Terza Domenica di Pasqua
Questa domenica, terza di Pasqua, è la più difficile, in quanto a scritture proposte, di tutto il tempo pasquale. Essa, tuttavia, è determinante e fondante per il cristiano, che sostenuto dalla Parola, è invitato a trovare nei sacramenti il sostegno per il proprio cammino di fede. Quest’anno viviamo questa ulteriore difficoltà, e cioè quella di non poter vivere il sacramento nella presenza in Chiesa, quindi dobbiamo proprio lasciare che la Parola di Dio ci prenda per mano e la comunione spirituale con l’Eucarestia ci sostengano, esprimendo però anche il desiderio di vivere tutti i sacramenti che, come vedremo, in queste scritture sono adombrati.
Vangelo
Gv 1, 29-34
✠Lettura del vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Giovanni, vedendo il Signore Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Atti
At 19, 1b-7
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni Paolo, attraversate le regioni dell’altopiano, scese a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni battezzò con un battesimo di conversione, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare. Erano in tutto circa dodici uomini.
Ebrei
Eb 9, 11-15
Lettera agli Ebrei
Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.
Cristo “sacramento” dell’amore di Dio, la Chiesa “sacramento” di Gesù Cristo.
Prima di immergerci in queste letture, dobbiamo però fare una premessa. Nella teologia dei padri, il mistero di Cristo viene anche chiamato semplicemente “Sacramentum”, cioè manifestazione dell’amor di Dio. La chiesa, di conseguenza, viene definita “Sacramento di Cristo”, nel senso che, con la celebrazione dei Sacramenti, permette al fedele di venire in contatto con lo stesso mistero di Cristo. Il “sacramento” celebrato dalla Chiesa, crea comunione con il “Sacramentum” per eccellenza, cioè con Cristo stesso, vivo nella sua chiesa, come tutto il tempo pasquale, anche nei suoi giorni feriali, ci dà la forza e la grazia di comprendere. I Padri esprimono questo pensiero anche con un’immagine: mentre Cristo è il sole di giustizia, di salvezza, di verità che splende per tutto l’universo, la chiesa può essere paragonata solamente alla luna. Come la luna riflette la luce del sole, così la Chiesa riflette la luce di Cristo. In questo senso la chiesa è “sacramento” di Cristo: essa trae tutta la sua forza dal Signore risorto e trasmette questa medesima forza ai fedeli che, in essa, celebrano uniti e con devozione tutti i sacramenti. Di più, i padri si spingono a dire che la Chiesa è “luna crescente” nell’annuncio della Parola; “luna piena” nella celebrazione del mistero in cui la Parola e il gesto sacramentale formano un tutt’uno; “luna calante” nel dare la vita per amore. Nella parola proclamata, vissuta, testimoniata, si vive quel tutto del mistero pasquale attraverso il quale Cristo si rende presente nell’oggi della storia della salvezza.
Questa premessa ci serve per riscoprire il valore dei sacramenti che esplicitamente vengono citati nelle tre scritture di oggi e che vogliamo adesso riprendere, comprendere e riportare nella nostra vita quotidiana.
L’inizio fondante del Battesimo.
L’inizio fondante di ogni vita cristiana, di ogni vita in Dio, è il battesimo, che ci veniva ripresentato in duplice forma: quella penitenziale di Giovanni il Battista, rievocato nel Vangelo, e quella della prima Chiesa, che immerge nell’acqua il catecumeno che si è preparato ad aderire a Cristo, non solo in senso penitenziale per il perdono dei peccati, ma anche concedendo quella grazia particolare dell’inizio della fede che è l’origine di ogni itinerario di conoscenza e di sequela di Cristo. Il Battesimo, che viene chiamato anche “la porta dei Sacramenti” è per tutti i fedeli l’inizio della vita di fede, quella vita di fede che, poi, si sviluppa nei diversi momenti della vita cristiana.
L’Eucarestia “fons et culmen”.
Il cammino di figliolanza apertosi con il Battesimo, deve però dirigersi e giungere al suo compimento. Compimento di ogni cammino di figliolanza in Cristo è la comunione con Lui. Comunione di vita, che significa acquisizione dei valori del Vangelo e di un medesimo modo di pensare, di vedere la storia e, quindi, di giudicare e di agire in essa. Comunione di vita che si rende visibile, tangibile, da gustare, nella comunione sacramentale, che è, al tempo stesso, il “culmine” di ogni cammino cristiano e la “fonte” di una più profonda conoscenza di Cristo e il sostegno di ogni testimonianza di fede che il cristiano è chiamato a compiere nel corso della sua esistenza. L’inizio fondante del Battesimo è, quindi, in vista di un compimento: quello della perfetta adesione a Cristo nella comunione di vita con Lui.
