Mercoledì 25 gennaio

Settimana della 3 domenica dopo l’Epifania – mercoledì – Conversione di San Paolo

La spiritualità di questo giorno

In questo giorno tutta la nostra attenzione deve convergere su quell’atteggiamento di sapienza che ha portato San Paolo da persecutore ad apostolo. Il processo che ha permesso questo passaggio è lungo, complesso, tanto che San Paolo più volte, nel corso delle sue lettere, torna su quell’evento, donandoci luci sempre differenti. Come del resto fa anche San Luca, che ci dona un racconto più storico basandosi proprio sui racconti uditi da Paolo. Per la nostra meditazione suggerirei di capire la prospettiva di sapienza che è contenuta proprio nelle parole dell’Apostolo che abbiamo ascoltato nell’Epistola.

La Parola di questo giorno

LETTURA At 9, 1-18
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda. C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato.

SALMO Sal 116 (117)

Proclamerò ai popoli il nome del Signore.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode. R

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. R

EPISTOLA 1Tm 1, 12-17
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Fratelli, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

VANGELO Mt 19, 27-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Pietro disse al Signore Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

L’atteggiamento di sapienza

Il primo atteggiamento di sapienza di San Paolo è il rendimento di grazie. San Paolo comprende che quell’evento che gli ha cambiato la vita non è stato frutto di una sua particolare disposizione d’animo e nemmeno frutto dovuto alla ricerca interiore che andava compiendo. Il suo atto di conversione è un dono. Un dono che Dio ha preparato in modi molto diversi, facendogli compiere cammini complessi. Lo studio delle Scritture è però la base di questo atteggiamento interiore di Paolo che comprende chi è Dio proprio a partire dalle Scritture amate, lette, studiate, meditate con tanta assiduità e profondità. Dunque Paolo rende grazie a Dio per quanto gli ha permesso di vivere in modo inaspettato e del tutto gratuito.

Paolo è poi più esplicito in questo suo rendimento di grazie: egli ringrazia Gesù Cristo per avergli permesso di conoscere il suo mistero. Quel mistero che dapprima non aveva accettato, quel mistero che aveva combattuto come una dottrina senza senso, si disvela agli occhi di Paolo per quello che è: una persona. Paolo si converte quando, per grazia, arriva a comprendere che la dottrina dei cristiani non è elaborazione umana, frutto di una filosofia umana, ma è dovuta all’incontro con la persona di Cristo. Quando Paolo realizza il suo incontro personale con Cristo si converte. La sua conversione non è frutto di elaborazione, pensiero, dotte disquisizioni, ma solo dell’essersi arreso, come dice lui stesso, alla grazia di Colui che lo aveva cercato da sempre.

Cuore di questo incontro è la misericordia. Paolo si converte, cioè cambia radicalmente idea, su questo attributo di Dio. Prima della sua conversione, Paolo aveva predicato il Dio giusto, che ama il credente e che punisce il peccatore. È nell’incontro con Cristo che Paolo comprende che è vero il contrario: Dio ama l’uomo, non punisce il peccatore, anzi manda suo Figlio per salvarlo, per donare a lui una nuova vita di grazia nel risorto. Al centro della conversione di San Paolo sta dunque la misericordia di Dio. Quella misericordia che non è solo un attributo di Dio, ma l’incontro con Colui che è amore e misericordia: Gesù Cristo.

Così Paolo può passare a descrivere un altro atteggiamento di sapienza. Avendo ottenuto misericordia, anch’egli si pone a guardare le cose da questo punto di vista. Lui che era stato il fiero oppositore del cristianesimo che andava predicando la misericordia di Dio, comprende che questo è il primo, il vero e forse il solo punto di vista corretto per guardare ogni cosa: la realtà, il mondo, gli uomini. Così San Paolo incomincia a guardare le cose da un diverso punto di vista rispetto al precedente e comprende bene la verità di tutto ciò che si offre alla sua contemplazione.

