Settimana della 2 domenica di Avvento – sabato
La spiritualità di Avvento per questo giorno
Anche oggi il richiamo delle Scritture è puramente penitenziale e ci spinge a concludere la settimana mettendo mano alla nostra coscienza.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Ger 3, 6a; 5, 1-9b
Lettura del profeta Geremia
In quei giorni. Il Signore mi disse: «Percorrete le vie di Gerusalemme, osservate bene e informatevi, cercate nelle sue piazze se c’è un uomo che pratichi il diritto e cerchi la fedeltà, e io la perdonerò. Invece giurano certamente il falso anche quando dicono: “Per la vita del Signore!”». I tuoi occhi, Signore, non cercano forse la fedeltà? Tu li hai percossi, ma non mostrano dolore; li hai fiaccati, ma rifiutano di comprendere la correzione. Hanno indurito la faccia più di una rupe, rifiutano di convertirsi. Io pensavo: «Sono certamente gente di bassa condizione, quelli che agiscono da stolti, non conoscono la via del Signore, la legge del loro Dio. Mi rivolgerò e parlerò ai grandi, che certo conoscono la via del Signore e il diritto del loro Dio». Purtroppo anche questi hanno rotto il giogo, hanno spezzato i legami! Per questo li azzanna il leone della foresta, il lupo delle steppe ne fa scempio, il leopardo sta in agguato vicino alle loro città: quanti escono saranno sbranati, perché si sono moltiplicati i loro peccati, sono aumentate le loro ribellioni. «Perché ti dovrei perdonare? I tuoi figli mi hanno abbandonato, hanno giurato per coloro che non sono dèi. Io li ho saziati, ed essi hanno commesso adulterio, si affollano nelle case di prostituzione. Sono come stalloni ben pasciuti e focosi; ciascuno nitrisce dietro la moglie del suo prossimo. Non dovrei forse punirli? Oracolo del Signore».
SALMO Sal 105 (106)
Abbi pietà di noi, Signore, per il tuo grande amore.
Abbiamo peccato con i nostri padri,
delitti e malvagità abbiamo commesso.
I nostri padri, in Egitto,
non compresero le tue meraviglie,
non si ricordarono della grandezza del tuo amore
e si ribellarono presso il mare, presso il Mar Rosso. R
Ma Dio li salvò per il suo nome,
per far conoscere la sua potenza.
Li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico. R
Salvaci, Signore Dio nostro,
radunaci dalle genti,
perché ringraziamo il tuo nome santo:
lodarti sarà la nostra gloria.
Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre. R
EPISTOLA Eb 2, 8b-17
Lettera agli Ebrei
Fratelli, avendo Dio sottomesso al Figlio tutte le cose, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Al momento presente però non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa. Tuttavia quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti. Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza. Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: «Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all’assemblea canterò le tue lodi»; e ancora: «Io metterò la mia fiducia in lui»; e inoltre: «Eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato». Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
VANGELO Mt 12, 43-50
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva agli scribi e ai farisei: «Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. E, venuto, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione malvagia». Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».
Geremia
Le parole di Geremia sono davvero molto dure. L’immagine principale è contenuta alla fine del testo sacro, quando il profeta dice alla gente di Gerusalemme e, soprattutto, alle persone notabili, in vista come pure ai sacerdoti più forti nella fede, che essi sono come “stalloni ben pasciuti e focosi”. Il degrado morale è generale: “ciascuno nitrisce dietro alla moglie del suo prossimo”. Anche questa parola è durissima e possiamo ben capire l’effetto dirompente che ebbe nel momento nel quale venne pronunciata. Capiamo bene perché il profeta fu temuto da un lato, ma odiato dall’altro. La sua parola ha sferzato tutti. Il richiamo è al tempo stesso una denuncia, ma anche un invito alla conversione. Se questa è la situazione, dice il profeta, non occorre fare altro che convertirsi. Se questo è il quadro nel quale l’uomo si muove, occorre solamente lasciare spazio alla misericordia di Dio che agisce sempre per il bene delle persone. Il profeta invita, quindi, ad invocare Dio perché illumini il cammino di un possibile ritorno.
