Lunedì 23 Dicembre

Feria prenatalizia 6: la consolazione dello spirito.

Mistero dell’Incarnazione,

feria prenatalizia 6.

Il quotidiano, ricco di novità e di segni, garanzia di futuro, che diventa benedizione, lascia spazio alla consolazione dello spirito. È proprio questo ciò di cui ci parla la sesta feria prenatalizia.

Vangelo

Lc 2, 1-5
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.  

Un ordine, un decreto, un viaggio, una piccola città di Giuda. Sono gli “ingredienti” basilari di questa “storia del Natale” secondo San Luca, l’evangelista che più degli altri ha fatto ricerche storiche e si è disposto a narrarci i fatti che hanno contraddistinto e segnato la nascita del Salvatore. Betlemme, la città di Giuseppe, la città della sua famiglia, la città dei suoi parenti, la città dei suoi amici. Chissà quante persone conosceva, anche se, molto probabilmente, si era staccato da quella città a motivo del lavoro, andando a nord, a Nazareth, dove i romani stavano fondando il loro insediamento e dove, quindi, c’era più lavoro. Eppure, quale consolazione deve essere stata per Giuseppe quella visita a casa sua. Consolazione perché anche lui era in un momento del tutto particolare: la nascita di quel bimbo che aveva imparato ad attendere insieme con Maria, sua sposa. Così pure come per Maria. La prima consolazione è quella che viene dall’avvicinarsi di quella nascita, lei che aveva portato nel grembo, per nove mesi, quella creatura così misteriosa e al tempo stesso così vicina. Consolazione poi, anche per lei, dai parenti di Giuseppe, persone amiche, che avrebbero potuto dare una mano…

Brilla però per tutti la consolazione del Signore. Il Vangelo, infatti, ci sta pian piano introducendo nella vita del Signore, che è consolazione per l’uomo. Questa feria, penultimo giorno di attesa, ha lo scopo di introdurci nel Natale di Cristo come ad una festa di consolazione. La consolazione della condivisione, la consolazione della presenza, la consolazione della misericordia di Dio che appare in Gesù, “l’unico e necessario salvatore del mondo”, come ebbe a dire San Paolo VI.

Rut

4, 8-22
Lettura del libro di Rut

In quei giorni. Colui che aveva il diritto di riscatto rispose a Booz: «Acquista tu il mio diritto di riscatto». E si tolse il sandalo. Allora Booz disse agli anziani e a tutta la gente: «Voi siete oggi testimoni che io ho acquistato tutto quanto apparteneva a Elimèlec, a Chilion e a Maclon dalle mani di Noemi, e che ho preso anche in moglie Rut, la moabita, già moglie di Maclon, per mantenere il nome del defunto sulla sua eredità, e perché il nome del defunto non scompaia tra i suoi fratelli e alla porta della sua città. Voi ne siete oggi testimoni». Tutta la gente che si trovava presso la porta rispose: «Ne siamo testimoni». Gli anziani aggiunsero: «Il Signore renda la donna, che entra in casa tua, come Rachele e Lia, le due donne che edificarono la casa d’Israele. Procùrati ricchezza in Èfrata, fatti un nome in Betlemme! La tua casa sia come la casa di Peres, che Tamar partorì a Giuda, grazie alla posterità che il Signore ti darà da questa giovane!». Così Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio. E le donne dicevano a Noemi: «Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare uno che esercitasse il diritto di riscatto. Il suo nome sarà ricordato in Israele! Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia, perché lo ha partorito tua nuora, che ti ama e che vale per te più di sette figli». Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice. Le vicine gli cercavano un nome e dicevano: «È nato un figlio a Noemi! ». E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide. Questa è la discendenza di Peres: Peres generò Chesron, Chesron generò Ram, Ram generò Amminadàb, Amminadàb generò Nacson, Nacson generò Salmon, Salmon generò Booz, Booz generò Obed, Obed generò Iesse e Iesse generò Davide.  

Consolazione che domina anche la prima lettura. Rut trova consolazione nel suo nuovo matrimonio che, secondo il diritto ebraico, permetteva alla famiglia del primo marito di avere una discendenza, dal momento che morire senza lasciare traccia, senza lasciare discendenza, sarebbe stato considerato da tutti una vera maledizione. Il matrimonio, la gravidanza, la nascita di un figlio diventano, non solo per Rut ma anche per Noemi, fonte di consolazione. Dopo i travagli della vita, dopo le difficoltà dell’esistenza, dopo i trasferimenti, il lavoro faticoso nei campi, ecco i segni della consolazione. Rut e Noemi vedono in quel figlio che giunge alla nascita il consolatore della loro vita e della loro vecchiaia, ma sanno che il vero consolatore dell’anima di ciascuno è Dio. Per questo la loro lode, la loro preghiera, sono un canto a Dio che non lascia privo di consolazione chi spera nella sua misericordia, nella sua visita, nella sua benevolenza. Noemi e Rut diventano donne forti, come le altre che erano esplicitamente invocate nella benedizione che la gente umile e semplice di Betlemme invoca su di loro. Donne forti perché donne di fede, donne forti perché hanno sperato contro ogni speranza e questa è stata la loro consolazione.

