Di Lazzaro
Per introdurci
- Abbiamo scritto la nostra regola di vita per la quaresima?
- Abbiamo cercato di crescere nella preghiera con coloro che amiamo e per coloro che amiamo?
- Abbiamo pregato con la Parola in questi giorni?
- Abbiamo visitato un malato?
Ormai entriamo nella ultima vera e propria settimana di Quaresima, perché la prossima sarà la settimana santa, quella nella quale rivivremo tutti i momenti salienti della vita del Signore.
La Parola di Dio
LETTURA Es 14, 15-31
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri». L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte. Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare. Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!». Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.
SALMO Sal 105 (106)
Mia forza e mio canto è il Signore.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Chi può narrare le prodezze del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo popolo,
visitami con la tua salvezza. R
Minacciò il mar Rosso e fu prosciugato,
li fece camminare negli abissi come nel deserto.
Li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode. R
Salvaci, Signore Dio nostro,
radunaci dalle genti,
perché ringraziamo il tuo nome santo:
lodarti sarà la nostra gloria.
Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre. R
EPISTOLA Ef 2, 4-10
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.
VANGELO Gv 11, 1-53
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Vangelo
Vorrei che anche oggi ci concentrassimo sul Vangelo per vedere i modi differenti del guardare al mistero della morte nel Signore e in noi.
All’inizio del Vangelo, quando è detto che vennero ad annunciare al Signore Gesù che Lazzaro, il suo amico, era malato, egli disse: “questa malattia non porterà alla morte ma è per la gloria di Dio”. Già questa prima riflessione ci dice come Gesù guarda alla malattia di Lazzaro e alla sua morte, che sa avverrà presto, non dal punto di vista emotivo, non dal punto di vista umano, ma dal punto di vista di Dio. Gesù vede, in quel fratello che sta per morire, un amico al quale, presto, donerà di nuovo la vita per far comprendere a tutti a cosa è chiamata l’esistenza dell’uomo.
Al cuore del Vangelo c’è il pianto di Cristo, segno dei suoi profondissimi sentimenti. Sentimenti che Gesù non censura, dei quali non si vergogna. Anche il Figlio di Dio, di fronte alla morte dell’uomo, di fronte ad una tomba, ha provato dolore, compassione, viva pietà, tanto da non riuscire a trattenere il pianto.
Ma a sorprendere sono gli atteggiamenti finali del Signore. Intanto quell’ordine di aprire la tomba di Lazzaro, che stupisce perfino la sorella che, con ottima intenzione, vuole assincerarsi che Gesù abbia capito bene. È per questo che ella ripete: “Signore, già manda cattivo odore! È lì da 4 giorni!”. Ma, poi, soprattutto la preghiera del Signore al Padre. Ancora una volta il Signore Gesù dialoga con il Padre, parla con il Padre in un modo unico, profondo. “Padre, ti rendo grazie che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto…”. Preghiera che non solo dice la profondità del suo rapporto con il Padre, ma che dice anche la certezza che il Signore ha nel cuore: Dio ascolta. Ascolta anche nel momento dell’angoscia, ascolta anche nel momento del dolore, ascolta sempre. È, questa, la consapevolezza con cui il Signore affronterà anche l’ultimo giorno della sua vita sulla terra. Anche in quell’occasione il Signore prega il Padre certo di questo ascolto. Introduzione alla preghiera che intende, poi, diventare insegnamento: “l’ho detto per la gente”. Gesù è consapevole che “la gente”, vale a dire tutti gli uomini, vale a dire noi, avremmo avuto notevoli difficoltà proprio a vivere quel momento, il momento della morte, il momento in cui siamo chiamati a stare vicino ad una persona cara che muore. Infine quel grido: “Lazzaro, vieni fuori!” che lascia stupiti tutti, soprattutto quando si vede emergere dalla tomba scavata nella roccia il corpo bendato di Lazzaro. Così Gesù parla della sua risurrezione, che avverrà di lì a pochi giorni e, con essa, del risorgere degli uomini. Insegnando alla gente, e cioè a noi, che la vita dell’uomo non è destinata alla tomba, non è destinata alla fine, ma è destinata ad un nuovo inizio, è destinata alla risurrezione, è destinata alla comunione con Dio. Ed infine Gesù dice: “liberatelo e lasciatelo andare!”. Il riferimento è, ovviamente, a Lazzaro bendato che deve, ora, essere sbendato perché torni alla vita, alla casa, agli affetti, a quelle sorelle che lo avevano pianto perché morto. Eppure, parola detta a tutti, non solo per Lazzaro. Tutti devono essere sciolti dal dolore della morte per vivere in Dio, per vivere nella consapevolezza che è l’eternità di Dio quella vita vera, ultima che ci attende!
Di fronte a questo modo di guardare alla morte noi ci sentiamo molto sorpresi e, credo, ci rivediamo meglio nelle figure accessorie del Vangelo. Soprattutto in quella gente che critica: “costui che aveva aperto gli occhi al cieco nato, non poteva anche fare sì che questi non morisse?”. Anche noi sappiamo che, spesso, nei confronti della malattia e della morte abbiamo solo parole di critica, di dolore, di compassione e non parole di comprensione, di fede, aperte alla speranza.
