Settima Domenica di Pasqua – Ascensione del Signore
Scegliamo di celebrare la solennità del’Ascensione del Signore, in comunione con la Chiesa universale, anche se alcuni fedeli già l’hanno celebrata nel giorno proprio lo scorso giovedì. le letture, pertanto, non sono quelle della 7 domenica di Pasqua ma quelle proprie della solennità.
Oggi è un giorno del tutto particolare. Anzitutto è la prima domenica con la S. Messa in presenza del popolo di Dio che siete voi e questo rende completa la celebrazione, dopo molte settimane in cui eravate vicini ma solo nella visione della Messa on line. È, inoltre, la 7 domenica del tempo di Pasqua, ma, per sentirci in comunione con il Santo Padre, celebriamo di nuovo l’Ascensione del Signore. Cerco, quindi, di trovare un modo nuovo e diverso di leggere le scritture rispetto a quello che abbiamo già fatto giovedì, dal momento che i testi biblici sono i medesimi.
Vangelo
Lc 24, 36b-53
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi ». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Atti
At 1, 6-13a
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Quelli che erano con lui domandavano a Gesù: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi.
Efesini
Ef 4, 7-13
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
“E’ questo il tempo?”.
Colpisce, anzitutto, la domanda dei discepoli. Colpisce perché rivela che i discepoli ancora non hanno capito ciò che stanno vivendo. Siamo nel contesto delle apparizioni dopo la Pasqua, i discepoli sono continuamente invitati a capire quello che è successo al Signore Gesù e a comprenderne la portata non solo per loro, per la loro personale storia di credenti, ma per tutti gli uomini e, anche, per tutti i popoli della terra. Eppure i discepoli hanno in mente altro. Sono comunità piccola, ancora chiusa, per paura, nel cenacolo. Comunità che deve trovare, ancora, la sua dimensione, ma sognano altro. Sognano che quello sia il tempo di una manifestazione palese del Signore, sognano che sia il tempo in cui tutti potranno capire che “avevano ragione loro”, il tempo di una chiesa subito non solo coinvolgente, come di fatto sarà, ma soprattutto potente ed in grado di annientare ogni uomo che pensa in modo diverso.
La risposta del Signore suona come una doccia fredda: “non spetta voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere”. Parole, come sempre, dure come pietre, che però rimandano il discepolo alla sequela, che è la verità della sua esistenza. Chi ha scelto di seguire il Signore non domanda onore e prestigio, gloria umana, ma domanda di essere umile discepolo che segue il Signore. Ecco perché non vuole stravolgere il tempo, non pretende di avere la risposta su tutto, non vuole avere ragione su tutto, ma, semplicemente, diventa in qualsiasi tempo, buono o cattivo, favorevole o contrario, segnato dalle pandemie o in piena salute, testimone del risorto.
“Sarete testimoni in Gerusalemme, in tutta la Samaria e fino ai confini della terra”: ecco il mandato che riguarda la città dove ora sono i discepoli, Gerusalemme; ma anche il territorio degli infedeli – la Samaria -; riguarda anche i confini del mondo, cioè la missione è, di fatto, senza confini. A tutti il cristiano deve dire che è il tempo opportuno per conoscere il Signore, qualsiasi tempo si stia vivendo.
“Perchè state a guardare il cielo?”.
Il tempo presente si configura, per Gesù, come il tempo in cui non rimanere imbambolati, ma il tempo in cui agire. “Perché state a guardare il cielo?” è espressione che indica bene la vocazione cristiana che, da un lato, è rimanere sempre concentrati sulle cose di Dio, sulla sua venuta, sulla sua passione, sulla sua risurrezione, sul dono dello Spirito Santo e su qualsiasi altra verità della fede, ma, al tempo stesso, è impegno, azione concreta. Non l’uno senza l’altro. Chi rimane “imbambolato a guardare il cielo” è fuori dalla storia, fuori dal tempo, fuori dal mondo. Chi rimane solo ripiegato su se stesso nell’azione concreta, rischia di non capire più nel nome di chi e per che cosa agisce. Ecco perché la festa dell’Ascensione, come già dicevo Giovedì, indica che il tempo presente è il tempo dell’equilibrio. Equilibrio emotivo, psichico, interiore. Il cristiano che vive nel tempo, è l’uomo dell’equilibrio.
Per una pienezza dei carismi.
