Settimana della 3 domenica dopo Pentecoste – lunedì
Sant’Arialdo, Sant’Ireneo, ma soprattutto la solennità dei Santi Pietro e Paolo ci aiuteranno a capire meglio le Scritture di questi giorni, tenuto conto che noi ci vogliamo preparare alla festa della Parrocchia dedicata al Santo Apostolo.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Lv 19, 1-19a
Lettura del libro del Levitico
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Ognuno di voi rispetti sua madre e suo padre; osservate i miei sabati. Io sono il Signore, vostro Dio. Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio. Quando immolerete al Signore una vittima in sacrificio di comunione, offritela in modo da essergli graditi. La si mangerà il giorno stesso che l’avrete immolata o il giorno dopo; ciò che avanzerà ancora al terzo giorno, lo brucerete nel fuoco. Se invece si mangiasse il terzo giorno, sarebbe avariata; il sacrificio non sarebbe gradito. Chiunque ne mangiasse, porterebbe la pena della sua colpa, perché profanerebbe ciò che è sacro al Signore. Quella persona sarebbe eliminata dal suo popolo. Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio. Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo. Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo. Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. Osserverete le mie leggi”».
SALMO Sal 18 (19)
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. R
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto. R
VANGELO Lc 6, 1-5
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
Un sabato il Signore Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Levitico
“Siate Santi perché io, il Signore, Vostro Dio, sono Santo”. È una frase certamente centrale della lettura di oggi. Frase che ci spiega e ci ricorda che la santità è l’attributo solo di Dio. Solo Dio è santo, cioè separato dal mondo, senza nessuna commistione di sorta con qualsiasi dimensione di peccato che, invece, grava sull’umanità. Anche l’uomo può essere santo. La santità degli uomini è partecipazione alla santità di Dio. Come si fa ad essere santi? Anzitutto, ci ricorda con profondissima intuizione il Primo Testamento, la santità è un cammino. Cammino per il quale occorre una grande attenzione a tutte quelle dimensioni che sono racchiuse nei comandamenti di Mosè.
Al primo posto, ovviamente, l’impegno per la fede. Quando si conosce il mistero di Dio si è attratti dal suo fascino e, proprio per questo, si cerca di partecipare della sua santità, della sua dimensione di esistenza. La conoscenza di Dio incontra, ovviamente, il tema del “rispetto” di Dio, della “celebrazione delle feste” che non sono altro che il dirsi di Dio nel tempo, in modo che l’uomo possa ascoltarlo e conoscere il suo mistero.
Accanto a questa attenzione, l’altra fondamentale: l’attenzione alla famiglia, al mondo degli affetti, alle relazioni che costituiscono l’essenza della vita. Credo che quest’anno abbiamo già insistito molto su questo tema, ricordando come la famiglia è il primo nucleo evangelizzante, la prima dimensione nella quale si sperimenta quella comunione e quella vitalità che vengono da Dio. Ecco il perché anche di tutte quelle indicazioni minuziose sul tema del sacrificio che non sono più attuali nella lettera per noi, ma che ci dicono e ci raccomandano come noi tutti siamo invitati a vivere bene la dimensione del culto. È nel culto che si rende lode a Dio, ecco perché l’attenzione alla liturgia e la corretta celebrazione dei misteri di Dio, aiutano a crescere nella fede e nella conoscenza di Dio.
La terza attenzione è quella per la carità, espressa con un’idea che ritorna molte volte nel Primo Testamento, ovvero il non raccogliere tutto dai campi. Una parte deve essere appositamente lasciata per il forestiero, l’orfano e la vedova.
Indicazioni preziosissime che vengono recuperate anche dal Vangelo.
Vangelo
Il confronto su come Gesù avverte la partecipazione ai riti rispetto alla legge di Mosè è un tema molto vivo nel Vangelo. Gesù non propone direttamente il superamento dei riti antichi in favore di altro, ma spiega che il suo insegnamento e, soprattutto, il suo modo di comportarsi, sono frutto dello spirito del culto antico. Spirito che è andato perduto in favore di una normativa sempre più rigida ma sempre più lontana dal cuore dell’uomo. È proprio questo che preoccupa il Signore Gesù: quando un cuore perde il desiderio di stare con Dio, tutto poi perde senso. Così anche un culto ridotto a pura esteriorità non serve a nessuno, nemmeno a Dio. Un cuore che loda Dio anche in modo non perfetto ma con il vivo desiderio di “piacere al Signore” – come fece Davide nell’episodio che ho già commentato molte volte – è, invece, ciò che cerca Dio.
Per noi
Sant’Arialdo, Sant’Ireneo, i Santi Pietro e Paolo sono quattro figure di santità diversissime l’una dall’altra. Cos’hanno in comune? Come ci possono aiutare mentre vogliamo vivere questo triduo in preparazione alla festa patronale di San Pietro?
Anzitutto tutti e tre questi santi condividono l’idea che la santità sia un cammino di imitazione di Cristo e sia un esercizio proprio del tempo, un modo per vivere la propria esistenza per non lasciare che sia senza senso.
In secondo luogo, condividono l’idea che dare lode a Dio, è il cuore di ogni via spirituale.
In terzo luogo, condividono l’attenzione agli altri, alla carità, sebbene in forme diversissime.
Sant’Arialdo è un grande riformatore della vita del clero, uno che ha capito una realtà importantissima che ancora oggi mettiamo a tema con diversi accenti e con non poche fatiche, ovvero l’attenzione alla vita comune. Sant’Arialdo è un santo che, in pieno medioevo, ha prescritto tempi e modi per vivere insieme, per lodare Dio insieme tra consacrati, per non lasciare che la solitudine rovinasse la vita di molti di loro né tantomeno il lavoro pastorale o il seguire le mode che ogni tempo insegna e sostiene.
Credo che quest’oggi, pensando a questa nobilissima figura ma, soprattutto, guardando a San Pietro e a San Paolo, potremmo anche noi pregare per questo motivo. Siamo in una fase di rinnovamento del clero. Stiamo accogliendo il nuovo coadiutore. A settembre accoglieremo un vicario residente. Preghiamo ricorrendo all’intercessione di tutti questi santi perché anche noi sacerdoti possiamo vivere bene la nostra vita comune, la nostra preghiera comune, la nostra intesa pastorale. Si sa che quando si crea un “sodalizio” intenso, ne beneficia tutta una comunità. È questa, allora, la prima intenzione di preghiera che vogliamo rivolgere a Dio in questo Triduo Santo, perché impariamo a santificarci insieme, laici e sacerdoti, nell’esercizio della lode di Dio, nella carità fraterna, nella vita comune.