Venerdì 27 gennaio

Settimana della 3 domenica dopo l’Epifania – venerdì

La spiritualità di questo giorno

Il vero tempio

La Parola di questo giorno

LETTURA Sir 44, 1; 49, 11-12
Lettura del libro del Siracide

Facciamo ora l’elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni. Come elogiare Zorobabele? Egli è come un sigillo nella mano destra; così anche Giosuè figlio di Iosedek: nei loro giorni hanno riedificato la casa, hanno elevato al Signore un tempio santo, destinato a una gloria eterna.

SALMO Sal 47 (48)

Il Signore è colui che ci guida.

O Dio, meditiamo il tuo amore
dentro il tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino all’estremità della terra;
di giustizia è piena la tua destra. R

Gioisca il monte Sion,
esultino i villaggi di Giuda
a causa dei tuoi giudizi.
Circondate Sion, giratele intorno,
contate le sue torri. R

Osservate le sue mura,
passate in rassegna le sue fortezze,
per narrare alla generazione futura: questo è Dio,
il nostro Dio in eterno e per sempre;
egli è colui che ci guida in ogni tempo. R

VANGELO Mc 5, 21-24a. 35-43
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Essendo il Signore Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

L’atteggiamento di sapienza

Il testo del Siracide ci offre, anche oggi, il medaglione degli uomini illustri da ricordare. Ecco allora il ricordo di Giosuè e Zorobabele, due esempi di santità e di buon governo. Si deve a loro gran parte della ricostruzione di Gerusalemme e, in essa, soprattutto del tempio. Siamo quindi in presenza di due uomini che, dopo l’esilio, hanno cercato di tenere viva la loro comunità proponendo a tutti un’aggregazione per il bene della città e, soprattutto, ricostituendo modelli di fede. Il tempio rimane, come sappiamo, non solo il fiore all’occhiello della Gerusalemme antica, ma è il suo cuore, il suo centro pulsante, il suo elemento distintivo.

Di ben altro tempio parla il Vangelo. Tutti gli evangelisti riportano la parola del Signore sul suo corpo, chiamato anche tempio. Il corpo santo del Signore lo è sotto tutti gli aspetti, ma anche il corpo degli uomini è un tempio santo, il tempio dello Spirito di Dio. Tanto più lo è il corpo di una bambina, di una ragazza di 12 anni, di una piccola donna che si appresta a vivere la stagione migliore della vita, quella della giovinezza. Questa ragazza muore per malattia, ma ecco che l’intervento del Signore la fa tornare alla vita. Intervento sollecitato, lo abbiamo sentito, da questo papà disperato. Disperazione che giunge al culmine proprio nel mezzo della narrazione, quando l’evangelista pone in prima scena coloro che vengono ad annunziarla. Anche in questo momento Gesù invita alla speranza, invita alla fiducia in Lui, invita ad abbandonarsi a Dio. Cosa sempre difficile, ma lo è ancor più quando si chiede affidamento e fiducia per una ragazza di 12 anni che muore prematuramente. Eppure è questa fiducia che produce il miracolo. Quel miracolo che avviene sotto gli occhi dei genitori e sotto gli occhi di tre discepoli, Pietro, Giacomo, Giovanni.

È così che Gesù anticipa il significato di quello che, un giorno, toccherà a lui stesso. Anch’Egli, deposto nel sepolcro, risorgerà da morte, garantendo a tutti la possibilità della risurrezione e della nuova vita in Cristo.

Il nostro cammino di fede

Noi tutti diamo grande attenzione al corpo. Esistono oggi molti mezzi e differenti modalità di prendersi cura prima di un corpo sano, esaltandone le possibilità e i tratti e, poi, di un corpo malato, di un corpo anziano, di un corpo che va verso la fine dei suoi giorni. Raramente, però, si affrontano le cose con il senso di fede che abbiamo ascoltato dalle Scritture e che è il vero atteggiamento di sapienza che oggi siamo invitati a fare nostro; raramente ci ricordiamo che il corpo è un dono di Dio. Raramente ci ricordiamo che tocca noi darci da fare perché questo corpo venga conservato mentre ci avviamo verso la fine della vita. Fine che è un nuovo inizio, nella trasformazione che la risurrezione farà anche del nostro corpo. Credo che oggi la riflessione ci porti necessariamente a dire che il corpo, dono di Dio per la vita, non è destinato al disfacimento, ma alla risurrezione, per questo ha senso prendersi cura del corpo. Noi ce ne prendiamo cura perché sappiamo che esso è destinato alla vita eterna, all’incontro con Dio, alla verità della sua gloria. Vero atteggiamento di fede è quello di chi sa dare il giusto peso al corpo, ricordando che è con questo dono di Dio che entreremo nella vita eterna, tralasciando ogni forma di esagerazione che non si addice né al corpo né allo spirito di coloro che, segnati con il sacramento del Battesimo, attendono il giorno di questa beata manifestazione.

Intenzioni di preghiera

Mentre siamo al termine anche di questa settimana, credo che siano ben chiare le intenzioni di preghiera che possiamo elevare a Dio.

Preghiamo perché, anzitutto, nelle nostre famiglie ci si prenda estrema cura del corpo degli anziani, del corpo dei malati, così come del corpo dei bambini, insegnando a non esagerare da un lato ma anche a non tralasciare nulla di quanto deve essere fatto quando si avverte il progressivo venir meno delle forze e l’avanzare della morte.

Preghiamo ancora perché nelle nostre famiglie si impari e si insegni a dare un giusto valore al corpo, che sappia arginare le derive che, nella nostra società sono presenti.

Preghiamo ancora per noi, perché sappiamo essere vicini con discrezione, ma al tempo stesso con forza e soprattutto con la preghiera, a chi sta facendo l’esperienza sempre difficile dell’accompagnamento di persone anziane o malate. Preghiamo perché la fraternità che possiamo dimostrare possa intanto rendere ragione di un’immagine bella della comunità cristiana, ma, poi, possa anche far sentire il conforto umano che viene dalla vicinanza.

Il Signore ci doni questa sapienza del prendersi cura del corpo che, poi, vuol dire prendersi cura delle anime.

2023-02-03T17:38:56+01:00