La sapienza di Paolo conosce ancora un’ulteriore evoluzione. Questa misericordia di Dio, questa prospettiva grazie alla quale giudicare ogni cosa, non può rimanere confinata dentro di sé: deve essere comunicata agli altri. Ecco perché Paolo si propone come araldo di questa predicazione, facendo ruotare ogni altra cosa della sua vita attorno alla comunicazione di questo Vangelo, questa “buona notizia” che è la misericordia di Dio per i peccatori. Paolo annuncia a tutti i più grandi peccatori che proprio per loro c’è la misericordia, proprio loro sono i primi invitati ad accostarsi a Dio, proprio loro sono i primi ad essere chiamati da Gesù.

L’ultimo atteggiamento di sapienza è quella preghiera che noi conosciamo bene: “Al re dei secoli, incorruttibile, invisibile, unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen”. Preghiera che dice come Paolo prega interiormente, con quale ricchezza di parole egli si rapporti a Dio, come egli veda il mistero della presenza di Dio, autore e perfezionatore di ogni fede.

Il nostro cammino di fede

Credo che anche il nostro personale cammino spirituale possa attingere luce da questa rivelazione di sapienza. Anche noi, infatti, siamo qui perché abbiamo accolto la rivelazione del volto di Dio che è la sua misericordia. Il nostro cammino di fede, se vuole essere anche un cammino di sapienza personale, deve portarci a guardare con misericordia tutte le cose. Atteggiamento di sapienza davvero difficile! Noi spesso non guardiamo alle cose del mondo, agli eventi di cui siamo testimoni da questo punto di vista. Credo che tutti assomigliamo, per moltissimi aspetti, a San Paolo prima della conversione! Per molte cose facciamo prevalere un criterio di “giustizia” che spesso non significa altro che un criterio attraverso il quale far valere i nostri diritti e, non di rado, i nostri puntigli, le nostre prospettive personali, il nostro modo di vivere. È proprio su questo che si potrebbe giocare il nostro atteggiamento di conversione, ad imitazione di San Paolo. Credo che papa Francesco, in questi dieci anni di pontificato, abbia speso ogni forza e ogni parola possibile per cercare di farci vivere alla luce di questa misericordia. Eppure tutti noi facciamo molta fatica ad arrenderci a questo criterio e a fare in modo che tutto possa essere guardato in questa luce! Come possiamo fare? Come possiamo realizzare, a nostra volta, quell’incontro con Cristo che, poi, cambia il nostro modo di fare, di vivere, di pensare alle cose della vita e della fede? Solo pregando, come San Paolo. Se noi non renderemo grazie a Dio, se noi non saremo in contemplazione della sua misericordia, se noi non sapremo essere pronti ad un’azione di preghiera profonda, noi non potremo mai giungere ad una vera conversione del cuore. In questo anno della preghiera suggerirei a tutti di avere sempre a cuore questa realtà. Mettiamo attenzione al modo con il quale preghiamo. Non lasciamoci distogliere da quello che è il vero modo di pensare del credente! Modo di pensare che può essere compreso e apprezzato solo a partire da una seria ed approfondita contemplazione del volto del Signore.

Intenzioni di preghiera

In questo giorno credo che sia giusto pregare per noi, per la nostra conversione, per il nostro modo di guardare alla misericordia di Dio. Preghiamo perché possiamo comprendere ciò che Dio rivela, ciò che Dio continua a dire di sé stesso attraverso Gesù Cristo, attraverso la Chiesa, attraverso tutti quegli uomini e quelle donne di buona volontà che vogliono conoscere sempre più il mistero di Dio che si rivela.

Preghiamo perché impariamo da San Paolo ad usare misericordia nei nostri giudizi, tutti desiderosi di compiere solo la volontà di Dio.

Preghiamo perché il Vangelo della misericordia possa essere donato ad ogni uomo e da ogni uomo possa essere apprezzato.

Preghiamo perché possiamo avere quello sguardo di contemplazione nel quale nasce la conversione del cuore.

2023-02-03T17:40:01+01:00