Ebrei
Come al solito la scrittura apostolica ci mostra il pieno compimento delle promesse del Primo Testamento. Il Cristo non solo è il centro della storia della salvezza, ma è anche colui che porta a compimento il desiderio serio di conversione che l’uomo sente dentro di sé. L’autore di questo testo apostolico diceva molto opportunamente che, poiché tutti gli uomini hanno in comune la carne e il sangue, anche il Cristo doveva patire nella sua carne e donare il suo sangue per liberare dal peccato e dall’ombra della morte coloro che, nella carne e nel sangue, sono soggetti alla tentazione. Il richiamo dei profeti alla conversione è un richiamo puramente spirituale. Il richiamo del Nuovo Testamento è un richiamo che parte dalla storia di Gesù per annunciare a tutti il dovere della conversione. Conversione che non è mai solo frutto della volontà degli uomini ma sempre e prima frutto della grazia di Dio. Se manca questa illuminazione e se manca questo sostegno alla libertà, l’uomo, nella sua fragilità, non potrebbe fare nulla da sé stesso. L’autore ci ricordava poi che “Dio si prende cura della stirpe di Abramo”. Consolazione grande che viene a ciascuno di noi. Se noi oggi riuscissimo a ripetere che Dio si prende cura di noi che siamo stirpe di Abramo, la nostra preghiera ne gioverebbe non poco.
Vangelo
Il Vangelo, infine, è un richiamo alla costanza nell’atteggiamento di conversione. Se manca la costanza, dice il Signore, è come quando uno pulisce la casa, mette tutto in ordine, sistema ogni cosa. In una casa adatta alla vita, confortevole, bella, sistemata a dovere ci si trova bene. Così lo spirito cattivo. Lo spirito cattivo, quando viene cacciato da un’anima, se ne va. Ma se lo spirito cattivo che è stato cacciato da casa, torna e trova una casa confortevole, vi si stabilisce con più gioia, con altri spiriti peggiori di lui. Così la situazione finale dell’uomo è peggiore della prima. Come dire: quando un uomo inizia a convertirsi, ma manca la perseveranza nella conversione, il lavoro rischia di essere tutto inutile. Si rischia di mettere per poco tempo ordine dentro di sé, per poi lasciare che la propria anima sia in balia di spiriti cattivi che fanno peggiorare la sua situazione. Quello del Signore è un monito forte, che riassume tutti gli inviti alla conversione di questi ultimi giorni.
Il nostro cammino alla luce di queste immagini
Credo che tutti abbiamo già fatto esperienza di quello che il Vangelo dice e insegna. Tutti abbiamo provato a mettere mano alla nostra coscienza, ci siamo convertiti su qualche punto della nostra vita, abbiamo emendato qualche cosa di noi che non andava bene. Poi ci siamo stancati e abbiamo perso il fervore di un lavoro iniziato sotto i migliori auspici. Quando accade questo, non di rado, dobbiamo constatare che poi si ritorna in una situazione di peccato, di pigrizia, di immobilismo spirituale, di cattiveria e di molto altro ancora che ci hanno reso peggiori di prima. Ecco perché Avvento è anche il tempo propizio per mettere davvero mano alla nostra coscienza per convertirci, cercando quella costanza che è il cuore del nostro cammino.
Intenzioni di preghiera
Preghiamo per noi tutti, perché avvicinandosi il Natale possiamo rivedere la nostra vita. Preghiamo non tanto e non solo per farci un esame di coscienza, ma per verificare che la nostra vita stia proprio tendendo a Dio. Questo è il cuore di ogni percorso di fede, il cuore di ogni conversione seria, che non sia solo un’opera di restauro esteriore per lasciare tutto immutato.
Entriamo nella terza settimana di Avvento. Il Natale si fa più vicino. Ma sarà un Natale di fede? Dipende da noi e da come cureremo il nostro cuore. Mettiamo seriamente mano alla nostra conversione. Riprendiamo le immagini di questi giorni e sforziamoci, come dice il Signore, di entrare per la porta stretta che ci farà scoprire le braccia spalancate della sua misericordia.