L’essere discepoli: la Confermazione.
In questo itinerario, come ci spiegava bene la prima lettura, occorre una permanente forza di Cristo, che è quella che viene data nella confermazione. L’impegno a seguire Cristo, iniziato con il Battesimo, indirizzato verso quella pienezza di comunione che è l’Eucarestia, trae forza dallo Spirito di Cristo che viene effuso nei cuori: è la confermazione. La “cresima” come più frequentemente chiamiamo questo Sacramento, dovrebbe dire la decisione di seguire il Signore, la ferma volontà di impegnarsi in un itinerario di continuo approfondimento della vita cristiana che diventa fonte di rinnovamento continuo del proprio essere credenti.
Contro ogni debolezza: la confessione.
Il cristiano, pur motivato e capace di esprimere la sua decisione di unione a Cristo nella comunione con Lui, sperimenta ogni giorno anche il mistero della sua finitezza e, quindi, in concreto, la sua peccaminosità. Pur essendo attratto dal mistero di Cristo e pur cercando una comunione perfetta con Lui, il cristiano deve sperimentare il senso del suo limite, che si esprime con la decisione di dirigersi contro quella comunione che pure ricerca. Ecco il Sacramento della riconciliazione, di cui ci parlava la seconda scrittura, ricordandoci che è il sangue prezioso di Cristo che ci ha salvato una volta per tutte nel sacrificio della Croce e che continua a salvare il suo popolo nella ripresentazione del suo sacrificio che è l’Eucarestia, alla quale si può accedere con il cuore purificato. La riconciliazione diventa il sacramento in cui Cristo continuamente perdona il peccato dell’uomo, in vista di quella sua perenne partecipazione al rinnovamento della vita che si dovrà concludere con la vera partecipazione alla visione dell’infinito mistero di Dio nella vita eterna.
Servire Cristo con cuore indiviso: matrimonio ed ordine.
Altra tappa fondamentale della vita del credente che viene rinnovato dalla celebrazione dei sacramenti, è la scelta di vita come adesione a Cristo con cuore indiviso, nella duplice modalità: il servizio in ordine alla comunità, il sacerdozio oppure il servizio all’amore sponsale, il matrimonio. Questi due sacramenti sono stati istituiti nell’ambito della Pasqua rievocato dalle letture odierne: il sacramento dell’ordine nel cenacolo, insieme all’Eucarestia, e il matrimonio nella crocifissione, giacché anche il matrimonio è vocazione alla donazione di amore unico, indivisibile, perpetuo che il legame sponsale implica.
Dalla finitudine all’infinito: la Sacra Unzione.
Manca, nelle scritture di oggi, il riferimento alla Unzione dei malati, il riferimento alla Unzione dei malati che, nella scrittura, si trova presente nella lettera di Giacomo e che direi esprime l’abbandono fiducioso di chi ha aderito a Cristo e ha sperimentato la comunione di vita in Lui e con Lui e che, nel momento della sofferenza o in prossimità della morte, continua ad affidarsi a Dio, nell’attesa di vedere il suo volto e di sperimentare la sua consolazione.
La vita sacramentale in noi.
Le scritture di oggi, pur nella loro complessità, ci interrogano da vicino:
- Noi come viviamo i sacramenti?
Anche adesso che non possiamo celebrarli in chiesa, siamo comunque invitati ad una riflessione, anche in vista di una partecipazione più sentita, più ragionata e più fedele.
Dagli eventi all’incontro.
