4 Domenica dopo il martirio
Per introdurci
- Che valore ha la S. Messa domenicale per noi?
- Che valore ha, in essa la Santa Comunione?
Pare infatti che, oggi, molti non vivano il precetto domenicale come una grazia. Ce ne accorgiamo anche noi che la frequenza alla S. Messa si riduce. Credo che siano provvidenziali queste scritture che ci aiutano a comprendere il senso della domenica, del giorno del Signore.
La Parola di questa domenica
LETTURA Pr 9, 1-6
Lettura del libro dei Proverbi
La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza».
SALMO Sal 33 (34)
Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. R
EPISTOLA 1Cor 10, 14-21
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Miei cari, state lontani dall’idolatria. Parlo come a persone intelligenti. Giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane. Guardate l’Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l’altare? Che cosa dunque intendo dire? Che la carne sacrificata agli idoli vale qualcosa? O che un idolo vale qualcosa? No, ma dico che quei sacrifici sono offerti ai demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni.
VANGELO Gv 6, 51-59
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Proverbi
Anzitutto il libro dei Proverbi: “Chi è inesperto venga qui! Abbandonate l’inesperienza, andate dritti per la via dell’intelligenza”. Anche noi vogliamo essere qui seguendo questa massima spirituale. Potremmo dire che la scrittura del primo testamento intende aprirci alla scuola delle cose celesti e noi vogliamo essere qui proprio così, come alla scuola dove si imparano le cose che riguardano l’anima. Vogliamo deporre tutti i nostri interessi per le cose pur belle della vita e metterci in ascolto, lasciandoci istruire dallo Spirito che parla in noi e per noi. Ecco il primo sputo di meditazione che ci viene dalla scrittura antica.
Vanelo
È però nella sinagoga di Cafarnao che avviene l’insegnamento fondamentale del Signore.
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in Lui”. Molto tempo prima di celebrare la sua Pasqua, il Signore ha istruito i suoi discepoli. Anzitutto sul senso della comunione, sugli effetti della Santa Comunione. L’effetto del Sacramento è spiegato da Gesù con questo verbo: rimanere. Chi fa la comunione, chi riceve il Corpo del Signore, permette a Dio di entrare in Lui, nel profondo dell’anima che diventa la sede, potremmo dire senza esagerare il tabernacolo umano dove il Signore prende possesso, dove il Signore riposa. Qualsiasi atto di fede, qualsiasi momento di preghiera è comunione con il Signore, ma solo la comunione eucaristica è quel rimanere in Dio di cui l’anima ha bisogno. Mancare alla comunione eucaristica è non permettere a Dio di realizzare questa trasformazione dell’anima.
“Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così colui che mangia di me, vivrà per me”. Ecco il secondo punto dell’istruzione del Signore. Chi lo accoglie, chi vive in comunione con Lui, chi si nutre del suo pane, del suo sangue, lascia che Dio trasformi la sua vita. Come è nella vita stessa di Gesù. Tutta la vita del Signore è stata comunione con il Padre, rivelazione del suo amore, della sua misericordia, del suo amore. Così chi accoglie Cristo, chi si ciba di lui, chi entra nella comunione con il Mistero che in questo sacramento è adombrata, trasforma la sua vita che deve diventare sempre più trasparenza della presenza di Dio. Una vita che è in comunione con Dio diventa vita di preghiera, vita di lode a Dio, vita di progressivo desiderio di vera conoscenza del suo mistero. Chi è in comunione con Dio trasforma la sua vita facendola diventare comunione con gli uomini nel senso del servizio, della donazione, dell’attenzione premurosa, della vicinanza di carità. Sono gli effetti della comunione eucaristica. Quando uno si lascia “abitare” da Dio, comincia a vivere per Dio.
“”Chi mangia di questo pane vivrà in eterno”. La comunione eucaristica non è solo trasformazione della vita presente, ma è anche attesa della comunione futura, quella reale, quella eterna. Chi si avvicina con questa fede alle specie eucaristiche, non solo vive ora una vita diversa da quella di chi non ha fede, ma si incammina verso la vita eterna, di cui l’Eucarestia è viatico. Il credente vive la comunione, ricerca la comunione non solo per avere un sostegno nelle cose di questa vita, ma anche per incamminarsi verso la vita eterna, comunione vera nel mistero di Dio di tutte le anime che hanno creduto in Lui.
“Come può darci la sua carne da mangiare?”. Di fronte all’insegnamento del Signore, ecco che c’è sempre chi fatica, forse, oggi, anche noi. Di fronte all’insegnamento del Signore si rimane sempre un po’ in difetto. La gente si domanda questo non per incredulità ma perché non ha ancora compreso e visto cosa il Signore vuole fare. Per rispondere a questa domanda bisogna attendere il Giovedì Santo quando il Signore istituisce l’Eucarestia. Nel pane e nel vino consacrati il Signore dona la sua carne e il suo sangue. Queste specie eucaristiche, per la preghiera del sacerdote, in comunione con tutta la Chiesa, diventano realmente e rimangono il suo corpo e il suo sangue. Cibo per chi se ne nutre, presenza nella Chiesa di Dio stesso. La sua presenza reale che rimane oltre il tempo della celebrazione, è il segno principale del suo rimanere con gli uomini e del suo voler rimanere presente nel tempo per accompagnare le vicende dell’uomo.
