Martedì 24 Dicembre – Mattino

Feria prenatalizia 7: la speranza.

Mistero dell’Incarnazione,

feria prenatalizia 7.

Il quotidiano, ricco di novità e di segni, garanzia di futuro, che diventa benedizione, e che lascia spazio alla consolazione dello spirito, ci chiede oggi di guardare a Maria e a Giuseppe nell’imminenza della nascita di Cristo.

La spiritualità della vigilia rischia sempre di naufragare. Per noi oggi è il giorno dei preparativi: nelle nostre case si danno gli ultimi ritocchi e si incomincia a preparare tutto quanto occorrerà per i raduni di famiglia e di amici, a partire magari già dalla serata di oggi; nelle nostre chiese si danno da fare le donne e i sacristi, per sfoderare il meglio degli arredi sacri che possiamo permetterci; grazie a Dio sono ancora molti quelli che, almeno in occasione del Natale, cercano di avvicinarsi a Dio con la confessione e i sacerdoti sono impegnati in questo servizio ai loro fedeli. Il che consente, almeno a noi, di essere strumenti della misericordia di Dio e ci permette di pensare che davvero, come diceva il Vangelo, c’è ancora qualcuno che crede alla venuta del Signore per la “remissione dei peccati dell’uomo”.

Per vivere bene questo giorno comincerei con chiedere a ciascuno di fermarsi un attimo e di domandarsi:

  • Cosa è, per me, questa giornata?

  • Come la passerò? Come la vivrò?

  • Quale attesa finale distinguerà queste prossime ore?

Vangelo

Mt 1, 18-25
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

Così fu generato il Signore Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.  

Vorrei che gli occhi di tutti noi fossero come quelli di Maria, come quelli di San Giuseppe, occhi attenti a Gesù! Vorrei che i pensieri che furono nella mente di San Giuseppe, fossero anche i nostri pensieri e che la contemplazione di Maria fosse anche la contemplazione che noi tutti osiamo fare del Signore. Il Vangelo ci chiede, oggi, di fare un esercizio molto semplice e al tempo stesso molto audace. Proviamo a metterci in silenzio davanti al presepe! Proviamo a metterci in silenzio davanti al Signore. Proviamo a metterci in silenzio a contemplare la scena che il Vangelo ci descrive e che anche noi vivremo nelle prossime ore alla celebrazione che vivremo insieme. Proviamo a domandarci:

  • Quale pace infonde in me il presepe?

  • Cosa mi ispira la contemplazione della grotta nella quale, magari, ancora non è stato messo Gesù?

  • Cosa prevale in questo giorno: il pensiero delle cose da fare e delle feste che stiamo per celebrare, o il pensiero che Dio è vicino all’uomo?

  • Che preghiera posso fare per chi non vivrà questo Natale con fede? Magari ci sono anche alcuni miei amici o parenti che vivranno la festa del Natale, il contorno del Natale, ma non il vero Natale di Cristo.

Ebrei

Eb 10, 37-39
Lettera agli Ebrei

Fratelli, ancora un poco, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto per fede vivrà; ma se cede, non porrò in lui il mio amore. Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.  

Ancora un poco, un poco appena…”. L’autore della lettera agli ebrei non ha scritto questo pezzo pensando alla vigilia di Natale e pensando alla spiritualità che i cristiani avrebbero dovuto vivere in questo giorno. Piuttosto ha scritto queste parole per infondere speranza. La speranza cristiana che è la speranza di vedere Dio. Chi ha scritto queste parole è un uomo che, come ci ha scritto anche il nostro Arcivescovo nella lettera pastorale che ci ha voluto indirizzare, ha voluto far riflettere i fedeli sulla speranza che viene da Cristo, sulla speranza che il cristiano deve sempre vivere, perché il cristiano è, per eccellenza, l’uomo della speranza. Davanti alla culla ancora vuota di Gesù occorrerà chiedersi:

  • Sono ancora un uomo, una donna di speranza?

  • Vivo perennemente affaccendato per le cose da fare o ho ancora la grazia, il desiderio, l’energia per vivere questa vita come attesa dell’incontro con Dio?

La novena di Natale/8: la speranza

Vorrei che la nostra novena si concludesse così, con un grande invito alla speranza cristiana. Questo è l’unico pensiero che dovrebbe contraddistinguere il nostro giorno, come ho cercato anche di dire negli esercizi che vi ho proposto a margine nel breve commento alle letture.

Guardando alla culla di Gesù Bambino dovremo poi poter dire:

Vieni tra noi, Cristo nostra speranza.

Fa’ che ogni cuore possa attendere te,

che sei la speranza per ogni uomo.

Fa’ che anche il mio cuore sia tutto proteso all’incontro con te,

unico necessario bene dell’anima,

unica fonte della speranza cristiana.

Marana Thà! Vieni, Signore Gesù!

2020-01-12T10:26:58+01:00