Il cristiano, che è uomo dell’equilibrio, vive quella pienezza dei carismi di cui ci parlava la seconda lettura, ovvero vive nel tempo valorizzando il proprio carisma non meno di quello degli altri. Il cristiano che celebra l’ascensione, non celebra la festa di un assente, né si rifugia nel tempo futuro per non vedere il tempo presente, ma mette tutti i suoi carismi a disposizione della Chiesa, dei fratelli, per vivere bene il tempo che gli viene donato, “finchè tutti arrivino all’unità della fede e della conoscenza del figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la pienezza della vita di Cristo”. Il cristiano che celebra l’Ascensione del Signore, ha una meta, per sé e per tutti: la conoscenza di Cristo che è già perfezione di vita. Per questo invoca lo Spirito datore di unità – ed è quello che stiamo facendo anche con la novena di Pentecoste che è iniziata – e guarda, per sé e per gli altri, a quel dono di grazia che è la conoscenza di Cristo. Quella conoscenza che viene dalla Parola, dall’Eucarestia e dalla storia o, potremmo meglio dire, dalla storia, riletta alla luce della Parola e nel costante riferimento all’Eucarestia che è il sostegno del cristiano pellegrino nel tempo
Una porzione di pesce arrostito.
Il culmine delle scritture è proprio in quella “porzione di pesce arrostito” che il Signore assume in presenza dei suoi discepoli. Non semplicemente cibo disponibile per far verificare ai discepoli la verità della sua risurrezione con il corpo. Sappiamo molto bene che pesce arrostito è un simbolo molto forte della prima chiesa, quella per la quale scrive Giovanni, per dire l’Eucarestia. È proprio alla luce e con la forza dell’Eucarestia che il Signore aiuta il discepolo a comprendere “tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè e nei salmi”. Il cristiano che vive il tempo pasquale, come già i discepoli, vive nel costante riferimento alla Scrittura, dalla quale trae forza per reinterpretare la vita del Signore non meno che la propria. “Poi li benedisse”; da ultimo è bellissimo vedere come l’ultimo atto della presenza del Signore sulla terra corrisponda ad una benedizione data all’uomo. All’uomo che fa fatica ad interpretare il suo tempo, all’uomo che vorrebbe affermare con forza e forse anche con prepotenza la propria ragione, Dio offre il conforto dell’Eucarestia e la sua benedizione. Segno che saranno, in ogni tempo, il modo con cui Dio accompagna la storia degli uomini.
Per noi.
- Che cosa diciamo del nostro tempo?
- Come viviamo la possibilità di nuovo data di celebrare la S. Messa?
- Come viviamo la nostra storia?
Non ci potevano essere letture più provocatorie per noi in questa domenica. Perché siamo sempre divisi… alcuni pensano che tutto sia alle spalle e vivono con spensieratezza, altri vivono chiusi nella paura; per alcuni le precauzioni non sono mai troppe, altri sono già stanchi di vivere con mascherine e guanti…; per alcuni c’è già stato un tornare alla vita di prima – lo abbiamo ben visto dalle immagini della televisione – per altri il tempo della quarantena è finito solo a metà…
Ma a noi sempre divisi su tutto, cosa è chiesto da questa Parola di Dio?
- Un inno alla vita. La prima cosa che ci è chiesta è questa: cantiamo il nostro inno alla vita. A quella vita che ci è stata data anche in questo tempo, che non è meglio o peggio di altri. È il tempo che il Signore ci dona. Facciamone tesoro e cantiamo la bellezza della vita! Entusiasti di guardare il cielo e di impegnarci nelle cose della terra, come gli apostoli.
- Una forza misteriosa. Credo che a tutti sia richiesto di scoprire quella forza misteriosa che è la fede. Quella fede che trova nella Parola di Dio, nell’Eucarestia e nella testimonianza del proprio carisma i cardini fondamentali della sua stessa perseveranza. Sappiate miscelare sapientemente questi tre ingredienti e continuerete a cantare la bellezza della vostra esistenza, senza lamentarsi sempre di tutto e di tutti.
- Un impegno generoso. Il cristiano che canta il proprio inno alla vita, che è entusiasta del suo tempo e che attinge alla forza misteriosa della fede, vive ogni tempo come una possibilità di fare del bene. Non pensa solo a sé, ma abbandona il proprio egoismo e pensa anche alla vita degli altri.
- Impegno generoso, in questo tempo, è il rispetto della salute, propria e degli altri, perché la vita è dono di Dio.
- Impegno generoso, in questo tempo, è il rispetto del lavoro, proprio e degli altri.
- Impegno generoso è, in questo tempo, il rispetto della libertà, perché non tutti camminiamo alla stessa velocità e con lo stesso passo.
- In compagnia di Maria e in attesa dello Spirito Santo. Senza dimenticare che la nostra fede, in questa ultima settimana del mese di Maggio, ha un cuore: la lode a Maria, concludendosi il mese a lei dedicato e l’invocazione allo Spirito Santo, dal momento che settimana prossima rinnoveremo l’effusione dello Spirito su ciascuno di noi nella Pentecoste.
Ecco cosa mi pare che questa festa dell’Ascensione del Signore, in questo anno particolare, ci suggerisca e ci chieda. Affidiamoci, come sempre, a Dio, autore di ogni bene, per vivere bene questo tempo e questa sfida.
Così sia!