Domenica 26 novembre 2023

3 domenica di Avvento: le profezie adempiute

Per introdurci

  • Chi è il cristiano? Quale la sua identità?

Abbiamo cercato risposte nella scrittura, nelle due precedenti domeniche di avvento ed abbiamo trovato tracce significative per un cammino: il cristiano è l’uomo che attende; il cristiano è l’uomo che dice: “marana thà!”, “Vieni Signore Gesù!” perché sa verso dove si dirige la sua vita: l’incontro con Dio; il cristiano è l’uomo della sobrietà, l’uomo che ha uno stile di vita particolare per non distrarsi nell’attesa. Si aggiunge ora la terza preziosissima risposta: il cristiano è come una lampada, il cristiano è come un punto di luce.

Marana Thà! Vieni Signore Gesù!

Così che, anche in questa domenica, possiamo pregare con fede: “marana thà!”, Vieni, Signore Gesù, insegnaci ad essere lampade che ardono e che risplendono, insegnaci a saper valorizzare le lampade degli altri, che ardono e risplendono nel panorama del mondo di oggi.

La Parola di Dio 

LETTURA Is 51, 1-6
Lettura del profeta Isaia

Così dice il Signore Dio: «Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo, vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai. Davvero il Signore ha pietà di Sion, ha pietà di tutte le sue rovine, rende il suo deserto come l’Eden, la sua steppa come il giardino del Signore. Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e melodie di canto! Ascoltatemi attenti, o mio popolo; o mia nazione, porgetemi l’orecchio. Poiché da me uscirà la legge, porrò il mio diritto come luce dei popoli. La mia giustizia è vicina, si manifesterà la mia salvezza; le mie braccia governeranno i popoli. In me spereranno le isole, avranno fiducia nel mio braccio. Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto, poiché i cieli si dissolveranno come fumo, la terra si logorerà come un vestito e i suoi abitanti moriranno come larve. Ma la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta».

SALMO Sal 45 (46)

Nostro rifugio e il Dio di Giacobbe.

Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare. R

Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.
Fremettero le genti, vacillarono i regni;
egli tuonò: si sgretolò la terra. R

Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra. R

EPISTOLA 2Cor 2, 14-16a
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, siano rese grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.

VANGELO Gv 5, 33-39
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me».

Vangelo

A suggerirci questa riflessione è anzitutto il vangelo che spiega anche il titolo di questa domenica: “le profezie adempiute”. Come si adempiono quelle profezie che la Bibbia conserva al suo interno? Molti di noi stanno facendo il cammino feriale dell’avvento ed ascoltano diverse lezioni dei profeti. Come si adempiono queste profezie? La risposta è una sola: in Cristo. In Cristo si adempiono tutte le profezie. Giovanni il Battista, a cui la scrittura fa continuo riferimento, è l’ultimo dei profeti, quello che ha immesso il tempo direttamente nel tempo messianico, il tempo di Cristo. Giovanni è un profeta privilegiato, in un ceto senso: egli vede finire il tempo dell’attesa, il tempo della profezia e vede l’instaurarsi del tempo messianico. Proprio per questa ragione egli è stato “una lampada che arde e che risplende”. Il suo modo di fare, la sua parola schietta e ruvida, il suo stile di vita hanno permesso, a chi ha voluto, di comprendere che quello era un segno. Il segno attraverso il quale, appunto, finiva il tempo delle attese e incominciava quello della presenza di Cristo, del Messia, della condivisione di Dio con la vita degli uomini.

Questa testimonianza fu preziosissima, eppure, dice il Signore ve ne è una ancora più preziosa: “le opere che io compio”. Gesù si riferisce, immediatamente, ai miracoli, alla sua opera di rivelazione del volto del Padre, alla sua opera in mezzo agli uomini. Questo suo stare in mezzo agli uomini con l’amore del Padre dice tutto il suo essere a disposizione dell’uomo, il farsi prossimo di Dio ai peccatori.  I due richiami, dice il Signore, vanno presi insieme. Chi ha ascoltato la predicazione di Giovanni, chi lo ha visto sulle rive del Giordano e, ora, vede i suoi miracoli ed ascolta la sua voce, ha tutti gli elementi per capire che Lui è il Figlio di Dio venuto a chiamare i peccatori.

Eppure molti non capiscono. “Voi non avete ascoltato la sua voce e non avete visto il suo volto. Voi scrutate le scritture pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me”. Il riferimento è a chi, in quella generazione, pur avendo avuto molte possibilità di accedere alla salvezza, di fatto, non si dato da fare. Ma il richiamo è per tutti i credenti, di ogni tempo, di ogni luogo. Ogni credente è chiamato a scrutare le scritture, a conoscere i profeti, a conoscere la vita di Cristo. Tutto questo non deve essere però un’operazione intellettuale. Se il credente è chiamato a fare questo è in vista del suo essere “come una lampada che arde e che risplende”. Chi ascolta le scritture, chi vigila con la sua vita, chi fa della sobrietà il proprio stile di vita, diventa un richiamo per gli altri, diventa, nella storia, un testimone prescelto. Tutti gli uomini sono chiamati, con la loro fede e le loro opere, ad essere come lampade che ardono e che risplendono per chiamare tutti alla salvezza.

