chi stia davanti a me per offrire olocausti, per bruciare l’incenso in offerta e compiere sacrifici tutti i giorni». Fu rivolta poi a Geremia questa parola del Signore: «Dice il Signore: Se voi potete infrangere la mia alleanza con il giorno e la mia alleanza con la notte, in modo che non vi siano più giorno e notte, allora potrà essere infranta anche la mia alleanza con il mio servo Davide, in modo che non abbia più un figlio che regni sul suo trono, e quella con i leviti sacerdoti che mi servono. Come non si può contare l’esercito del cielo né misurare la sabbia del mare, così io moltiplicherò la discendenza di Davide, mio servo, e i leviti che mi servono».
Il profeta sostiene, anzitutto, che un tratto tipico della fedeltà di Dio è quello di non lasciare mancare mai al suo popolo guide degne che sappiano essere proprio veri pastori e che sappiano guidare il popolo che Dio sa radunare attorno a sé attraverso i deserti della storia.
Ebrei
Eb 13, 7-17
Lettera agli Ebrei
Fratelli, ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre! Non lasciatevi sviare da dottrine varie ed estranee, perché è bene che il cuore venga sostenuto dalla grazia e non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne fanno uso. Noi abbiamo un altare le cui offerte non possono essere mangiate da quelli che prestano servizio nel tempio. Infatti i corpi degli animali, il cui sangue viene portato nel santuario dal sommo sacerdote per l’espiazione, vengono bruciati fuori dell’accampamento. Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, subì la passione fuori della porta della città. Usciamo dunque verso di lui fuori dell’accampamento, portando il suo disonore: non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura. Per mezzo di lui dunque offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace. Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi e devono renderne conto, affinché lo facciano con gioia e non lamentandosi. Ciò non sarebbe di vantaggio per voi.
La lettera agli Ebrei richiama tutti al ricordo orante che occorre avere dei capi della fede, ovvero di coloro che si prendono cura del cammino degli altri. Questo è un tratto distintivo e fondamentale della comunità cristiana che, da sempre, ricorda nella preghiera chi ha il carisma dell’autorità e la responsabilità del governo.
Vangelo
Mt 7, 24-27
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Il Vangelo, con il noto paragone della casa sulla roccia, ricorda che la roccia sulla quale è costruita una chiesa è quella dei santi che l’hanno fondata, guidata, fatta crescere. Il carisma dei grandi santi che sono stati l’origine o le colonne di una chiesa deve essere il punto di riferimento costante dei fedeli che, animati dal medesimo spirito di fede, continuano a costruire e a far crescere una chiesa nel nome del Signore.
Per noi
Credo che il tema che ci viene assegnato sia davvero affascinante e potrebbe essere ricondotto ad una domanda che tutti dobbiamo farci:
- Che rapporto ho con l’autorità ecclesiastica?
La domanda mi sembra molto preziosa perché è vero che oggi non tutti siamo così monolitici nel seguire le indicazioni che abbiamo avuto dalla Scrittura e nemmeno siamo così forti nel seguire le indicazioni dei nostri pastori. Spesso si critica il loro operato – qualche volta a ragione qualche volta a torto – talvolta si critica la scelta di questo o di quell’altro pastore, specie nelle “alte gerarchie”, anche qui talvolta a ragione e talvolta a torto. Tutte cose, però, che non hanno molto senso nella fede cristiana. Se noi, infatti, abbiamo a cuore la nostra fede, siamo certi che non ci possono essere deroghe ai principi che abbiamo ascoltato dalla Scrittura. Tutti noi dobbiamo essere convinti che il compito dei pastori è quello di guidarci a Dio e ciascuno lo fa, con il suo carisma, con le sue grazie e anche attraverso i suoi limiti. Al di là della sensibilità, della simpatia, della capacità di creare relazioni che i pastori possono avere o non avere, il nostro compito è quello di rimanere uniti in quel corpo che è la chiesa che non ha bisogno alcuno di subire attentati! Perché ogni critica malevola, ogni giudizio che, talvolta, diventa temerario, sono un autentico attacco alla chiesa. Non è questione di avere un’obbedienza cieca. Non è questione di essere monolitici e acritici. È questione di fede. Se uno ha la fede dei cristiani, sa che Dio non si dimentica mai del suo popolo. Se uno sa cosa è la chiesa, sa che il vero ed unico pastore, che la governa e che la guida, è Cristo che interviene anche attraverso le cose degli uomini e che utilizza anche i loro errori e le loro difficoltà umane per fare questo.
Oggi, la nostra preghiera sia indirizzata alla lode di Dio perché nella Chiesa di Milano, fin dalle sue origini e a tutt’oggi, non sono mancati pastori umili e zelanti, che hanno lavorato per il bene delle anime a loro affidate e che hanno saputo indirizzare alla vita celeste tutti gli uomini e le donne del loro tempo. Così come oggi i nostri pastori continuano a guidarci lì dove Dio indirizza i nostri passi, le nostre attese, i nostri sogni.
Anatalo e tutti i santi vescovi della Chiesa di Milano, continuino ad operare per noi e a pregare, dal cielo, per il bene della nostra chiesa.