O ci vediamo in quelle sorelle che dicono: “so che risorgerà l’ultimo giorno”. Parole molto fredde, che dicono un sapere di fede che è presente nella mente, ma non nella vita. Come se si sapesse una verità che, però, è fredda, lontana, quasi ancora da conoscere appieno.
Esodo
Così come anche il popolo ebraico guardò all’Esodo, al passaggio nel mar Rosso, come ad un evento storico, senza capire che nella morte degli egiziani e nella salvezza di Israele era detto, con la forza del simbolo, questa verità: la vita dell’uomo finisce questa esperienza con il morire e, comunque, la morte non è l’ultima parola sulla vita dell’uomo. L’ultima parola è la risurrezione, la vita nuova nella quale siamo tutti attesi, verso la quale siamo invogliati a camminare, in attesa di quella beata speranza che è il Salvatore Gesù Cristo.
Efesini
Se sta questo, allora si capisce come bisogna vivere. San Paolo aveva parole mirabili a questo proposito: “compiamo le opere buone che Dio ha predisposto per noi perché noi le praticassimo”. Così vivono i cristiani: sapendo che la morte è, in un certo senso, la fine della loro vita, o meglio di questa loro vita nel tempo. Tempo che deve essere usato per ogni opera buona, che è già pegno di vita eterna, che è già speranza, quasi anticipo di risurrezione. Così i cristiani camminano nel tempo in vista dei beni eterni. È così che si sperimenta quella forza straordinaria della grazia che ci viene data in Cristo Gesù.
Per il nostro cammino
In questa quinta domenica di quaresima anche noi veniamo provocati da questa parola di fede.
- Come guardiamo al mistero della morte?
Certo ci sono modi molto differenti. Molti uomini, lo sappiamo bene, anche molti cristiani, guardano alla morte come ad un evento ineluttabile e al quale bisogna rassegnarsi. Molti altri uomini vivono la morte come il dramma dell’esistenza, provando molta paura e angoscia, molti altri vivono la morte quasi non pensandoci, lasciando che le cose vadano come vadano. Dobbiamo per altro dire che si sta diffondendo pericolosamente una cultura della morte cercata, ormai da molti anni, così che, quando le condizioni del vivere non corrispondono più al proprio ideale, ecco che, allora, si invoca la morte, ci si toglie la vita o si chiede ad altri di farlo. Problema assai rilevante nella nostra società e nel nostro mondo, anche perché esistono esiti diversi della discussione. Ecco perché vale la pena di verificare la nostra fede e di domandarci davvero cosa diciamo noi, cosa pensiamo noi in prima persona sul mistero della morte e del morire dell’uomo.
- Cosa diciamo come credenti?
Al di là di cosa pensiamo su questi temi, credo che questa domenica ci fornisca l’occasione propizia per chiederci cosa pensiamo come credenti. Abbiamo lo sguardo del Signore? io credo sia molto difficile, ma, in fondo, la proposta spirituale di questa domenica ci sta chiedendo proprio questo. Ci sta chiedendo di guardare alla malattia, alla morte come al manifestarsi della volontà di Dio. Il che significa non accettarla con rassegnazione, quasi che sia un castigo, ma piuttosto ci è chiesto di vedere queste realtà con gli occhi di Dio, ovvero come un manifestarsi della sua gloria. Il “modo” del morire, il “tempo” del morire, sono il manifestarsi di Dio nella nostra storia. Dio si manifesta chiamando all’eternità. Il che avviene, certo, con la morte, come “esodo”, come uscita dal mondo. La lettura dell’Esodo ci ha per altro detto che l’angelo del Signore ci accompagna, ci segue, ci illumina, ci protegge. Un cristiano muore sapendo questo, sapendo che c’è un angelo del Signore che ci rischiara il cammino, che tiene per mano la nostra anima. Invito tutti a riflettere su questa verità e a suscitare in noi questa consapevolezza.
- So che il Signore ascolta anche me?
Il momento del dolore, il momento della sofferenza sono momenti difficili della vita. Sono momenti nei quali è sempre molto complesso pregare, eppure sono anche momenti nei quali in diverse forme, con diversi modi, l’anima dei singoli si apre a Dio. Spesso sento alcuni che dicono, quasi con rassegnazione: tanto Dio non mi ascolta! Dovremmo verificare bene quello che diciamo. Illuminati dalla Parola e dagli atteggiamenti del Signore, noi tutti siamo chiamati a dire che sempre il Signore ci ascolta. Questa è la verità di fede che siamo chiamati a fare nostra. .anche quando non accade quello che chiediamo. Il fatto che non accada quello che chiediamo, non è indice del fatto che il Signore non ci ascolta, ma altra era la via per “rendere gloria a Dio”.. discorso certo complesso, ma che deve aprire ciascuno di noi alla riflessione e alla preghiera. In questi giorni vi propongo di visitare con fede il cimitero dove sono i vostri cari. Nel ricordare le loro storie, chiedete a loro che sono sciolti dai legami dell’esistenza e vedono il volto di Dio di aiutarvi. E chiedete anche di aiutare la nostra cultura a ritrovare quel senso della vita che apre alla vita eterna!.