Settimana della terzaa domenica dopo Pentecoste – Venerdì
Vangelo
Lc 6, 20a. 36-38
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Dopo la serie dei “guai” che abbiamo letto e meditato ieri nel Vangelo, ecco una parte più propositiva di quella medesima predicazione che l’Evangelista ha raccolto e condensato in questi insegnamenti:
“siate misericordiosi”. Il credente che ha capito il richiamo del Signore, che non vive la vita idolatrando sé stesso, gli uomini o le cose ma cercando il volto di Dio, diventa, in un certo senso, come Dio. Poiché Dio è misericordia infinita, chi contempla il volto di Dio diventa misericordioso. È la prima conseguenza della fede. Chi ha Dio nel cuore, vive, come Dio, di misericordia.
“non giudicate”. Chi non ha idoli, chi non si fa false illusioni della vita, non giudica nessuno. Chi si immerge nel mistero di Dio, sa che solo Dio è giudice e, per questo, rimanda tutto alla giustizia di Dio. Il che non significa che non si impegni per la vita. Anzi, al contrario, attendendo tutto da Dio, si impegna per dare la migliore testimonianza che può nel mondo, lasciando alla giustizia di Dio di giudicare ogni cosa.
“perdonate”. Chi è misericordioso e non giudica, è disposto anche al perdono, dal momento che sa bene di essere il primo ad avere bisogno del perdono degli altri.
“date e vi sarà dato…”. Chi entra nella logica di Dio, comprende l’insegnamento di Gesù, secondo il quale vi è più gioia nel dare che nel ricevere. Chi contempla il volto di Dio in ogni cosa del mondo, sa che il donarsi è già imitazione del comportamento del Padre celeste che nulla tiene per sé e tutto dona agli uomini.
Numeri
Nm 33, 50-54
Lettura del libro dei Numeri
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico, e disse: «Parla agli Israeliti dicendo loro: “Quando avrete attraversato il Giordano verso la terra di Canaan e avrete cacciato dinanzi a voi tutti gli abitanti della terra, distruggerete tutte le loro immagini, distruggerete tutte le loro statue di metallo fuso e devasterete tutte le loro alture. Prenderete possesso della terra e in essa vi stabilirete, poiché io vi ho dato la terra perché la possediate. Dividerete la terra a sorte secondo le vostre famiglie. A chi è numeroso darai numerosa eredità e a chi è piccolo darai piccola eredità. Ognuno avrà quello che gli sarà toccato in sorte; farete la divisione secondo le tribù dei vostri padri”».
Anche in questo insegnamento il Signore si dimostra erede della grande tradizione dell’Antico testamento. Mosè aveva già compreso come il suo popolo avrebbe dovuto entrare nella terra della promessa. Ovvero, come un popolo che, avendo scoperto i grandi benefici di Dio per la sua storia, non si sarebbe messo a litigare per la terra, per le sue divisioni, per ogni piccola cosa, ma avrebbe dovuto vivere quella logica della fede per cui è vi è più gioia nel dare che nel ricevere e avrebbe dovuto così coltivare un altissimo senso della giustizia di Dio. Ovviamente il libro dei numeri scrive queste cose a posteriori, ben sapendo che la cosa non è andata così, che anche le tribù di Israele hanno litigato per la terra, per le divisioni, per il posto… tutte cose che riguardano, da sempre, l’uomo e che nemmeno il popolo santo di Dio è riuscito ad evitare. È come se la scrittura ci dicesse che dentro ogni uomo c’è un principio di male che sconvolge tutto e che non riesce mai ad essere superato. La logica del possesso, la logica dell’accaparramento, la logica dello sfruttamento sono sempre pronte a saltar fuori dalla mente e dal cuore dell’uomo.
È un prezioso insegnamento di vita che riguarda anche noi.
Per noi
- Quale insegnamento del Signore riesco a vivere maggiormente?
- Su quale mi devo impegnare di più?
- Quale male trovo che sia sempre pronto a saltar fuori dal mio cuore?
Credo che siano queste solo alcune delle domande che possiamo farci oggi. Chiediamo al Signore di illuminare veramente il nostro cammino, per evitare di perdere anche noi quella bussola di riferimento senza la quale non potremo mai andare da nessuna parte.