Settimana della 6 domenica di Pasqua – martedì
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA At 28, 11-16
Lettura degli Atti degli Apostoli
Dopo tre mesi salpammo con una nave di Alessandria, recante l’insegna dei Diòscuri, che aveva svernato nell’isola. Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni. Salpati di qui, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Quindi arrivammo a Roma. I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio. Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia.
SALMO Sal 148
Risplende nell’universo la gloria del Signore.
Oppure Alleluia, alleluia, alleluia.
Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere. R
I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore. R
Perché solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Ha accresciuto la potenza del suo popolo.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino. R
VANGELO Gv 14, 1-6
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Atti
Vorrei suggerire oggi come punto di partenza per la nostra meditazione la pagina degli Atti. Dopo il viaggio difficile di cui abbiamo ascoltato un breve resoconto nei giorni scorsi, Paolo, finalmente, giunge a Roma. Qui viene accolto dai “fratelli”, vale a dire dai credenti che erano a Roma e che erano stati avvertiti del suo imminente arrivo. Incontrandolo fuori Roma, egli “prese coraggio”. Una semplice nota, sembra, una piccola frase inserita nel contesto della narrazione. Eppure una bellissima indicazione per tutti noi, abituati a vedere Paolo un po’ come un super-uomo. Un uomo forte, che non sembra mai avere nessun momento di defezione. Invece ecco qui una descrizione “umana” di San Paolo che ha avuto i suoi momenti di crisi, i suoi momenti di difficoltà, i suoi momenti di scoramento. San Paolo è molto forte, certamente, però sapere che, durante quel viaggio, soffrì per tanti motivi, ci aiuta. Come ci aiuta il sapere che il coraggio che Paolo trovò venne dall’incontro con una comunità cristiana. Ne aveva fondate tante, ne aveva visitate tante altre. Era un esperto di vita comunitaria nel nome del Signore. Ecco che Paolo trova conforto proprio da altri “fratelli”. Non li conosce ancora, non sa bene chi siano, eppure sa che la fede li unisce e che ci sarà un tratto di cammino da fare insieme. Questo gli basta per “prendere coraggio”, terminare la sua corsa ed entrare nella città eterna, lì dove il Signore lo vuole per l’ultima testimonianza della sua vita.
Vangelo
Lo scenario è il medesimo perché ai discepoli che sono privi di consolazione per l’imminente morte del Signore della quale Gesù sta continuamente parlando, è Gesù stesso che offre una consolazione. “Non sia turbato il vostro cuore… vado a prepararvi un posto”. Al discepolo preoccupato per la sua morte, al discepolo che non sa dove il Signore stia andando, Gesù risponde con la promessa della vita eterna. Quel ritorno al Padre che si sta compiendo e che toglierà al discepolo la visione del Signore, sarà un giorno anche realtà che riguarderà ciascuno di loro, perché per ciascuno è preparato un posto.
Gesù allarga, poi, i confini della sua consolazione. La sua promessa di preparare un posto per ciascuno non è solo per i discepoli, ma, in verità, è per ogni uomo. Parlando della vita eterna, Gesù invita ad avere fiducia nel fatto che è Lui a preparare un posto per ciascuno, dal momento che, nella casa del Padre, vi sono molte dimore. Così non solo il discepolo è consolato ma, in realtà, ciascuno di noi.
Per noi
Credo questo invito alla consolazione valga proprio per ciascuno di noi. A noi che abbiamo celebrato la Pasqua, a noi che celebriamo la presenza dello Spirito Santo, a noi che dopo domani celebriamo l’Ascensione del Signore, viene detto che c’è un posto per noi nella vita eterna. Questa verità che deve anche essere una consolazione, potrebbe essere il pensiero al quale ci rivolgiamo quando siamo affranti per qualche morte che ci riguarda e che ci turba. È proprio nel momento in cui dobbiamo vivere il distacco da una persona cara che noi tutti dobbiamo dirci: ci ritroveremo nella vita eterna, perché nella vita eterna c’è un posto per ciascuno, c’è una “dimora” per ciascuno. Questo pensiero della vita eterna nella quale tutti siamo accolti e verso la quale dobbiamo orientare la nostra speranza di credenti, è il pensiero che ci può consolare nei giorni nei quali siamo più tristi, o affranti o in crisi per il pensiero della morte che irrompe nella nostra vita. È così che possiamo anche noi avvicinarci al mistero dell’Ascensione che, da domani, iniziamo a vivere.
Con Maria
Maria, nel Vangelo e nella tradizione di tutta la Chiesa, appare sempre come principio di consolazione del credente. Non esiste, in verità, un titolo di questo genere, ma noi sappiamo bene che Maria, anche nelle sue numerosissime apparizioni, ha sempre consolato coloro che erano nell’afflizione. Chissà, forse anche lei avrà dovuto consolare qualcuno per qualche lutto o possiamo immaginare che sia stata vicina a Gesù nei giorni del lutto per la morte di San Giuseppe, come anche Gesù rimase accanto alla Madre in quell’occasione del tutto singolare. Oggi possiamo invocarla così, come madre di ogni consolazione e chiedere a lei, per noi o per le persone a noi care, il dono di questa consolazione interiore che ci aiuta a concludere le solennità pasquali ma che, in realtà, ci serve ogni giorno della vita.