Settimana della 4 domenica dopo il martirio – Giovedì
Vangelo
Lc 19, 37-40
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».
Una provocazione forte, in un luogo speciale di Gerusalemme, la discesa del monte degli ulivi. Un luogo speciale non solo per Gesù, che ha frequentato questo posto molto spesso in compagnia dei discepoli, ma anche per tutto l’Antico testamento. In questo luogo, infatti, si sono volti molti episodi del primo testamento, belli e meno belli. Un luogo dove emerge, se così vogliamo dire, un confronto tra le diverse sapienze, come già dicevamo ieri.
C’è la sapienza dei semplici, di quegli uomini e di quelle donne che, spontaneamente, come possono, manifestano segni di accoglienza per Gesù. Cogliere dei rami di ulivo, “osannare”, cioè inneggiare al Signore che viene, sono gesti semplici ma che dicono una sapienza grande: la sapienza di chi scommette su Gesù, la sapienza di chi lo riconosce Figlio di Dio e rivelatore del Padre, la sapienza di chi gioca la propria vita per lui, la sapienza di chi sceglie di seguirlo…
Per contro c’è un’altra sapienza: quella dei farisei che vorrebbero ordine, che non vorrebbero sentire le grida di una folla acclamante e non vorrebbero vedere bambini scorazzanti attorno ad un maestro. La sapienza di chi vorrebbe tutto perfettamente ordinato secondo un proprio piano, opponendosi a quelle “irruzioni dello Spirito” che avvengono nella storia e che sono necessarie al rivelarsi della sapienza di Dio.
Tra questi due tipi di sapienza c’è la sapienza di Gesù, che ricorda: “se questi taceranno, grideranno le pietre”, come dire c’è una sapienza della creazione, anche delle cose inanimate, che supera ogni pensiero. Se si rifiuta questa irruzione dello Spirito che spinge ed ispira queste acclamazioni, sarà la creazione stessa ad osannare il Figlio di Dio!
Giacomo
llettera di san Giacomo apostolo
Carissimi, da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni. Gente infedele! Non sapete che l’amore per il mondo è nemico di Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che invano la Scrittura dichiari: «Fino alla gelosia ci ama lo Spirito, che egli ha fatto abitare in noi»? Anzi, ci concede la grazia più grande; per questo dice: «Dio resiste ai superbi, agli umili invece dà la sua grazia». Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà lontano da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Peccatori, purificate le vostre mani; uomini dall’animo indeciso, santificate i vostri cuori. Riconoscete la vostra miseria, fate lutto e piangete; le vostre risa si cambino in lutto e la vostra allegria in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.
L’idea del confronto tra diversi tipi di sapienza è riproposta anche da San Giacomo. C’è una sapienza disordinata, che non è secondo Dio, che non porta da nessuna parte che è fonte di litigi, divisioni, contese e che nasce dall’egoismo di ogni uomo. Giacomo attesta con forza che è l’egoismo la fonte di ogni divisione e discordia tra gli uomini. Egoismo che rovina perfino la preghiera: “chiedete e non ottenete perché chiedete male”. C’è dunque una correlazione molto stretta tra la sapienza del vivere e la preghiera. La sapienza del vivere può perfino rovinare la vita dello spirito. Chi è geloso, orgoglioso, chiuso in sé stesso, incapace di vedere il bisogno degli altri, arriverà presto anche a non vivere una vera dinamica di adesione al Signore, anzi, lascerà che l’egoismo che è dentro di lui rovini anche questa adesione al Signore. Ovviamente l’Apostolo richiama i fedeli a non cadere in questo genere di errori e a fare in modo che la sapienza di vita sia per un verso ispirata dalla preghiera, per altro verso la sostenga. Giacomo ci insegna, infatti, che per un verso è l’approfondimento della vita di fede ad ispirare la preghiera dell’uomo, per altro verso è vero che una sapienza depravata del vivere, rovinerà anche la preghiera, perché porterà non più a lodare Dio ma solo a chiedere per sé.
Vera sapienza, diceva ancora l’apostolo, è quella di chi accoglie il suo ultimo invito: “umiliatevi ed egli vi esalterà”.
Per noi
Proseguendo la meditazione di ieri potremmo chiederci:
- Sono sicuro che questa sapienza cattiva che rovina ogni cosa non sia anche in me?
È possibile, infatti, che anche noi siamo sotto il dominio di una sapienza cattiva di vita che ci spinge a pensare solo a noi, a chiedere solo per noi, a pregare male, a non presentare a Dio se non il frutto del nostro egoismo.
Oppure potremmo chiederci:
- Accolgo l’invito di Giacomo ad umiliarmi? Mi abbasso alle cose semplici?
Anche queste sono domande che vorrei portassimo in noi. Credo, infatti, che non ci sia altra via per passare dalla sapienza umana alla sapienza di Dio se non quella di abbassarsi alle cose umili e piccole. È questa la sapienza rivelata da Gesù con la sua parola e con la sua vita.