Ester

9, 1. 20-32
Lettura del libro di Ester

In quei giorni. Il dodicesimo mese, il tredici del mese di Adar, le lettere scritte dal re erano giunte. Mardocheo scrisse queste cose su un libro e lo mandò ai Giudei che vivevano nel regno di Artaserse vicini e lontani, per stabilire questi giorni come festivi, da celebrare il quattordici e il quindici del mese di Adar. In quei giorni infatti i Giudei ebbero tregua dai loro nemici, e quello fu il mese, Adar, nel quale essi passarono dal pianto alla gioia e dal dolore a un giorno di festa; perciò esso deve essere considerato tutto quanto come un periodo di giorni festivi, di nozze ed esultanza, in cui si inviano doni agli amici e ai poveri. I Giudei approvarono il racconto che aveva scritto loro Mardocheo: come Amàn, figlio di Amadàta, il Macèdone, li aveva combattuti, come egli aveva emesso il decreto e aveva tirato le sorti per farli scomparire e come egli era andato dal re dicendogli di impiccare Mardocheo; ma tutti i mali che egli aveva cercato di far cadere sopra i Giudei erano venuti sopra di lui, ed era stato impiccato lui e i suoi figli. Perciò quei giorni furono chiamati Purìm a motivo delle sorti, poiché nella loro lingua esse sono chiamate Purìm, e a motivo delle parole di questa lettera, che ricordava tutto quello che avevano sofferto e che era loro capitato. Mardocheo stabilì e i Giudei approvarono per sé, per i loro discendenti e per quelli che si fossero uniti a loro, che non si sarebbero comportati in modo diverso: questi giorni dovevano essere un memoriale da osservare di generazione in generazione, in ogni città, famiglia e provincia.
Questi giorni dei Purìm saranno celebrati in ogni tempo, e il loro ricordo non sia lasciato cadere dai loro discendenti. La regina Ester, figlia di Aminadàb, e Mardocheo, il Giudeo, scrissero tutto quello che avevano fatto e confermarono la lettera dei Purìm. Mardocheo e la regina Ester stabilirono per sé privatamente di digiunare; imposero allora la loro volontà contro la loro salute. Ester lo stabilì con un ordine che fu scritto come memoriale.   

Consolazione anche nella finale del libro di Ester, che diventa la giustificazione della festa dei “purim”, la festa ebraica che mette a tema “le sorti”, ricordando come, proprio grazie alla preghiera e all’opera della regina Ester, la sorte di male pensata per il popolo ebraico, diventa sorte di bene che, in Dio, diventa benedizione per il suo popolo. Dio è consolazione per chi in Lui si rifugia. Anche il male pensato da altri, anche il male voluto e compiuto da altri, diventa, per il popolo santo di Dio, occasione di consolazione perché nulla avviene al di fuori della volontà di Dio, che è sempre volontà di bene, di amore, di pace.

La novena di Natale/7: la consolazione

Anche la nostra vita ha bisogno di consolazione. Ci sono diverse consolazioni per il nostro tempo, ci sono diversi modi di cercare consolazioni per la nostra esistenza. Alcuni sono molto concreti, immediati, danno gioia momentanea; altre volte sentiamo davvero nel cuore il bisogno di una consolazione più profonda, più vera, autentica, duratura. È la fede che può consolare la nostra esistenza e dare pace al nostro cuore. La consolazione della fede ha un nome e un volto: Gesù Cristo. Il Natale non è la festa dei buoni sentimenti e nemmeno quella delle buone intenzioni: è la festa della consolazione cristiana perché Cristo è presente in mezzo agli uomini, nel nostro mondo, nella sua Chiesa.

  • Vivo così il Natale?

  • Che consolazione cerco per la mia vita?

  • Come Gesù Cristo sarà consolazione per me?

Disponiamoci così a vivere bene questo Natale e facciamo in modo che questi ultimi due giorni di attesa siano davvero il momento centrale in cui culmina la nostra attesa e il cammino che abbiamo fatto per tutto questo Avvento.

2020-01-12T10:26:59+01:00