Settimana della 1 domenica dopo la dedicazione – Lunedì
A parte la festa dei santi Simone e Giuda apostoli, questa settimana è una settimana ordinaria che, attraverso le parole dell’Apocalisse e dei Vangeli, ci consentirà di terminare la riflessione di questo mese missionario.
Vangelo
Lc 9, 57-62
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Mentre camminavano per la strada, un tale disse al Signore Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Segno e profezia. Il Vangelo è questo. Chi segue il Vangelo deve essere così, un uomo, una donna, capaci di essere segno e profezia. Segno dell’amore di Dio. Il Vangelo è segno dell’amore di Dio per l’uomo, è Parola che rischiara tutta l’umanità, è voce che richiama la coscienza alle verità più grandi ed eccelse. Profezia: il Vangelo è Parola che non solo illumina la vita presente, ma che ci consente di guardare avanti, di guardare al futuro in Dio e di Dio. In Dio, perché questo è il fine a cui tende la storia di tutti gli uomini; di Dio perché Egli non muta, è il senso di ogni giorno dell’uomo.
Così chi segue il Vangelo: deve essere segno di qualcosa che si rinnova, segno di una Parola che sa attirare a sé e che sa cambiare la vita di chi l’accoglie. Anche la vita degli uomini e delle donne che accolgono il Vangelo deve essere profezia. Profezia di un mondo che ha da venire, profezia di un futuro che è tutto nelle mani di Dio, profezia perché richiamo ai valori che danno senso all’esistenza e che regolano una intera vita.
Apocalisse
Ap 4, 1-11
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
In quel giorno. Vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: «Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito». Subito fui preso dallo Spirito. Ed ecco, c’era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono c’erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d’oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d’occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l’aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un’aquila che vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: «Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!». E ogni volta che questi esseri viventi rendono gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro anziani si prostrano davanti a Colui che siede sul trono e adorano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, per la tua volontà esistevano e furono create».
Così si spiega anche la pagina dell’Apocalisse. La visione dell’apostolo riguarda proprio gli uomini che hanno trasmesso, con le loro pagine immortali, la Parola di Dio. Sono i simboli classici con i quali anche noi siamo, da sempre, abituati a vedere gli evangelisti: il leone, simbolo di Marco, perché è San Marco che ci parla di Gesù come di un appartenente alla tribù di Giuda, che ha, proprio nel leone, il suo simbolo. Luca, rappresentato dal bue, perché San Luca ha una forte sottolineatura del sacrificio di Cristo e il bue era l’animale pingue del sacrificio offerto a Gerusalemme. L’Angelo, simbolo di San Matteo, perché il suo Vangelo si apre con il riferimento agli angeli e si chiude con il medesimo riferimento. L’aquila, animale intelligente, penetrante, come è lo sguardo di San Giovanni sulla vita del Signore, lui che offre al credente, nelle sue pagine, una narrazione teologica e non un resoconto della vita.
San Giovanni ci ricorda che essi furono segno e profezia. Segno per il loro tempo e per tutti i tempi, con le loro opere essi hanno parlato al mondo. Profezia di quello che ancora deve avvenire, perché ogni cosa è nelle mani di Dio.
Per noi
Certamente la vita dei missionari, ai quali vogliamo pensare in questo mese di ottobre e che vogliamo particolarmente ricordare nella nostra preghiera, è profezia. Profezia del mondo che deve venire, segno perché, nella disponibilità a servire la Chiesa e i fratelli di paesi lontani, c’è già un richiamo a quei valori che regolano la vita dell’uomo credente, ovunque egli si trovi.
Segno e profezia, però, deve essere anche la nostra vita. Se crediamo nella Parola del Vangelo, se davvero crediamo alla Parola che guida il cammino della Chiesa e di ogni credente, allora anche la nostra esistenza deve divenire richiamo ai valori dell’anima. Molto spesso non è così. Quando viene meno questa consapevolezza si impoverisce la missione del cristiano e, venendo meno questa verità, anche la stessa missione della Chiesa risulta impoverita. Dunque tutti abbiamo il compito di rendere la nostra vita segno, profezia di ciò che veramente deve contare nell’esistenza.
- Sono consapevole di questa verità?
- Rendo la mia vita segno del tempo che ancora deve venire?
Offriamo la nostra meditazione al Signore perché sia Lui ad illuminarci e a rendere la nostra vita segno e profezia, luce che splende davanti agli uomini.