Martedì 27ottobre

Settimana della 1 domenica dopo la dedicazione – Martedì

Vangelo

Mc 10, 17-22
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Come ho già detto anche ieri, è la fraternità con il Signore Gesù il primo e vero legame da costruire nell’ambito di una vita che vuole dirsi cristiana. L’incontro di Gesù con il giovane ricco lo dimostra, precisando cosa chiede il Signore per realizzare una fraternità vera con Lui.   In primissimo piano c’è “l’osservanza dei comandamenti”. Potremo dire così: si realizza una vera fraternità con il Signore Gesù anzitutto dove c’è attenzione a lasciare che la Parola di Dio e le istanze della fede si depositino nel cuore. In secondo luogo, perché ci sia una vera fraternità con Cristo, occorre che ci sia il desiderio di un incontro, che è ciò che muove questo giovane all’incontro con Cristo. Infine, la cosa che più conta, è quella fraternità con i poveri che Gesù richiama: “và vendi quello che hai e dallo ai poveri”. La vera fraternità con Cristo si vede dalla fraternità con il povero, l’indigente, la persona sola. Offende la fraternità con Cristo un possesso di beni che diventa chiusura al prossimo, ostentazione di ricchezza e di potere, chiusura in sé stessi.

Apocalisse

Ap 12, 13 – 13, 10
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

In quel giorno. Quando il drago si vide precipitato sulla terra, si mise a perseguitare la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, perché volasse nel deserto verso il proprio rifugio, dove viene nutrita per un tempo, due tempi e la meta di un tempo, lontano dal serpente. Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d’acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna: aprì la sua bocca e inghiottì il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. E si appostò sulla spiaggia del mare. E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e il suo grande potere. Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita. Allora la terra intera, presa d’ammirazione, andò dietro alla bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia, e adorarono la bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?». Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. Le fu concesso di fare guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione. La adoreranno tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita dell’Agnello, immolato fin dalla fondazione del mondo. Chi ha orecchi, ascolti: Colui che deve andare in prigionia, vada in prigionia; colui che deve essere ucciso di spada, di spada sia ucciso. In questo sta la perseveranza e la fede dei santi.

Anche la prima scrittura ci aiuta moltissimo a riflettere sul tema della fraternità, ricordandoci che ci può anche essere una fraternità nel male. Abbiamo sentito, con il linguaggio simbolico e allusivo dell’Apocalisse, che “la bestia”, cioè Satana, colui che si oppone a Dio, vuole rompere la fraternità degli uomini con Cristo e, per questo, continua a fare guerra “alla stirpe della donna”, cioè a tutti coloro che la seguono e seguono il suo Figlio. Il male genera una sorta di fraternità, che diventa una contro testimonianza alla fraternità cristiana. Eppure, come ci spiegava San Giovanni, molti uomini diventano solidali proprio nel creare legami di male. Sempre ci sono uomini disposti a tutto per avere potere, per vivere una vita priva di valori se non quelli che discendono dal possesso, dall’ostentazione di sé, dalla sopraffazione e dal sopruso sull’altro. Contro questa fraternità distorta si pone il cristiano. San Giovanni è molto attento nel ricordare che la fraternità in Cristo esige la perseveranza. “Colui che deve andare in prigionia, vada in prigionia, colui che deve essere ucciso di spada, sia ucciso. In questo sta la perseveranza e la fede dei santi”. Come dire che alla contro testimonianza di fraternità che il male oppone alla fede cristiana, ci si oppone solo con la fedeltà ai valori del Vangelo. Solo con una vita perseverante nel bene si crea quella fraternità in Cristo che fa bene a tutti e che salva l’anima.

Per noi

Credo che tutti siamo invitati a seguire le due indicazioni che abbiamo ricevuto.

Anzitutto la prima: si ha vera fraternità con Cristo quando si ha vera fraternità con il povero. È molto bello che ci venga ricordata questa verità nel mese missionario, nel mese nel quale tutti noi siamo invitati a donare qualcosa di nostri per le missioni. Anche questa attenzione che ci viene ricordata potrebbe proprio fare al caso nostro e potrebbe proprio chiederci ci saper aprire le porte del cuore a qualche progetto, a qualche istanza che ci viene sottoposta.

  • Quale solidarietà con il povero sto vivendo per vivere la mia fraternità in Cristo?

La seconda istanza: per essere nella fratellanza con Cristo occorre la fedeltà e la perseveranza, costi quello che costi. Credo che tutti siamo invitati a chiederci:

  • Quale difficoltà sto provando? Quale perseveranza oppongo alle difficoltà del cammino nel tempo presente?

Chiediamo al Signore la forza e la grazia di camminare sempre su quelle strade di fratellanza con Lui e in Lui che la Parola di Dio di questi giorni ci sta proponendo e indicando.

2020-10-23T22:28:39+02:00