sabato 24 settembre

Settimana della 3 domenica dopo il martirio – sabato

Il tema del giorno

La decima, il sostentamento degli apostoli, l’elemosina. Tre specifiche diverse per dire, in fondo, la stessa cosa: la disponibilità del credente verso gli altri e verso il culto. Temi difficilissimi oggi. Sembra quasi che quando si parla di sostentamento del clero, di decime, di offerte, si entri in un campo minato.

La Parola di Dio per questo giorno

LETTURA Dt 14, 22-29
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Mosè disse: «Dovrai prelevare la decima da tutto il frutto della tua semente, che il campo produce ogni anno. Mangerai davanti al Signore, tuo Dio, nel luogo dove avrà scelto di stabilire il suo nome, la decima del tuo frumento, del tuo mosto, del tuo olio e i primi parti del tuo bestiame grosso e minuto, perché tu impari a temere sempre il Signore, tuo Dio. Ma se il cammino è troppo lungo per te e tu non puoi trasportare quelle decime, perché è troppo lontano da te il luogo dove il Signore, tuo Dio, avrà scelto di stabilire il suo nome – perché il Signore, tuo Dio, ti avrà benedetto –, allora le convertirai in denaro e, tenendolo in mano, andrai al luogo che il Signore, tuo Dio, avrà scelto e lo impiegherai per comprarti quanto tu desideri: bestiame grosso o minuto, vino, bevande inebrianti o qualunque cosa di tuo gusto e mangerai davanti al Signore, tuo Dio, e gioirai tu e la tua famiglia. Il levita che abita le tue città, non lo abbandonerai, perché non ha parte né eredità con te. Alla fine di ogni triennio metterai da parte tutte le decime del tuo provento in quell’anno e le deporrai entro le tue porte. Il levita, che non ha parte né eredità con te, il forestiero, l’orfano e la vedova che abiteranno le tue città, mangeranno e si sazieranno, perché il Signore, tuo Dio, ti benedica in ogni lavoro a cui avrai messo mano».

SALMO Sal 96 (97)

Il Signore è l’Altissimo su tutta la terra.

Si vergognino tutti gli adoratori di statue
e chi si vanta del nulla degli idoli.
A lui si prostrino tutti gli dèi!
Ascolti Sion e ne gioisca,
esultino i villaggi di Giuda
a causa dei tuoi giudizi, Signore. R

Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.
Odiate il male, voi che amate il Signore:
egli custodisce la vita dei suoi fedeli,
li libererà dalle mani dei malvagi. R

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo. R

EPISTOLA 1Cor 9, 13-18
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, non sapete che quelli che celebrano il culto, dal culto traggono il vitto, e quelli che servono all’altare, dall’altare ricevono la loro parte? Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunciano il Vangelo vivano del Vangelo. Io invece non mi sono avvalso di alcuno di questi diritti, né ve ne scrivo perché si faccia in tal modo con me; preferirei piuttosto morire. Nessuno mi toglierà questo vanto! Infatti annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.

VANGELO Lc 12, 32-34
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore».

Deuteronomio

Il principio della decima è chiaro. Per l’autore sacro si tratta di ricordare all’uomo che il frutto del suo lavoro è dono di Dio. Il riferimento è alla terra, al lavoro dei campi, al prodotto dell’agricoltura. La concezione è però estensibile a tutti i lavori dell’uomo. Infatti, con molta saggezza, l’autore sacro insegna che l’uomo produce, interviene nella creazione, lavora in diversi modi, ma tutto ciò che ottiene è dono di Dio che, attraverso il lavoro dell’uomo e la sua intelligenza, permette di raggiungere determinati risultati. Il pregio della prospettiva biblica è considerare l’uomo nella sua interezza. Il lavoro non è fine a sé stesso, né è mai solo fonte di sostentamento. Il lavoro dell’uomo è sempre in riferimento alla totalità della sua persona. Il lavoro è una parte della vita dell’uomo, parte che non deve mai essere presa in considerazione separatamente dalle altre.

Vangelo

Anche Gesù insegna la stessa cosa, aggiungendo che il prodotto del lavoro dell’uomo, la ricchezza, non deve mai essere fine a sé stessa né solo fonte di accumulo. Quando uno ha lavorato a sufficienza, quando uno ha accumulato abbastanza per un provvidenziale accantonamento, non dovrebbe andare oltre. Piuttosto dovrebbe avere il cuore e la mano aperti per sovvenire gli altri, secondo la generosità e la bontà del suo cuore.

Corinti

Non poteva sottrarsi al tema San Paolo. Lo fa da un punto di vista molto particolare, che è conseguenza del suo carattere un poco orgoglioso. San Paolo è orgoglioso di essere diverso dai ministri ebrei che traevano il loro sostentamento dalle attività di culto. Paolo, di professione fabbricatore di tende, lavora con le sue mani ed è sempre orgoglioso di non gravare sugli altri. Forse anche troppo orgoglioso! Tanto che, come abbiamo sentito, si mette un poco in mostra, diremmo noi, con il suo modo di fare.

Intenzioni di preghiera

Le visioni potrebbero essere molteplici su questo argomento, come ho detto siamo in un tempo difficile da questo punto di vista. Non perderei però l’occasione per ribadire l’insegnamento cardine della Chiesa. Una Chiesa, proprio perché comunità dei fedeli, si occupa anche di queste cose pratiche. Una Chiesa, che è fatta di fedeli, persone, ha a cuore tutto! Ha a cuore le case, gli immobili che servono alle attività pastorali di una comunità. Ha a cuore le persone che si dedicano al suo servizio e non lascia mancare ciò che è necessario perché i servitori del Vangelo spezzino il pane della Parola e portino la grazia dei sacramenti. In una comunità ci si ricorda dei poveri e non si perde mai di vista la carità come fine ultimo di tutto. I modi con cui tutto questo può essere fatto sono molteplici. Tutti leciti. Anche le nuove sperimentazioni, perché ogni tempo ha le sue “regole del gioco”. Ma è così scandaloso dire che anche oggi l’idea di non dividere l’uomo dal suo lavoro potrebbe essere attuale? È così scandaloso insegnare che la decima è una regola che vale quello che vale, certamente, ma che aiuta ad avere un criterio per praticare la carità? È così scandaloso pensare ed educare a che tutti, in una comunità, si prendano cura degli immobili e delle persone che lavorano per la comunità? Non è forse anche questa un’educazione sapienziale? Perché, mi pare, fuori da questa corresponsabilità, c’è solo posto per la pretesa. Si pretende un servizio, si pretende un luogo, si pretende che ci siano persone efficienti, si pretende…

Ma il Signore non è forse venuto a insegnare l’opposto? Non la pretesa ma la disponibilità? Non il disinteresse ma l’interesse? Non il distacco ma il coinvolgimento?

Mi spiace sempre quando, oggi, appena si citano questi temi si rischia di andare sui social… rischio percorribile. Si sa… raglio d’asino non sale al cielo! Nemmeno se proviene dai social! Questo è certo!

  1. Preghiamo per noi tutti perché impariamo a sostenere la comunità. Anche da questo punto di vista. Credo che noi non possiamo lamentarci del sostegno che abbiamo qui in comunità. Ma la mentalità è sempre da educare e da rinnovare. Presentiamo questa unica intenzione di preghiera, perché possiamo davvero tutti crescere nella corresponsabilità della vita comunitaria e nell’attenzione alle esigenze del vivere comune.
2022-09-15T17:39:59+02:00