Martedì 27 aprile

Settimana della 4 domenica di Pasqua – Martedì

Vangelo

Gv 6, 60-69
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Molti dei discepoli del Signore Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Le due letture di oggi ci propongono di riflettere su due desideri contrapposti. Nel Vangelo abbiamo sentito che il desiderio di alcuni di seguire il Signore si è presto arenato. Ci sono stati uomini e donne, anche in quel tempo benedetto, che alla presenza stessa del Signore, dopo una iniziale apertura e un tratto di cammino insieme agli apostoli e allo stesso Signore Gesù, hanno preferito andarsene e tornare sulle loro decisioni, sulle loro scelte, sui loro passi. Perché? Perché vorrebbero non fare fatica, vorrebbero che la fede fosse un cammino di sola gioia, vorrebbero non dedicare tempo alla ricerca difficile del volto del Signore, vorrebbero starsene in santa pace pensando che Dio risolva tutto per loro! Vorrebbero un presente senza problemi, per l’eternità, poi si vedrà!

Differente è il desiderio del discepolo che dice anche la sua comprensione del mistero della fede. Egli sa bene che il tempo presente ha le sue difficoltà che non possono essere evitate. Non sarebbe nemmeno bello pensare che il credente non condivida le fatiche di tutti gli uomini e donne del mondo. Il discepolo illumina queste fatiche con il pensiero della vita eterna. Vale la risposta di San Pietro: “Tu solo hai parole di vita eterna”.

Il credente, come gli apostoli, non fugge dalle difficoltà del presente, ma lascia che la sua fede nell’eternità illumini anche queste fatiche; il credente non fugge nel futuro dell’eternità per superare le difficoltà del presente, ma si lascia illuminare perché il presente trovi pienamente luce nell’attesa di quel futuro di speranza e di gloria che Cristo promette a chi lo segue, a chi abbraccia la sua via.

Atti

At 11, 19-26
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motivo di Stefano erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non proclamavano la Parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore. Questa notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, e mandarono Bàrnaba ad Antiòchia. Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla considerevole fu aggiunta al Signore. Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo: lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.

Dall’altro lato abbiamo la rappresentazione concreta di persone che, invece di andarsene come hanno fatto alcuni alla stessa presenza di Cristo, desiderano stare con il Signore e si mettono alla ricerca di Lui, si lasciano guidare, si lasciano attrarre dalla parola dei discepoli e cominciano a formare un gruppo nutrito di persone che sa organizzarsi in una comunità. Non è un caso se, ad Antiochia, “furono chiamati, per la prima volta, cristiani!”. Lì vengono identificati come coloro che seguono Cristo, ovvero come coloro che non fuggono dal presente, non fuggono in avanti lasciandosi alle spalle i loro problemi, ma li affrontano con una speranza nel cuore e alla luce di una parola che li sostiene in tutto e per tutto. È questa la grazia fondamentale che sanno vivere ed è questa la speranza unica che essi portano nel cuore!

Due visioni contrastanti di vita e di fede. Alcuni che se ne vanno e molti che giungono. Alcuni che hanno di fronte a sé la Parola incarnata, altri che credono solo sulla base della testimonianza di fede di altri. È lo Spirito che sostiene chi rimane, nel primo caso, e chi si aggiunge alla vita della Chiesa. Quello Spirito che è il cuore della vita della Chiesa, sostiene ciascuno! Senza alcuna condanna per coloro che se ne sono andati! Almeno hanno tentato di farsi la domanda della fede, almeno hanno dedicato un poco del tempo della loro vita ad interrogarsi seriamente sulla presenza del Signore nella loro storia e nella loro esistenza.

Per noi

Credo che anche ai nostri giorni ci sia necessaria la forza dello Spirito Santo per interrogarci sulla fede. Suggerirei, oggi, di intercedere e di pregare perché tutti, nei tempi della vita che il Signore concede, possano farsi seriamente la domanda su Dio e sulla vita eterna. Il grande male di oggi mi sembra che sia proprio questo: non tutti sanno fermarsi per interrogarsi su Dio. Non che manchino le occasioni, manca la volontà. Non difettano le proposte, manca il desiderio! Credo che potremmo pregare insieme perché molti nostri contemporanei possano avvertire questo desiderio e possano davvero mettersi a pensare a cosa è della loro vita, cosa è della loro storia.

  • Senza Cristo, senza fede, cosa è la vita dell’uomo?

Chiediamo, insieme per tutti, la grazia di una libertà che sappia giocarsi nella dimensione della fede. Questo è il cammino che dobbiamo augurare a tutti!

È questo anche l’itinerario delle beate Caterina e Giuliana, le due donne che sono all’origine del Sacro Monte di Varese. Esse, attratte da Dio, si interrogarono sulla fede avendo come luce la Santa Eucarestia e la meditazione assidua davanti al Crocifisso. Siano loro a intercedere per noi perché possiamo trovare ciascuno la propria via di accesso al mistero di Cristo.

2021-04-23T22:24:11+02:00