Settimana della ottava domenica dopo Pentecoste – Domenica
Sentiamo presente in noi la chiamata di Dio o abbiamo rinchiuso questo argomento solo nella decisione dello stato di vita o non ne abbiamo mai percepito, invece, la presenza? Tutte le scritture di oggi sono centrate sul tema della chiamata, come tema cardine dell’esperienza di fede.
Vangelo
Mt 4, 18-22
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Mentre camminava lungo il mare di Galilea, il Signore Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Samuele
Gs 4, 1-9
Lettura del libro di Giosuè
In quei giorni. Quando tutta la gente ebbe finito di attraversare il Giordano, il Signore disse a Giosuè: «Sceglietevi tra il popolo dodici uomini, un uomo per ciascuna tribù, e comandate loro di prendere dodici pietre da qui, in mezzo al Giordano, dal luogo dove stanno immobili i piedi dei sacerdoti, di trasportarle e di deporle dove questa notte pernotterete». Giosuè convocò i dodici uomini che aveva designato tra gli Israeliti, un uomo per ciascuna tribù, e disse loro: «Passate davanti all’arca del Signore, vostro Dio, in mezzo al Giordano, e caricatevi sulle spalle ciascuno una pietra, secondo il numero delle tribù degli Israeliti, perché siano un segno in mezzo a voi. Quando un domani i vostri figli vi chiederanno che cosa significhino per voi queste pietre, risponderete loro: “Le acque del Giordano si divisero dinanzi all’arca dell’alleanza del Signore. Quando essa attraversò il Giordano, le acque del Giordano si divisero. Queste pietre dovranno essere un memoriale per gli Israeliti, per sempre”». Gli Israeliti fecero quanto aveva comandato Giosuè, presero dodici pietre in mezzo al Giordano, come aveva detto il Signore a Giosuè, secondo il numero delle tribù degli Israeliti, le trasportarono verso il luogo di pernottamento e le deposero là. Giosuè poi eresse dodici pietre in mezzo al Giordano, nel luogo dove poggiavano i piedi dei sacerdoti che portavano l’arca dell’alleanza: esse si trovano là fino ad oggi.
Efesini
Ef 3, 1-12
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, io, Paolo, il prigioniero di Cristo per voi pagani… penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del vangelo, del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l’efficacia della sua potenza. A me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui.
Samuele
Anzitutto nella rivelazione veterotestamentaria. Il giovane Samuele è chiamato alla grazia di essere profeta. Una descrizione che ci pertiene, quella del tempo di Samuele. “La Parola di Dio era rara, in quei giorni, la lampada di Dio non era ancora spenta…”; è il nostro tempo o, forse, ogni tempo. Anche noi vediamo come la Parola di Dio non sia più molto cercata, forse nemmeno troppo da noi che siamo credenti e che veniamo in Chiesa! Eppure vediamo anche noi che la lampada di Dio non è ancora spenta, c’è ancora chi ha fede, c’è ancora chi parla di Dio, c’è ancora chi lo segue e chi invita alla sua sequela! È il nostro tempo, o, forse, è ogni tempo, perché la Parola di Dio parla sempre e a tutti. È in un tempo di poca fede, è in un tempo di crisi che Dio sceglie questo ragazzo per essere profeta. Un ragazzo giovane, un ragazzo che non ha ancora sentito, dentro di sé, la forza della fede, la potenza della Parola di Dio e che poi, per tutta la vita, si consacrerà a Dio e ad essere l’araldo della sua parola. Un ragazzo che, da giovane, di notte, sente il fascino della Parola di Dio. Come dire un giovane che, nel momento in cui la vita è più incerta, nel momento in cui non tutto è visto in piena luce, nel momento in cui le certezze sono poche, decide di servire il Signore, di seguire ciò che ha nel cuore, di prendere sul serio ciò che il Signore gli rivela. La chiamata di Dio è possibile in qualsiasi età della vita.
La vocazione di Samuele non è, però, solo una vocazione personale. È vocazione che riguarda tutto il popolo di Dio, dal momento che il profeta viene mandato a tutto il popolo, per il bene di tutto Israele. La parola di Dio che il profeta rivela per la prima volta è una parola dura, forte, luminosa ma parola che fa quasi paura. Infatti abbiamo letto che il profeta deve parlare contro Eli, il suo maestro, predicendogli la sua morte e la morte dei figli. Il motivo è molto semplice: egli non ha vigilato sulla loro condotta, ha permesso che questi figli deridessero la fede, non rispettassero il tempio, non fossero irreprensibili nel loro servizio. Poiché hanno deriso il mondo della fede e, quindi, Dio, la loro vita è rovinata, così come loro hanno rovinato la vita di altri. Ma una vita senza Dio è ancora tale? per la scrittura assolutamente no! Non c’è vita vera senza fede, non c’è verità senza adesione al progetto di Dio, non c’è ricerca del bene se non nella dimensione della rivelazione di Dio. Chi ha scelto altro non ha stabilità, non vive nella verità, non ha futuro. È un progetto molto chiaro e molto forte, con il quale si afferma che la vita dell’uomo di fede è inconcepibile al di fuori del primato di Dio. Un insegnamento fortissimo che riguarda la vita di ciascun uomo. Senza Dio, non c’è né verità, né bellezza dei giorni, né stabilità.