Isaia

Così capiamo anche il richiamo, bellissimo, del profeta Isaia: “Ascoltatemi, voi che cercate il Signore: guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo, vostro padre, a Sara che vi ha partorito”. Isaia sta richiamando tutto il popolo di Israele a riscoprire la bellezza e la forza della sua storia. Ricordarsi della  roccia da cui si è stati tagliati, della cava dalla quale si è stati estratti, significa ricordarsi delle proprie origini, ricordarsi della fede dei padri che diventa un punto sicuro di riferimento per il cammino presente. Il profeta sta dunque invitando tutto il suo popolo a guardare ai tempi antichi, a guardare alle scritture antiche, per trarre proprio da esse la forza per vivere bene il presente. Il profeta non propone una fuga all’indietro; chiede piuttosto, una valorizzazione del patrimonio della fede che ha accompagnato tutto un popolo perché il presente sia tempo di decisione per Dio, tempo di opere che aiutano – potremmo dire utilizzando il Vangelo – ad essere come lampade che ardono e che risplendono. Così il profeta propone se stesso come lampada che arde e che risplende proprio perché sa vivere questo atteggiamento di valorizzazione del passato perché si possa vivere bene il presente. Ricordarsi della roccia da cui si è stati tagliati significa ricordare il fondamento della vita dei padri, che era, appunto, la fede. Un richiamo fortissimo per le generazioni più giovani che, già allora, dimenticavano Dio per vivere senza Dio.

Epistola

È ciò che ha fatto Paolo. Egli ha saputo rileggere le scritture profetiche per capire perché il loro compimento si dava proprio in Cristo, dapprima non riconosciuto ed anzi avversato dall’apostolo, come tutti sappiamo bene. Rivitalizzato proprio dalla fede dei padri, Paolo poteva dire: “fratelli, siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e a diffondere ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza”. Parola bellissima, parola eloquente, che ricorda a ciascuno di noi cosa significa essere battezzati, essere cresimati. Essere battezzati significa essere inseriti in Cristo, ovvero avere parte a quella roccia, a quella cava che è un punto di riferimento sicuro per chi desidera avere punti di orientamento della vita. Essere cresimati significa diffondere il buon profumo di Cristo con le proprie opere. L’olio crismale che tutti abbiamo ricevuto sia al Battesimo che alla Cresima ha fatto questo di noi: un popolo di consacrati che deve diffondere il buon aroma di Cristo nel mondo. La testimonianza delle opere del credente dovrebbe dire la sua identità. La testimonianza e la forza delle sue opere dovrebbero dire del suo essere inserito in Cristo e del suo vivere con Cristo e come Cristo. Come un profumo diffonde il suo aroma nel mondo, così il battezzato. Non discorsi ma opere. Non parole vuote ma stili di vita convincenti, ci sta dicendo l’apostolo. Ecco il programma di vita di chi vuole, in ogni tempo, servire il Signore.

Per il nostro cammino

  • Qual è, allora, la mia identità di cristiano che siamo chiamati a riscoprire questa settimana?

Direi che è una triplice identità.

Anzitutto è l’identità di chi scopre che la prima opera attraverso la quale essere luce è il richiamo costante alla conoscenza della scrittura. Lo diceva molto bene il vangelo: il cristiano che vigila nell’attesa, il cristiano che non si addormenta, che non mette a tacere la sua coscienza, che vive il costante riferimento a Cristo, è un’anima che scruta le scritture, traendo frutto da esse. La prima opera di luce da vivere in questa settimana che ci porta alla metà dell’avvento è dunque questa: una riscoperta del ruolo fondamentale che le scritture hanno per noi.

La seconda opera che siamo chiamati a riscoprire è il ricordo della tradizione, ma non fine a sé stessa. Ricordo della tradizione significa ricordare come la fede, quando ha inciso maggiormente nel contesto sociale, ha prodotto uomini e donne più buone. Siamo sempre alle prese, in queste settimane, con numerosi fatti di cronaca che ci lasciano perplessi, che ci pongono domande, forse, anche, che ci portano ad un certo pessimismo. Ecco, credo che le scritture ci pongano questa domanda: non è che queste cose si realizzano quando si perde la bussola della vita? Non è che aver perso il senso della fede disorienti così tanto l’uomo tanto da farlo diventare, poi, uno che agisce per il male e che corrompe la sua esistenza e quella degli altri? Non è che aver dimenticato Abramo, cioè il mondo dei valori che vengono dalla fede, non solo non abbia migliorato l’uomo ma, addirittura, ha sensibilmente peggiorato la sua esistenza? Sono domande centrali in questi giorni che, io credo, vogliono portare ciascuno di noi a riscoprire la bellezza del credere e la potenza della fede.

Una terza applicazione delle scritture: dedichiamoci a tutte quelle opere buone che possiamo fare, in qualsiasi campo, in qualsiasi direzione, per far vedere che i cristiani nutrono speranza per il futuro. Potremmo dire: i cristiani, proprio perché sanno che la storia si dirige all’incontro con Dio e proprio perché sanno avere uno stile di vita sobrio, onesto, ed equilibrato, si propongono nel mondo come gente che sa essere lampada che arde e che risplende.

Diciamo quindi al Signore, con profonda fede e convinzione:

marana thà! Vieni Signore Gesù a ricordarci della roccia da cui siamo stati tagliati e a recuperare il nostro patrimonio di fede!

marana thà! Vieni Signore Gesù e ricordaci che tocca noi renderci disponibili per tutte quelle opere buone che possiamo sostenere e che sapremo sostenere se forti della nostra fede.

marana thà! Vieni Signore Gesù e insegnaci a diffondere il buon profumo della tua conoscenza nel mondo, per non perderci nei meandri della vita.  

marana thà! Vieni Signore Gesù e donaci di camminare ancora con grinta nella seconda parte di avvento che ci attende.

Provocazioni dalla Parola

  • Vivo il richiamo alla conoscenza delle scritture?
  • Diffondo il buon aroma di Cristo nel mondo con il mio modo di vivere?
  • Sono una piccola sorgente di luce e valorizzo le altre sorgenti di luce che sono gli altri uomini che compiono opere buone?
2023-11-25T12:00:53+01:00