Settimana della domenica che precede il martirio – Mercoledì
Vangelo
Lc 7, 24b-27
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”».
Oggi è la domanda di Gesù su Giovanni il Battista a dare il tono della predicazione. Giovanni ha predicato con una parola ruvida, come abbiamo detto ieri, ma la gente che cosa ha capito? Gesù interroga coloro che si sono recati al Giordano, chiedendo non tanto quale impressione della memoria hanno ricavato da quell’incontro, quanto, piuttosto, quale passo di fede hanno poi deciso di fare, dopo l’incontro con il battista. Gesù dice chiaramente che c’è chi, anche di fronte al più grande dei profeti, rimane senza alcun segno di conversione: sono coloro che sono andati nel deserto da Giovanni solo per vedere il fenomeno del momento, l’uomo di cui tutti parlano, ma senza adesione del cuore al suo messaggio. Gesù paragona costoro ai salottieri di corte, che passano da un salotto all’altro ma senza mai mettere in discussione sé stessi.
Gesù stesso aiuta a riconoscere in Giovanni la voce riassuntiva di tutto il profetismo. Giovanni, con la sua parola, con i suoi “strali”, con le sue azioni, con tutta la sua vita, si è dimostrato l’erede ultimo di tutto il profetismo, colui che ha incarnato ciò che i profeti avevano detto, colui che introduce nel tempo del Messia. Ecco il senso di questo Vangelo: un aiuto a riconoscere Giovanni come l’ultimo dei profeti.
Maccabei
1Mac 9, 23-31
Lettura del primo libro dei Maccabei
In quei giorni. Dopo la morte di Giuda riapparvero gli iniqui in tutto il territorio d’Israele e risorsero tutti gli operatori d’ingiustizia. In quei giorni sopravvenne una terribile carestia e gli stessi abitanti della regione passarono dalla loro parte. Bàcchide scelse uomini rinnegati e li fece padroni della regione. Si diedero a ricercare e braccare gli amici di Giuda e li conducevano da Bàcchide, che si vendicava di loro e li scherniva. Ci fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava dal giorno in cui non era più apparso un profeta in mezzo a loro. Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata: «Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c’è uomo simile a lui per condurre l’azione contro i nemici e Bàcchide, e contro gli avversari della nostra nazione. Ora noi oggi eleggiamo te nostro capo e condottiero al suo posto, per combattere le nostre battaglie». Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda, suo fratello.
Qualcosa del genere ci viene proposto anche dalla lettura dei Maccabei. Giuda Maccabeo, il maggiore dei 7 fratelli Maccabei, era uomo di virtù ed integro, l’uomo che, come dicevamo ieri, tentava di resistere alla ellenizzazione dei costumi e cercava di richiamare tutti alla verità di Dio. Alla sua morte, come è ovvio, tutti coloro che si opponevano al suo progetto, tentarono di prendere il suo posto e di avere la meglio. Erano uomini immorali, che cercavano il loro profitto e a cui la lode di Dio non interessava per nulla. Ecco quindi la reazione: Gionata, un altro dei sette fratelli, cerca di prendere il posto di Giuda Maccabeo per ricostruire l’integrità in Israele e richiamare a tutti la verità di Dio e le esigenze della fede. Ovviamente dal testo si capisce già molto bene che fine farà quest’uomo e che vita avrà colui che si dedica alla restaurazione della fede.
Per noi.
Da questo punto di vista il nostro tempo è molto simile a quello descritto nelle due predicazioni di oggi.
Si va da un predicatore perché parla bene, ci si reca ad un santuario per vedere un evento, si legge della tal e presunta apparizione per vedere se c’è qualcosa di sensazionale che potrebbe anche riguardarci… ma, difficilmente, si mette mano alla propria conversione dopo aver ascoltato la Parola di Dio, dopo esserci recati ad un Santuario o dopo esserci messi di fronte a qualche richiamo di fede. Insomma, siamo più attratti dal sensazionale, da ciò di cui tutti parlano, da qualche evento ritenuto prodigioso, che dal mettere mano alla coscienza e lavorare per la nostra conversione del cuore.
È per noi la domanda di Gesù: cosa vuoi vedere dalla fede? Cosa cerchi dalla fede? Cosa vuoi ottenere da un percorso di fede? C’è chi cerca di tutto: noi cerchiamo la conversione del cuore?
Se cerchiamo questo, qualsiasi spunto andrà bene; se non cerchiamo la conversione del cuore, non basterà nemmeno la presenza del più grande dei profeti a scuoterci. Come spiegava Gesù nel Vangelo, dipende con quale apertura del cuore ci approcciamo alle realtà della fede.
Dunque non perdiamo l’occasione di chiederci:
- Con quale apertura del cuore mi accosto alle realtà della fede?