2Settimana della 3 domenica dopo l’Epifania – giovedì – Conversione di San Paolo
La spiritualità di questa settimana
Questo giorno è dedicato alla conversione di San Paolo ma anche alla conclusione dell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Anzitutto rileggiamo insieme la lettera a Timoteo.
La Parola di questo giorno
LETTURA At 9, 1-18
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda. C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato.
LETTURA At 21, 40; 22, 3-16
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Paolo, in piedi sui gradini, fece cenno con la mano al popolo; si fece un grande silenzio ed egli si rivolse loro ad alta voce in lingua ebraica, dicendo: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nell’osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti. Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. Io risposi: “Chi sei, o Signore?”. Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”. Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: “Che devo fare, Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia”. E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco. Un certo Anania, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, venne da me, mi si accostò e disse: “Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in quell’istante lo vidi. Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome”».
SALMO Sal 116 (117)
Proclamerò ai popoli il nome del Signore.
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode. R
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. R
EPISTOLA 1Tm 1, 12-17
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Fratelli, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
VANGELO Mt 19, 27-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Pietro disse al Signore Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
Timoteo
“Rendo grazie a colui che mi ha reso forte”. È la prima parola che rileggiamo da questo brano. Certo Paolo aveva un carattere forte. Lo dimostra la sua condotta anche prima della conversione. Uomo energico, uomo che si è formato anche per la sua determinazione, uomo che ha cercato di eccellere. Paolo doveva avere certo un carattere molto forte e non molto facile. Eppure Paolo non sta alludendo a questa fortezza, alla fortezza del carattere. Paolo sta alludendo alla fortezza della fede. Si era illuso di poterla trovare nella legge, nella disciplina rigoristica. Nell’evento di Damasco e, soprattutto, nella sua rielaborazione degli anni successivi, Paolo ha compreso che la fortezza che Dio gli donava era quella sì della fede, ma della fede in Cristo. Non della fede nelle opere, non del volontarismo a tutti i costi, non della forza fisica che sosteneva la fede. Paolo impara, con la sua conversione, che la forza di Dio è quella che viene dallo spirito ed è quella che permette di sostenere quelle debolezze della vita che aveva cercato di fuggire in ogni modo.
“Mi ha giudicato degno di fiducia mettendomi al suo servizio”. Paolo è sempre stato a servizio del sinedrio, ha cercato di farsi una fama, di costruirsi una carriera partendo proprio da quella forza che credeva di avere. Vedendo ogni prospettiva rovesciata nella conversione, Paolo, pian piano, scopre che è sì chiamato al servizio di Dio, ma non nel modo con il quale aveva creduto di poterlo servire. Il servizio di Dio sarà il servizio di Cristo. Il servizio di Cristo sarà l’annuncio ai fratelli. Questo è ciò che Paolo scopre di dover fare. Con viva gratitudine egli comprende che anche le sue debolezze, proprio quelle che avrebbe voluto dimenticare, servono a qualcosa. Anzi, propriamente sono proprio quelle che Dio risana e mette a servizio della Chiesa.
“Questa parola è degna di essere ascoltata da tutti: Cristo Signore è venuto per salvare i peccatori”. Ecco il cuore della predicazione di Paolo: Dio viene in Gesù Cristo, per salvare i peccatori. San Paolo si sente accolto da Dio per quello che egli è e proclama il medesimo vangelo di misericordia a tutti. Questo è il cuore del suo annuncio, questo è il cuore del vangelo di Paolo. Anzi, come leggevamo sempre nella lettura, San Paolo comprende che il primo ad essere stato graziato dalla misericordia di Dio è proprio lui e, per questo, egli diventa strumento di misericordia per altri, perché tutti comprendano a quale grazia sono chiamati in Cristo Gesù.
“Al re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli”. Sembra una conclusione molto formale, una conclusione molto nobile. Non è così, non sono belle parole, non è conclusione formale. San Paolo, piuttosto, si dispone davvero a rendere lode a Dio anche per quell’evento, per la sua conversione che rimane luce e faro non solo per la sua persona ma per tutta la Chiesa. È Paolo stesso che comprende quanto la sua conversione può essere di aiuto agli altri e non esita a interpretare quell’evento come momento di conversione personale che giova a tutta la Chiesa.
La conversione di San Paolo è, dunque, evento che rimane faro per tutti, per la Chiesa e per tutti coloro che vogliono, come San Paolo, proseguire la propria esistenza alla luce del Vangelo.
Per noi e per il nostro cammino
- Potremmo dire noi le stesse parole di San Paolo?
- Avvertiamo anche noi la medesima gratitudine per la fede che ci è stata donata e per la nostra appartenenza alla Chiesa?
Credo che anche noi tutti possiamo dire le stesse cose, se ben ci pensiamo. Anche noi abbiamo ricevuto il medesimo dono di grazia, perché abbiamo ricevuto il dono della fede. Anche noi, in qualche modo, siamo a servizio della Chiesa. Certo non nel senso di San Paolo, eppure anche noi siamo a servizio di essa, in qualche modo. Anche noi possiamo dire che siamo stati resi forti, nel senso che la fede rende intenso il nostro cammino e rende possibile i passi che, concretamente, stiamo facendo.
Anche noi, infine, credo che dovremmo lodare Dio per quello che siamo e per quello che ci viene dato di fare. Soprattutto anche noi dovremmo sempre gioire perché dovremmo sentirci sempre sostenuti dalla misericordia di Dio, così come dovremmo sempre dire agli altri quale grande misericordia circonda ciascuno. Forse il vero passo di conversione da fare, per tutti, è proprio questo: imparare a lodare Dio per le cose belle della vita, per la fede che condividiamo, per ogni altra realtà che sostiene i nostri passi. Così dovremmo lodare il Signore per la nostra partecipazione alla Chiesa, perché mentre essa ci edifica, anche noi la edifichiamo, con quel poco o quel molto che sappiamo fare.
Chiediamo questa grazia non solo per noi, ma per tutti i cristiani. Insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà anche appartenenti ad altre chiese e ad altre confessioni cristiane, dovremmo dire che Cristo è la nostra forza e tentare anche di camminare su strade di comunione, di riconciliazione, di vicinanza, perché questo è il vero fulcro della nostra fede.
San Paolo interceda per noi e ci aiuti a camminare su queste strade di comunione e di riavvicinamento reciproco.