Settimana dell’ultima domenica dopo l’Epifania – mercoledì
Meditiamo insieme le Scritture.
Qoelet
Qo 8, 5b-14
Lettura del libro del Qoèlet
La mente del saggio conosce il tempo opportuno. Infatti, per ogni evento vi è un tempo opportuno, ma un male pesa gravemente sugli esseri umani. L’uomo infatti ignora che cosa accadrà; chi mai può indicargli come avverrà? Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale tanto da trattenerlo, né alcuno ha potere sul giorno della morte. Non c’è scampo dalla lotta e neppure la malvagità può salvare colui che la compie. Tutto questo ho visto riflettendo su ogni azione che si compie sotto il sole, quando un uomo domina sull’altro per rovinarlo. Frattanto ho visto malvagi condotti alla sepoltura; ritornando dal luogo santo, in città ci si dimentica del loro modo di agire. Anche questo è vanità. Poiché non si pronuncia una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore degli uomini è pieno di voglia di fare il male; infatti il peccatore, anche se commette il male cento volte, ha lunga vita. Tuttavia so che saranno felici coloro che temono Dio, appunto perché provano timore davanti a lui, e non sarà felice l’empio e non allungherà come un’ombra i suoi giorni, perché egli non teme di fronte a Dio. Sulla terra c’è un’altra vanità: vi sono giusti ai quali tocca la sorte meritata dai malvagi con le loro opere, e vi sono malvagi ai quali tocca la sorte meritata dai giusti con le loro opere. Io dico che anche questo è vanità.
Dovremmo meditare e fare nostre le parole del sapiente, che valgono anche per i nostri giorni. Diceva, tra le molte cose che potremmo riprendere, il saggio: “perché non si pronuncia una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore degli uomini è pieno di voglia di fare il male”. È il ritratto del nostro tempo. Oggi sembra quasi impossibile dire che una cosa è male! Subito, appena si osa dire qualcosa che rimanda ad un giudizio morale, si viene attaccati. È uno dei tanti modi con cui la fede viene derisa. Quando poi si lascia percepire che il criterio per dire se una cosa è bene o male, arriva dalla fede, apriti cielo! Così, proprio perché non si ha il coraggio di dire cosa è bene e cosa è male, molti si lasciano attrarre dal male e cadono nelle trame del male stesso. Penso alla debolezza della coscienza di molti nostri giovani e mi chiedo se, davvero, noi adulti abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare per dare criteri di riferimento certi e per presentare la verità di Dio, alla quale tutto si deve sempre riferire, come attraente. Un servizio alla Verità che tutti dovremmo poter fare, un servizio a Dio che dovrebbe essere possibile a ciascuno di noi, è proprio questo: indicare il male perchè male, al fine di istruire tutti ad evitarlo.
Ancora il sapiente ci provoca: “sotto il sole ci sono giusti che hanno la sorte degli empi e ingiusti che hanno la sorte dei giusti”. È quella constatazione amara che facciamo anche noi quando vediamo il giusto morire prematuramente, o ammalarsi, o dover sopportare molte difficoltà della vita, mentre l’ingiusto trionfa sempre. Il sapiente ci dice di non dubitare mai. Dio lascia fare ma vede! Ecco il cuore della riflessione del sapiente. Tutto è destinato al suo giudizio. Non è questa una minaccia, ma, piuttosto la verità che occorre conoscere per vivere con spirito di fede questa esistenza.
Vangelo
Mc 12, 38-44
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa ». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Gesù vive una scena molto simile a quella descritta dal sapiente. A Gerusalemme era molto facile vedere figure di uomini che si pavoneggiavano della loro scienza, e che ostentavano il loro status sociale, apparentemente riconosciuto da tutti, ma non sempre vero. Non era sempre sapiente chi si metteva in mostra nelle piazze, non era sempre sapiente chi si cimentava in discussioni spesso vane e peregrine, non era certo sapiente chi ambiva sempre al primo posto! Piuttosto Gesù vede la sapienza in una donna che mette “tutto quello che aveva” nelle mani di Dio. La sapienza di questa donna non è la carità, non è il dare quello che ha per i poveri, lei che, pure, è povera. La sapienza di questa donna viene dal consegnarsi tutta a Dio, viene dal suo rimettersi nelle mani del Signore completamente. Questa donna sa che Dio provvederà a lei, alla sua situazione, alla sua vita. Non teme di compiere questo gesto. Non è pazza! Ma sa che, se così non facesse, sarebbe come tutti gli altri. Non sarebbe sapiente secondo la fede. La povertà economica di questa donna dice la sua sapienza: ella è una figlia di Dio che sa, davvero confidare in Dio Padre di tutti. È una donna che nessuno noterà, è una donna che non sta in mezzo alle piazze, eppure è una donna sapiente! Meriterebbe una cattedra per insegnare cosa è la vita! Ma, come spesso accade, rimarrà confinata nell’ombra e nell’oblio. Non sempre i sapienti emergono!
Per Noi
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- Che criterio di vita abbiamo?
- È anche tipico della sapienza della nostra esistenza, il fidarsi di Dio?
Dovremmo verificare bene le nostre parole e i nostri gesti, per vedere se qualcosa della vedova è davvero dentro di noi. Oppure dovremmo verificarci, ormai davvero alla vigilia della quaresima, per comprendere se il male che non abbiamo contribuito a smascherare, non si è impadronito anche di noi.
- Contribuisco a indicare il male perché male?
Forse, oggi, potremmo proprio prenderci questo impegno: in casa, al lavoro, nelle relazioni che viviamo quotidianamente, proviamo a dire senza paura cosa è bene e cosa è male. Non secondo noi, non secondo il nostro buon senso, ma secondo la fede. Solo così si vive seguendo il vangelo, fonte di salvezza.