Vangelo
Così come è detto nel Vangelo. La verità della vita dei discepoli non sta nella loro vita di fede già esistente, non sta nello stato di vita che essi hanno già scelto, non sta nemmeno nell’onesto lavoro di cui vivono: piuttosto la verità della loro esistenza si dischiude ai loro occhi quando passano dall’essere pescatori all’essere “pescatori di uomini”. Quando essi incontrano il Cristo, è la dimensione della chiamata che essi ricevono a dare senso ad ogni altra cosa, agli affetti, alle relazioni, al lavoro, al percorso di fede già svolto. È all’interno della luce che emana dalla chiamata che ricevono che questi uomini comprendono il segreto della loro vita, il significato della loro esistenza. Il tempo dedicato a Dio è la luce che permette di vedere bene ciò che essi, in verità, sono chiamati a fare. Il compito potrebbe anche essere espresso di nuovo con le parole di Samuele: essi sono chiamati a ravvivare la lampada della presenza di Dio che non è ancora spenta; essi sono chiamati a vivere per la missione di rendere discepole tutte le genti, cosa fondamentale nella missione di cui saranno partecipi. Il discepolo scopre questa verità e la bellezza di questa chiamata nella dimensione di vita che già vive, nella dimensione dell’esistenza che egli già sperimenta.
Efesini
Anche San Paolo scopre una chiamata nella chiamata. Quando è già consapevole della missione di fede che ha, quando è già ben chiaro nella sua testa che il primato di Dio è la ragione dei suoi giorni, quando già muove i suoi passi contro la chiesa, ecco la chiamata ad una nuova missione che è il proseguimento e la verità della prima missione. Nel desiderio di conoscere e di far conoscere Dio, ecco che Paolo passa dalla persecuzione all’annuncio, dalla chiusura nei confronti dei cristiani, ad abbracciare la medesima croce di Cristo. Il perché era spiegato molto bene nelle parole che abbiamo letto: “le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. Paolo vive in un tempo che non brilla per la fede a Dio. Anche lui si sente investito della missione di continuare a mantenere accesa la lampada della Parola di Dio e di chiamare tutti a salvezza.
Per noi
Ecco la provocazione per noi. Noi ci sentiamo chiamati? Abbiamo chiuso questo capitolo nel momento in cui abbiamo trovato il nostro stato di vita? Ci sentiamo appagati per quanto abbiamo già scoperto?
- Credo che anche a noi venga ricordato che, sebbene anche noi viviamo in un tempo che non brilla certo per la fede, anche nel nostro tempo la parola di Dio non è venuta meno e la lampada della fede non è spenta per molti aspetti. Anche a noi è chiesto, quindi, di collaborare perché questa lampada della fede sia viva, vitale, ardente. È stata questa la missione dei discepoli, è stata questa la missione di Paolo, è questa la nostra missione, il motivo della nostra fede, la ragione della nostra chiamata.
- Avverto questa verità?
- Mi sento chiamato a quest’opera?
- Oppure ho una visione privata ed intimistica della mia fede?
- La chiamata, poi, avviene non solo per le grandi decisioni della vita. Le tre scritture ci hanno detto che Samuele ha compreso la sua missione dentro la chiamata a vivere nel tempo che già aveva vissuto; gli apostoli hanno compreso la loro nuova chiamata quando erano già uomini di fede; Paolo ha compreso la sua missione di apostolo delle genti dopo aver già deciso di dedicare la vita a Dio… Insomma, c’è una chiamata per tutti che è oltre quel discernimento che si fa una volta nella vita e che riguarda lo stato della propria esistenza. Così è per noi. Altrimenti dovremmo dire che il cuore di ogni ricerca vocazionale si vive solo una volta nella vita, normalmente nella giovinezza. Non è solo questo! C’è una sorta di “seconda chiamata” per ciascuno, una sorta di continuo discernimento sulla propria vocazione che riguarda ciascuno e che consente a ciascuno di continuare a comprendere cosa Dio ci invita a fare, come Dio ci chiama a collaborare alla rivelazione del suo mistero, come Dio ci chiama a prendere parte di quella grande famiglia di credenti che sono tutti quegli uomini e tutte quelle donne che continuamente vigilano su se stessi e continuano a domandarsi come servire Dio nei propri giorni. Così vorrei che tutti ci chiedessimo:
- In questo momento, quale potrebbe essere la mia seconda chiamata?
- Come sono inserito io in questo progetto del Padre perché non venga meno la sua luce, la sua lampada rimanga accesa, la parola di Dio non si spenga?
Invochiamo, insieme, lo spirito del discernimento, perché possiamo davvero giungere alla percezione della bellezza di una seconda chiamata, nella quale vivere secondo il cuore di Cristo e per quelle cose che sono davvero il centro dell’esistenza.
A tutti, anche, il compito di trasmettere a chi viene dopo di noi il senso del mistero di Dio, nel quale interpretare la vita come chiamata, come partecipazione al suo mistero, come chiamata alla luce della bellezza di una vita che si dona a Dio. Solo così tutti realizzeremo appieno le nostre vite e non avremo quel senso di incertezza, di impotenza, di tempo che ci sfugge dalle mani senza significato che, purtroppo, molti hanno. Riteniamo vero per noi ed insegniamo agli altri che solo una vita che diventa dono a Cristo splende per bellezza e per verità. Sarà questo il vero ed unico modo di onorare il Signore, presente nelle nostre vite. Anche quando la lampada sembra traballare e la sua luce diventa fioca, anche quando sono pochi coloro che ricercano veramente lo splendore della luce di Dio.