Corinti
San Paolo ha acquisito questa dottrina sull’Eucarestia. Non essendo apostolo non era presente né alla predicazione del Signore né all’ultima cena. Ha acquisito dagli altri apostoli questa dottrina, questo insegnamento. Ed ha capito che è così in tutte le fedi. Il confronto con i pagani è schiacciante al tempo di Paolo. L’apostolo si domanda: perché uno prega? Perché uno si reca nel tempio del tal dio o della tal dea? Per entrare in comunione con lui, si risponde. Ecco, ciò che nelle religioni è detto imperfettamente, è detto perfettamente nella fede cattolica. Quella comunione che, nelle altre fedi, è frutto di uno sforzo dell’uomo che cerca di essere in comunione con Dio, nella fede cattolica diventa il dono che Dio fa di sé stesso, il dono che Dio opera come grazia, il dono che Dio opera perché gli uomini possano entrare in comunione con Lui. Ecco il perché del rispetto massimo del Sacramento. Ecco il perché della massima stima che occorre avere del gesto nel quale si ripete, nell’oggi della storia, la donazione unica di Cristo sulla Croce. L’Eucarestia è questo: il memoriale della Pasqua del Signore, celebrazione rituale che mette in relazione noi e la donazione di Cristo, il fedele che celebra devotamente l’Eucarestia e Dio stesso.
Per noi
In questo anno tutto dedicato alla preghiera vorrei che anche noi avessimo ad apprendere questa lezione biblica ma, soprattutto, vorrei che avessimo a praticarla. Suggerisco alcuni spunti di meditazione che sono anche temi di applicazione di questa scrittura.
- Avere sempre a cuore la presenza di Cristo. Il Signore è sempre realmente presente nel tabernacolo. Non può avere realmente questa fede eucaristica chi non sosta mai in silenzio davanti al tabernacolo, sapendo che lì è presente il Signore, riconoscendo che la sua presenza è ciò che fonda la nostra fede in Lui. Suggerisco di incominciare a passare qualche momento in chiesa durante le nostre giornate e rivolgere lo sguardo al tabernacolo, entrando in comunione profonda con il Signore che è presente e si dona a noi. Vivo questa pietà eucaristica?
- Avere sempre il massimo rispetto dell’Eucarestia. Se questi sono gli effetti prodotti dal Sacramento in noi, è però vero che noi dobbiamo avere sempre il massimo rispetto dell’Eucarestia e comunicarci solo quando siamo nelle disposizioni del cuore necessarie per riceverlo. Non comunichiamoci mai se, non essendo nelle disposizioni di fede richieste, non ci siamo comunicati. Siamo capaci di rispettare l’Eucarestia? Premettiamo sempre la santa confessione per vivere al meglio questo Sacramento?
- Comunichiamoci con il vivo desiderio di entrare in comunione con Dio. Veniamo a Messa per entrare nella comunione con il Signore. Se già siamo nelle disposizioni di ricevere il Sacramento, comunichiamoci. Ma se non lo fossimo, impariamo a desiderare di esserlo. L’Eucarestia deve essere espressione del nostro desiderio di comunione e di vita eterna. Ogni volta che veniamo a Messa, noi dovremmo desiderare di essere in comunione con Dio per avere la vita eterna. Viviamo questo desiderio? Come possiamo aumentarlo?
- Impariamo a contemplare il volto di Dio. In questo anno dedicato alla preghiera noi tutti dovremmo imparare non solo a venire a Messa, non solo a comunicarci frequentemente, ma anche ad avere spazi di adorazione prolungati per lodare il nome del Signore. Abbiamo in ogni parrocchia tempi e spazi di silenzio da vivere davanti al Sacramento. Viviamo l’adorazione Eucaristica?
- Richiamiamo al valore del sacramento. Lascio a voi la missione di testimoniare la bellezza e il valore di venire a Messa. Ditelo a tutti, ditelo ai figli, ai nipoti. Una vita che non cerca questa sapienza è una vita che crescerà anche in molte cose, ma non è una vita di fede, non è una vita che si incammina verso la vita eterna. Noi cosa vogliamo dalla vita? Quale esito desideriamo dai nostri giorni? Credo che sia doveroso testimoniare ma anche richiamare con forza la verità che il Signore ha insegnato a Cafarnao per uscire da quella mediocrità di vita che attanaglia moltissimi.
Ecco il programma di fede di un uomo, di una donna che vogliono vivere la pietà eucaristica, che vogliono sperimentare la comunione con Dio, che vogliono incamminarsi verso la vita eterna. Chiediamo al Signore di sperimentare questa grazia, per essere sempre nella comunione con Lui.