Settimana della prima domenica di Quaresima – Mercoledì
Genesi
3, 22 – 4, 2
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Il Signore Dio disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre!». Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all’albero della vita. Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo.
La Genesi, oggi, ci parla di un digiuno forzato. Quello che impone Dio quando dice: “che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dall’albero della vita, ne mangi e viva per sempre”. Parole che conosciamo bene e che, nella loro semplicità, dicono qual è, da sempre, il desiderio degli uomini: vivere per sempre. Come l’uomo non è la verità, così non è nemmeno la vita! Solo Dio che è Verità e Vita tutto comprende e vive da sempre e per sempre. L’uomo conosce limitatamente e vive in un orizzonte limitato di giorni. Questo è il “digiuno forzato” di cui ci parla la Genesi. L’uomo che non conosce tutto e che non vive per sempre, deve saper acquisire anche questa sapienza. È sapienza vivere sapendo che non si è eterni. È sapienza vivere sapendo che non si conosce il segreto di ogni realtà e di ogni cosa e che non lo si può comprendere nemmeno con lo studio di una vita. È sapienza attenersi a questo digiuno forzato e vivere con la benedizione di Dio. Quella benedizione che è simboleggiata nella prole che nasce ad Adamo ed Eva, che, pur nel loro peccato, non perdono quell’originale benedizione di Dio che chiama uomini e donne a collaborare con il progetto della Creazione e a rendere più bella ed abitabile la terra. Benedizione della quale partecipiamo anche noi se, con sapienza, sapremo vivere i nostri giorni consci di questa benedizione e se sapremo metterci alla scuola della sapienza di Dio.
Proverbi
3, 11-18
Lettura del libro dei Proverbi
Figlio mio, non disprezzare l’istruzione del Signore e non aver a noia la sua correzione, perché il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto. Beato l’uomo che ha trovato la sapienza, l’uomo che ottiene il discernimento: è una rendita che vale più dell’argento e un provento superiore a quello dell’oro. La sapienza è più preziosa di ogni perla e quanto puoi desiderare non l’eguaglia. Lunghi giorni sono nella sua destra e nella sua sinistra ricchezza e onore; le sue vie sono vie deliziose e tutti i suoi sentieri conducono al benessere. È un albero di vita per chi l’afferra, e chi ad essa si stringe è beato.
Posizione, poi, riaffermata dai Proverbi. Con il consueto stile dell’educazione del figlio, l’autore del libro dei Proverbi cercava di farci comprendere che la vita alla quale l’uomo deve ambire non è l’eternità dei giorni da trascorrere su questa terra, ma la sapienza con cui vivere ogni giorno. Sapienza è custodire i precetti di Dio e vivere secondo le sue leggi, ovvero vivere di fede per avere quei valori che rendono una vita degna di essere vissuta. Non la lunghezza di una vita è simbolo di sapienza, ma la capacità di seguire i valori che Dio rivela come essenziali per renderci consapevoli di quella benedizione che riguarda anche noi e che può rendere piena la vita di ogni uomo.
Vangelo
Mt 5, 17-19
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Così mi pare che anche il Vangelo ci inviti ad avere la sapienza di chi non intende abolire niente delle cose della fede. È sapienza vivere questa forma di pienezza, questa forma di saggezza che consiste nell’onorare tutte le realtà della fede, al medesimo modo, senza togliere nulla da quell’insieme di verità ma anche da quell’insieme di tradizioni che ci vengono consegnate. Il che non significa semplicemente ripetere, nell’oggi della storia, quello che abbiamo ricevuto, ma, piuttosto, avere la capacità di adeguare il “deposito” della fede, che rimane sempre lo stesso, ai tempi in cui viviamo. Questa è la saggezza del credente! All’uomo di fede si impone il digiuno dalle cose facili, il digiuno dalle scorciatoie, il digiuno dal prendere quello che si vuole per costruirsi la propria fede, a discapito della fede di popolo, della fede della Chiesa che noi, come battezzati, siamo chiamati ad onorare e a custodire. Il Vangelo ci chiede il digiuno rispetto ad una fede fai da te, il digiuno rispetto all’assecondare quella possibile e silenziosa tentazione che consiste nel dire da noi cosa vogliamo tenere e cosa vogliamo innovare, senza domandarci cosa Dio chiede all’uomo di oggi e cosa Dio propone all’uomo di oggi per realizzare quel progetto di felicità che è per ciascun uomo e ciascuna donna che Egli ha creato.
Esercizio per la revisione di vita quaresimale
- Come vivo i giorni che mi vengono donati? Con quale sapienza vivo gli anni della mia vita?
- Ho la sapienza di lasciarmi istruire o pretendo di crearmi una fede personalizzata?
- Credo veramente che Dio voglia insegnarmi una via di felicità che realizzerà pienamente il mio desiderio di infinito?
Impegno per suscitare la sapienza in noi
Credo che sia sotto gli occhi di tutti come, sempre più spesso, è in atto il tentativo di “modernizzare” la fede a proprio piacimento. Quello che leggiamo, quello che sentiamo, in fondo, ci parla di questo! Ci dice che possiamo innovare a nostro piacimento, ci dice che la fede e la Chiesa devono essere “alla moda”, devono parlare in modo nuovo…
Io credo piuttosto vero che la Chiesa debba parlare all’uomo di oggi, rendendo comprensibile il Vangelo di Cristo all’uomo di oggi, ma senza perdere quella capacità di condurre alla Verità di Dio gli uomini e le donne di oggi, come ha sempre fatto nel corso della sua lunga storia. Attenzione a quelle novità che sembrano promettenti e poi si sgonfiano come una bolla di sapone! Attenzione a voler “togliere” le cose che non ci vanno bene, che non ci piacciono o che semplicemente ci fanno fare fatica!
È questa una forma di digiuno che dobbiamo sostenere tutti, senza esclusioni, per metterci sempre in atteggiamento di devoto ossequio verso la nostra fede. Ossequio dal quale nasce il rispetto. Il rispetto, poi, porta all’amore. Ecco a cosa serve il digiuno dalle novità create dall’uomo e la sapienza di riferirci alle cose di Dio che valgono per sempre!
È questo l’esercizio di sapienza che desideriamo vivere oggi.