Settimana della 7 domenica dopo Pentecoste – lunedì – San Giacomo
Questa settimana, che corrisponde anche all’ultima settimana del mese di luglio, avrà moltissime celebrazioni di santi da proporci: oggi San Giacomo, domani è la festa dei santi Gioacchino ed Anna e, dunque, festa patronale della nostra chiesetta; giovedì i santi Nazaro e Celso e, venerdì, i Santi Marta, Maria e Lazzaro. Abbiamo quindi numerosissimi spunti di meditazione da inserire proprio nel quadro della preparazione e, poi, della festa.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Sap 5, 1-9. 15
Lettura del libro della Sapienza
Il giusto starà con grande fiducia di fronte a coloro che lo hanno perseguitato e a quelli che hanno disprezzato le sue sofferenze. Alla sua vista saranno presi da terribile spavento, stupiti per la sua sorprendente salvezza. Pentiti, diranno tra loro, gemendo con animo angosciato: «Questi è colui che noi una volta abbiamo deriso e, stolti, abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; abbiamo considerato una pazzia la sua vita e la sua morte disonorevole. Come mai è stato annoverato tra i figli di Dio e la sua eredità è ora tra i santi? Abbiamo dunque abbandonato la via della verità, la luce della giustizia non ci ha illuminati e il sole non è sorto per noi. Ci siamo inoltrati per sentieri iniqui e rovinosi, abbiamo percorso deserti senza strade, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore. Quale profitto ci ha dato la superbia? Quale vantaggio ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace. I giusti al contrario vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore e di essi ha cura l’Altissimo.
SALMO Sal 95 (96)
Gesù è il Signore; egli regna nei secoli.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.
Maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario. R
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!». R
EPISTOLA 2Cor 4, 7-15
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.
VANGELO Mt 20, 20-28
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Si avvicinò al Signore Gesù la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Corinti
“Fratelli, abbiamo un tesoro in vasi di creta!”. La frase di San Paolo si riferisce alla fede. Tesoro preziosissimo di ogni cuore e di ogni anima e, tuttavia, sempre realtà che deve fare i conti con la pochezza della vita di ogni uomo: il vaso di creta. San Paolo è tuttavia convintissimo che occorra davvero mettere tutto davanti al Signore, anche le pochezze della vita, anche la creaturalità che ciascuno è, perché è solo mettendo questa pochezza nelle mani di Dio che Dio sa trarne dei capolavori. Da Apostolo poteva poi dire quelle parole bellissime: “siamo tribolati, ma non schiacciati, sconvolti, ma non disperati, colpiti ma non uccisi, portando sempre ovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”. Così è la vita di ogni apostolo: è una testimonianza di come la potenza di Dio agisce nella pochezza della vita di ciascuno. Paolo, che ha provato tribolazioni di ogni genere e difficoltà grandi, poteva riferirsi alla sua personale storia, ben sapendo, però, che al di là delle fattispecie concrete, rimaneva la verità di ogni vocazione. Paolo è poi convinto che, in ogni cosa, emerga la vita che Dio infonde in ciascuno. Ogni tribolazione, ogni piccola cosa negativa, deve essere inquadrata in questo modo. Per questo l’Apostolo è particolarmente convinto che solo Dio trionfa! Anche nelle pochezze della vita che ciascuno ha da offrire.
Vangelo
Così possiamo rileggere anche il brano di Vangelo, che ci ha messo di fronte alle pochezze del cuore di Maria di Salome, la mamma di Giacomo e di Giovanni, quella santa donna che ebbe a chiedere, per i suoi figli, che non solo potessero continuare il cammino al quale il Signore li aveva chiamati – realtà già di non poco conto – ma che potessero avere anche un posto di particolare onore nella vita eterna. Il che pone la domanda che anche i discepoli sentono propria: chi è il più grande? Chi merita di più di fronte a Dio? Sono le pochezze del cuore di una donna, sono le pochezze del cuore degli uomini che cercano di misurarsi sempre con gli altri, dimostrando così tutta la propria creaturalità, tutto il proprio limite, tutto il peso della propria pochezza e, anche, del proprio peccato. È Gesù che deve correggere la mentalità del discepolo e, in questo caso, anche di questa donna che lo seguiva generosamente e con tutta la libertà del suo cuore, ma segnata anche lei dai propri limiti. Limiti che trovano la loro correzione nella proposta di Gesù che richiama: “chiunque vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore, come il Figlio dell’uomo che è venuto per dare la propria vita per molti”. Giacomo ha sicuramente imparato la lezione, se è diventato non solo il primo a reggere la chiesa di Gerusalemme, ma anche il primo a morire martire per amore di Cristo. Esempio perfetto del discepolo che segue il Signore in tutto e per tutto. Giacomo, segnato, come tutti, dalla propria creaturalità, ha saputo ben conservare il proprio tesoro nonostante il vaso di creta che era la sua persona. Donandosi, poi, per amore, ha raggiunto davvero quella perfezione evangelica di cui il Signore ha parlato.
Per noi
I santi Gioacchino ed Anna
Non sappiamo quasi niente dei santi Gioacchino ed Anna. Esistono diverse tradizioni su di loro, come diremo anche domani, al termine di questo Triduo che stiamo svolgendo in onore della patrona di questa piccola chiesetta. Eppure possiamo dire che anche loro, come tutti, avranno avuto i loro limiti. Anche la loro vita, come quella di tutti, è stata segnata dalla loro creaturalità, dal peso del loro peccato, dalla fatica dei loro giorni che, come tutti, hanno messo in luce dinamiche positive e negative, gioie da condividere e pesi da portare…
Per noi
Per questo io credo che, in questo giorno e in questa serata che dedichiamo alla nostra preparazione spirituale a questa memoria, sia davvero importantissimo riflettere sul valore, più che sul limite della nostra creaturalità. Tutti noi, come già gli apostoli, come anche i Santi Gioacchino ed Anna, dobbiamo ammettere i nostri limiti, considerare come sia davvero un peso la nostra creaturalità, eppure anche noi siamo qui a dire che è anche grazie ad essa che il Signore realizza in noi e a partire da noi quei grandi risultati che, poi, noi possiamo vedere pur in mezzo a tutti i nostri limiti. In questa giornata io credo che sia giusto offrire al Signore tutto il nostro limite. Siamo qui proprio per dire al Signore questo! Noi ti offriamo il limite che siamo perché tu possa trarne un tesoro. Come in Giacomo, come in Anna e in Gioacchino! Il Signore non ha bisogno che di questo, che noi gli offriamo il limite che siamo, la creta di cui siamo fatti. Sarà lui, poi, a trarne quel capolavoro che solo Lui è in grado di offrire. Mettiamoci alla scuola di questa Scrittura e mettiamo tutto quello che siamo nelle mani di Dio. Ciò basterà