VII dopo Pentecoste
Per introdurci
- Che cosa significa “vogliamo servire il Signore”?
- Saremmo poi capaci di dire “Signore, tu solo hai parole di vita eterna?”-
Frasi quanto mai impegnative, tanto quella del primo testamento che quella del Vangelo. Cerchiamo di scoprire insieme quale significato hanno per noi.
La Parola di questa domenica
LETTURA Gs 24, 1-2a. 15b-27
Lettura del libro di Giosuè
In quei giorni. Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: «Sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano la terra. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio». Giosuè disse al popolo: «Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi annienterà». Il popolo rispose a Giosuè: «No! Noi serviremo il Signore». Giosuè disse allora al popolo: «Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelti il Signore per servirlo!». Risposero: «Siamo testimoni!». «Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d’Israele!». Il popolo rispose a Giosuè: «Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!». Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem. Scrisse queste parole nel libro della legge di Dio. Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore. Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: «Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto; essa servirà quindi da testimonianza per voi, perché non rinneghiate il vostro Dio».
SALMO Sal 104 (105)
Serviremo per sempre il Signore, nostro Dio.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto. R
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. R
Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
Ha dato loro le terre delle nazioni
e hanno ereditato il frutto della fatica dei popoli,
perché osservassero i suoi decreti
e custodissero le sue leggi. R
EPISTOLA 1Ts 1, 2-10
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
VANGELO Gv 6, 59-69
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio».
Giosuè
Cerchiamo anzitutto di capire la prima scrittura che, come sempre in queste settimane dopo Pentecoste, dà il tono alla nostra domenica. Giosuè si è ormai insediato nella terra, ha dato ad ogni tribù il suo spazio, Israele dopo anni di peregrinazione è tornato nella terra dei padri e vive in modo stabile nella terra. Giosuè è pervaso, ora, da un dubbio: il popolo, che ha visto i benefici di Dio, saprà avere fede? Oppure ora che ha stabile dimora, rinnegherà Dio? Da qui l’idea del grande condottiero: chiamare tutte le tribù nel luogo centrale di Israele, la Samaria, a Sichem. Lì, presso i pozzi dell’acqua che noi conosciamo anche dal Vangelo, Giosuè chiede a tutte le tribù di “scegliere” per il Signore, mettendo sé stesso e la sua famiglia come esempio. “Scegliete oggi chi volete servire, quanto a me e alla mia famiglia, serviremo il Signore”. Con questa affermazione Giosuè intende, anzitutto, professare la sua fede nel Dio che salva, nel Dio dei padri, il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, il Dio che ha liberato Israele dalla schiavitù di Egitto, il Dio che ha permesso, ora, di entrare nella terra e di vivere nella terra. In questo modo, egli, sfida però anche gli idoli pagani. Al tempo non si usava che un uomo non professasse alcuna fede. Giosuè sa bene, però, che vivendo in mezzo ad altri popoli, sarebbe stato possibile che anche il cuore degli ebrei si sarebbe rivolto agli idoli delle nazioni, senza tenere fede in Dio. Ecco perché Giosuè pone sé stesso come esempio e, con esso, provoca la domanda per gli altri, perché ciascuno possa dare la sua risposta e possa dire quale fede professare. Giosuè, così facendo, ci ricorda che la fede è sempre un atto libero, un atto che nasce dalla coscienza di ciascuno, un atto che affonda le sue radici nella libertà dell’uomo. Fede che, però, diventa anche impegno, chiede anche responsabilità. Giosuè chiede questo al popolo di Israele e ciascuno deve decidere per sé. Il darsi convegno, il convenire in un solo luogo, dice l’importanza della decisione e la forza che viene dal professare, insieme, la propria fede. Decisioni importanti si prendono con la coscienza di popolo nella quale ciascuno è chiamato a riconoscersi e con il cui sostegno ciascuno è chiamato ad andare avanti. La fede è sempre atto della singola persona, è sempre espressione della singola volontà, ma ogni persona, ogni volontà è sostenuta dalla comunità dei credenti, da quell’essere popolo che è già esso stesso una grazia, un dono di Dio.
Vangelo
Sono temi che ritornano nel Vangelo. Non nello stesso modo e non nello stesso ordine, ma tutti sono presenti nella predicazione del Signore. Il contesto, anzitutto, non è lo stesso. Non la solennità di un raduno comune, ma una predicazione in periferia. Cafarnao, pur essendo città importante della Galilea, non è certo il cuore di questo territorio né, tantomeno, di Israele. La sinagoga di Cafarnao è molto piccola, non ci sono certo folle davanti al Signore. Gesù non chiede di scegliere, ma lascia percepire che la fede è questo: una scelta. La sua predicazione è così forte e così convincente che molti capiscono che non sono fatti per la responsabilità della fede e, di fronte alla proposta di Gesù, preferiscono andarsene. Non hanno capito che la libertà che si dona viene sorretta dallo Spirito Santo. Non hanno compreso il dono di Dio che è per tutti. Hanno pensato solamente alla loro libertà, hanno pensato solamente alle loro forze e, per questo, se ne sono andati. Hanno pensato che la fede fosse oltre la misura di amore che, in quel momento, erano in grado di vivere. Gesù, anche se è addolorato per quello che avviene, ricorda che la libertà dell’uomo è sempre rispettata da Dio.. Tanto da chiedere anche a coloro che costituiscono il gruppo dei discepoli: “volete andarvene anche voi?”. Predicazione che intende ribadire il primato della libertà sopra ogni cosa. Ciascun uomo, anche quello che è stato chiamato dal Signore in persona, è sempre responsabile della propria libertà, delle proprie scelte, del proprio cammino. Il cammino di fede è un cammino così. Pietro lo intuisce, tanto che di fronte alla provocazione del Signore, dice: “Signore, da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna…”. Pietro intuisce che la fede è questo: credere alla parola di eternità del Signore, incamminarsi verso quell’amicizia con Dio che è il centro, il cuore della chiamata alla fede. Pietro riconosce la difficoltà del credere e sarà, come tutti sappiamo, lui stesso a farne le spese, ma intuisce anche che non c’è altro maestro che possa pronunciare una parola di eternità. Tutti promettono qualcosa. Solo Dio promette vita eterna. Ecco perché, dice Pietro, lui sceglie la sua parola difficile, quella stessa parola che poi non saprà vivere, ma, sentendosi amato da Dio e sorretto dalla sua forza, professa apertamente la sua fede. Come i padri a Sichem, anche Pietro, di fronte al Signore, sceglie di servire il Signore nella persona di Cristo.
