Settimana della 4 domenica dopo il martirio – giovedì
Introduzione
Forse ricordiamo poco i santi medici Cosma e Damiano. Forse è solo questione di provenienza, perché chi ha fede in questi santi e ne diffonde il loro culto è persona del sud dell’Italia, che ha sempre avuto fede e devozione per essi. In questo momento così difficile per la medicina, per la salute pubblica, credo che ricorrere alla loro intercessione sia fondamentale. Così oggi pregherei ed inviterei alla preghiera per tutti i medici. Preghiamo per chi si deve prendere cura della nostra salute, preghiamo perché i loro occhi, le loro menti, le loro mani, siano sempre illuminati per un vero aiuto all’uomo che soffre. E preghiamo anche per chi riveste ruoli di responsabilità nella cura della salute pubblica, perché si dia sempre da fare perché il diritto alla cura migliore possa essere sempre garantito.
La Parola di Dio
LETTURA Gc 4, 1-10
Lettura della lettera di san Giacomo apostolo
Carissimi, da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni. Gente infedele! Non sapete che l’amore per il mondo è nemico di Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che invano la Scrittura dichiari: «Fino alla gelosia ci ama lo Spirito, che egli ha fatto abitare in noi»? Anzi, ci concede la grazia più grande; per questo dice: «Dio resiste ai superbi, agli umili invece dà la sua grazia». Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà lontano da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Peccatori, purificate le vostre mani; uomini dall’animo indeciso, santificate i vostri cuori. Riconoscete la vostra miseria, fate lutto e piangete; le vostre risa si cambino in lutto e la vostra allegria in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.
SALMO Sal 50 (51)
Fammi grazia, o Dio, nella tua misericordia.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo. R
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso. R
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R
VANGELO Lc 19, 37-40
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».
Vangelo
La Parola di Dio di oggi ci offre due brani molto diversi. Il contesto del Vangelo è un contesto di gioia grande. La gioia di quei piccoli del regno, la gioia di quegli uomini e di quelle donne che hanno saputo riconoscere, nella presenza del Signore, la stessa presenza del Figlio di Dio ed hanno reso lode al Padre per tutto quello che hanno potuto vedere ed ascoltare. Questa gioia si esplicita in quel grido: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”, che è una preghiera. Una preghiera di esultanza nello spirito, ma anche una preghiera di accoglienza del Signore, come mandato dal Padre per sanare tutti gli uomini. È un contesto di gioia che possiamo immaginare e che anche possiamo vivere.
Giacomo
Capiamo subito il tono diverso della lettera di Giacomo. Si comprende che le sue parole, che vogliono spronare alla santità, sono anche un rimprovero del credente e del suo modo di vivere in aperto contrasto con il Vangelo.
A dirlo sono, anzitutto, la presenza di liti personali, che a volte degenerano e diventano vere e proprie guerre di famiglie. Non ci sono ancora stati di chiara ispirazione cristiana, al momento in cui San Giacomo scrive la lettera, ma si capisce abbastanza bene che il santo cerca di spronare tutti i cristiani, dove sono presenti, a essere sale, luce anche per lo stato che abitano, in modo da denunciare qualsiasi guerra come realtà che si oppone a Dio.
Spesso la causa di liti e guerre è il possesso. Ecco, dunque, un secondo rimprovero. Il rimprovero per tutti coloro che fanno dipendere la propria vita dalle cose, il rimprovero per tutti coloro che non si accontentano mai di quello che hanno e che, per questo, cercano di inseguire la brama di possesso come realtà che rende vera e bella la vita, dimenticando che la vita non dipende da ciò che si possiede, ma dai valori che la animano.
Un terzo richiamo per il cristiano litigioso e incoerente. Il richiamo ad una preghiera stanca, vuota, spesso non costante. Una preghiera che non ama mettere nelle mani di Dio tutto ciò che, invece, da lui proviene. Una preghiera che non dice il dipendere da Dio in tutto e per tutto, come, invece, ogni cristiano dovrebbe fare ogni giorno, perché solo una preghiera di affidamento sa sostenere la vita.
Un quarto richiamo. Se si vive così, si è lontani da Dio e, conseguentemente, si lascia che il demonio giri indisturbato. Detto altrimenti: dove la preghiera è poca, dove c’è attenzione alle cose materiali, dove c’è litigio e guerra, c’è il demonio che, con la sua presenza rovina ogni cosa. Predicazione, questa, che non vuole spaventare nessuno, ma piuttosto aiutare a riconoscere ciò che è già.
C’è anche il richiamo a cosa fare per uscire da questa impostazione di vita. Riconoscere la propria miseria, entrare in un atteggiamento penitenziale, piangere sui propri peccati è già tornare a quella grazia di Dio che consola e che salva.
Per noi e per il nostro cammino di fede
La lezione bellissima che riceviamo oggi vale anche per noi. Ancora all’inizio di questo anno pastorale, credo sia molto utile e bello domandarci seriamente cosa stiamo cercando, come singole persone, come singoli credenti, come Chiesa. Chiediamo al Signore, oggi, di illuminare le nostre menti e di lasciare che sia la grazia di Dio che opera già in noi a farci continuare anche quell’itinerario penitenziale che deve sempre svegliare le nostre coscienze.
Provocazioni dalla Parola
- Quale aspetto della Parola di Dio mi ha più colpito?
- Come posso pregare e per chi posso intercedere oggi?
- Prego mai per i medici?