Mi pare che oggi, sempre più, si partecipi ai sacramenti o addirittura siano richiesti i sacramenti come desiderio di celebrare una realtà umana e, quindi, come partecipazione ad una festa, piuttosto che come desiderio di incontro con Cristo. Così che il Battesimo è la festa per un nuovo nato; la comunione, la cresima occasioni di incontro e di festa sempre più simile ad un matrimonio, dove rischia di contare più il banchetto di famiglia che quello Eucaristico; la riconciliazione è sempre meno cercata e celebrata e, quando la si celebra, molto spesso è una serie di affermazioni sulle mancanze umane della propria vita ( la mancanza di pazienza, la perdita di tempo…), piuttosto che un momento di fede in cui far emergere ciò che è veramente peccato, e cioè distanza da Dio; il matrimonio diventa la festa per qualcosa che già si vive, e cioè l’amore umano, ma rarissimamente è la presa di coscienza di una vocazione che esprime una novità di vita; l’ordine è sempre più desueto e lo sappiamo bene dalla mancanza di vocazioni di cui soffre tutta la chiesa di occidente; l’unzione è cercata rarissimamente, e, spesso, il funerale stesso è celebrato senza fede e quasi come una tradizione.
Se invece riscoprissimo i sacramenti come un incontro? Se invece tornassimo a vivere la vita cristiana come un percorso?
Il battesimo tornerebbe ad essere il momento in cui ci impegniamo veramente a trasmettere la fede, se per noi è dono prezioso; la comunione sarebbe custodita come un momento di spiritualità intensissimo, da ripetere con frequenza, per sentirsi sostenuti nella vita di tutti i giorni; la confermazione risplenderebbe come la radicata decisione di vivere da cristiani; il matrimonio e l’ordine tornerebbero a risplendere come scelte vocazionali, di servizio a cuore indiviso dell’unico mistero di Cristo che chiama l’uomo alla salvezza; la morte non farebbe paura ma sarebbe vissuta come un ultimo affidamento a Cristo, già cercato nella vita.
Una possibilità nel tempo della pandemia.
Forse questo tempo di Pandemia potrebbe rieducarci a questo. Forse questo tempo di pandemia potrebbe far risorgere in noi il desiderio di un incontro più vero con Cristo. Forze questo tempo di pandemia potrebbe aiutarci a cancellare gli “eventi”, le “feste” e aiutarci a concentrarci sulla fede.
Il Battesimo non potrebbe essere il momento intimo in cui ringrazio il Signore per la vita che si rinnova e dono qualcosa per me importante – la fede – a chi viene dopo di me? Non potrebbe essere celebrato solo con i genitori e i padrini?
La comunione e la cresima non potrebbero essere il momento in cui educo mio figlio alla conoscenza di Dio e, per questo sospendo le altre cose che rischiano di distrarmi? Quest’anno non potremmo celebrarla solo con i genitori e la famiglia ristretta, concentrandoci non sull’abito e sul pranzo ma sull’incontro con Cristo?
Il matrimonio non potrebbe essere celebrato con solo i testimoni, rimandando ad un altro momento la festa e ponendo in primo piano l’unione in Dio?
Ai nostri giovani non si potrebbe però, in questo tempo che è anche di una certa solitudine, richiedere un impegno per pensare la propria vita come servizio a Dio, alla Chiesa, all’uomo?
Il silenzio che ci circonda, non potrebbe farci pensare un poco alla morte?
Piccole proposte, per vivere questo tempo da cristiani impegnati, e non pensare, semplicemente che tutto passi e tutto ritorni come prima. Altrimenti nemmeno il tempo di una pandemia ci servirà a cambiare. Dopodiché, cos’altro dovrà succedere perché ci convertiamo?
Vivere secondo le virtù.
Proponiamoci, allora, di vivere secondo le virtù:
- La carità, ad imitazione di Dio Padre che crea per amore e, nel Figlio, dona tutto all’uomo;
- La fede, nel Figlio che ci insegna come tornare al Padre;
- La speranza, che lo Spirito infonde in noi perché impariamo a vivere il tempo con responsabilità e amore;
- La fortezza, per superare le paure e aprirci al futuro che viene da Dio;
- La giustizia, per vincere la fuga e l’evasione dal concreto e retribuire a ciascuno ciò che è giusto che gli sia dato;
- La prudenza e la temperanza, per liberarci dall’esperienza della fretta, dei condizionamenti negativi e sregolati.
Chi vive un serio itinerario sacramentale alla sequela di Cristo nella Chiesa Sacramento del suo amore, si impegna a vivere le virtù e si esercita in esse, come via per il ritorno a Dio.
Ecco una domenica difficile, non solo da comprendere ma da vivere.
Lo Spirito del Risorto ci guidi continuamente a quella vita rinnovata che la Pasqua di Cristo vuole realizzare in ciascuno di noi. E così sia!