Tessalonicesi
Così anche Paolo nell’epistola. Egli, rivolgendosi ad una concreta comunità di credenti, dice apertamente che conosce “l’operosità della fede, la fatica della carità, la fermezza della speranza”. Scegliere il Signore, per San Paolo, significa queste tre cose:
- Una fede operosa, cioè una fede che non sia fatta solo di parole, di celebrazioni, di letture, di pensiero. Una fede autentica, una fede dove uno sceglie il Signore, diventa, per forza di cose, una fede operosa, attiva, che sa coniugare insieme la celebrazione con l’operosità che il vivere richiede.
- La fatica della carità. Chi sceglie il Signore sa di dover fare fatica anche a vivere la manifestazione della carità. Carità che è sempre impegno, che è sempre fatica, che è sempre attenzione premurosa a chi, in fondo, forse non lo merita nemmeno e, per questo, diventa faticosa. La “carità faticosa” implica una serie di cose che nascono dall’esperienza concreta. Di tutte queste cose, il credente si fa carico con la sua fede.
- La fermezza della speranza. Voi lo sentite. È Pietro che risuona in queste parole di Paolo. La fede è sempre un fermo credere nella vita eterna, è un continuo lasciarsi illuminare dalle parole del Signore che sono le uniche di vita eterna, le uniche che sanno dare speranza alla vita dell’uomo oltre la morte.
Per San Paolo scegliere di servire il Signore, ultimamente, si riconduce a queste tre cose.
Per noi
Così torniamo alla domanda originaria e provocatoria per noi: cosa significa per noi servire il Signore?
La responsabilità di una scelta. Forse in un tempo in cui il caldo non è compagno di una riflessione profonda, anche noi siamo chiamati a capire che la fede è sempre una scelta. Anche a noi è chiesto di scegliere di avere fede, con molta responsabilità e profonda attenzione. La fede è sempre un continuo scegliere se aderire al Signore, è sempre un continuo riverificarsi per aderire alla Parola di eternità che il Signore pronuncia.
La promessa di eternità. In secondo luogo, anche a noi tutti viene ricordato che la fede è adesione ad una parola di eternità. Non ad una generica promessa di qualcosa, non, poi, a qualcosa di umano. La fede si sorregge grazie alla speranza della vita eterna. Anche noi che siamo qui insieme, oggi, dovremmo pensare all’importanza che l’eternità ha nella nostra vita. Noi siamo qui anche oggi perché vogliamo ricordarci di questa promessa di eternità. Noi siamo qui oggi perché vogliamo aderire di nuovo a questa promessa di eternità.
La fatica della carità e l’operosità della fede. Anche per noi, aderire al Signore, deve spingere verso una vita operosa, una vita dove la fede brilla nelle opere di ogni giorno, una vita nella quale ha spazio, ha senso il darsi da fare nel modo che il Vangelo chiede, sorretti dal desiderio di vedere il volto di Dio. Il cristiano ha una vita operosa che non viene spenta dalle fatiche della carità. Il cristiano va avanti e, nonostante questo, sceglie il Signore, giorno dopo giorno.
Ecco cosa significa scegliere il Signore. Anche questa Messa non dovrebbe essere la banale ripetizione di un rito, ma il momento in cui, prendendo consapevolezza di tutto questo, sappiamo esprimere a Dio il nostro desiderio di aderire a Lui, con tutta la nostra volontà, con tutte le nostre forze, con tutta la nostra fede.
Ci aiutino, oggi, i santi Gioachino ed Anna, i genitori della beata Vergine Maria. Sappiamo poco su di loro, ma sappiamo certamente che aderirono alla fede, la rinnovarono nel tempo, furono pronti e solleciti per le esigenze della vita di ogni giorno e seppero coltivare una carità autentica e generosa. Cose che trasmisero, per primi, alla beata Vergine Maria.
Oppure diventano, per noi, testimoni preziosi della fede i nonni. Nonni che vogliamo onorare in questa festa dei nonni di Gesù. Anche i nostri nonni sono, spesso, gli ultimi o gli unici testimoni della fede. Preghiamo per loro, perché il loro esempio non si perda.
Teniamo nel cuore la Parola di Gesù: “volete andarvene anche voi?”. Con la risposta di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!”.