Mercoledì 26 maggio

Settimana di Pentecoste – Mercoledì

Deuteronomio

Dt 6, 20-25
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Mosè disse: «Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”, tu risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente. Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l’Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. Ci fece uscire di là per condurci nella terra che aveva giurato ai nostri padri di darci. Allora il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il Signore, nostro Dio, così da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi. La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore, nostro Dio, come ci ha ordinato”».

Vangelo

Mc 12, 28a.d-34
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Si avvicinò al Signore Gesù uno degli scribi che gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Vangelo

Le due Scritture ci parlano di domande che sono depositate nel profondo del cuore.

La domanda dello Scriba: “Qual è il primo dei comandamenti?”, ci dice molte cose sulla personalità e sulla fede di quest’uomo. È un uomo attento, è un uomo profondo, è un uomo che non fa del suo “status” una posizione di oggettivo privilegio sociale, perché continua una sua ricerca di fede. Egli non si ritiene “un uomo che sa”, ma si considera sempre un uomo in ricerca. È per questo che, con spirito di profonda umiltà, chiede anche al Signore quale sia il primo dei comandamenti, quale sia la prima delle parole di Dio da seguire. Quest’uomo, che è alle prese, ogni giorno, con domande di fede, si domanda a sua volta quale sia il centro della fede e come possa far ruotare tutto attorno a Dio. È una posizione di grande sapienza e di grande umiltà. Un uomo, anche, di rara intelligenza. Pur riconoscendo di avere una istruzione non comune, non si ritiene sapiente in tutto e domanda a chi è Maestro molto più di lui.

Lo scriba ci insegna così che la fede è sempre cammino di ricerca, attenzione perenne alle domande che sono nel cuore dell’uomo, spirito di ricerca che mai deve venire meno. Lo scriba ci insegna che la riflessione continua sulla Parola di Dio è l’unico atteggiamento vero di fede gradito a Dio. È per questo che il Signore risponde a quest’uomo: “non sei lontano dal regno di Dio”, frase che attesta la stima che Gesù ha per quest’uomo e l’incoraggiamento che egli intende esprimere per coloro che sanno far procedere il proprio cammino con continue domande e riflessioni.

Esodo

Anche l’Esodo ci diceva che il cammino di fede nasce quando c’è una domanda, quando si vive un interesse vero per le cose della fede. In effetti il cammino di fede dei ragazzi di Israele è legato a molte domande. Sono i ragazzi che, istruiti dai genitori nelle pratiche della fede, domandano il perché di gesti, parole, canti, cibi. Questa domanda, che se vogliamo nasce dalla curiosità che è nel cuore di ogni ragazzo, diventa occasione di catechesi, occasione per approfondire il cammino di fede di tutta la famiglia. La risposta che i grandi si impegnano a dare, infatti, nasce dalla Parola di Dio a cui costantemente rimandano le risposte di chi ha il compito di educare nella fede. È la dinamica della domanda e della risposta, è la domanda del costante rimando alla fede dei padri che diventa occasione per approfondire il proprio cammino e per continuare la propria ricerca del volto di Dio.

Per noi

Credo che la raccomandazione che le Scritture esprimono sia proprio valida per ciascuno di noi e sia anche di richiamo! Richiamo perché abbiamo perso la dinamica della domanda di fede! Non chiediamo più! Non siamo più curiosi! Anche i nostri ragazzi, sempre meno introdotti da noi nelle cose della fede, non fanno quasi mai domande. Sembra quasi che tutto sia scontato, o che tutto non sia degno di nota o che non corrisponda più ad una ricerca di senso. Certo aver perso anche molte delle nostre tradizioni ci pone in una situazione di reale svantaggio e non ci consente di capire più quella dinamica di fede che, invece, ha retto il cammino di fede di molte persone per secoli. Credo allora utile che ci chiediamo:

  • Quali domande di fede sostengono il mio cammino?
  • Quale gusto della ricerca continua mi affascina?

Ogni età della vita può essere un tempo utile per conoscere più approfonditamente il mistero di Dio. Ogni età della vita può essere utile per continuare a conoscere il mistero che si rivela a ciascuno di noi. Lasciamo che ci siano delle domande di fede che sappiano ancora affascinarci. Così come direi che noi che abbiamo un cammino di fede, abbiamo anche il compito di suscitare le domande degli altri. Tocca noi far nascere nelle altre persone e, specialmente, nei più giovani, il desiderio di una conoscenza che sorregge un cammino.

Riscopriamo questa dinamica di fede. Riscopriremo la bellezza e la profondità di un continuo approfondimento e di una continua “sete di sapere” che ci manterrà in cammino verso la vita eterna.

2021-05-20T11:22:36+02:00