Settimana dell’ ultima domenica dopo l’Epifania – lunedì
Per introdurci
Questa settimana è chiamata “dell’ultima” domenica dopo l’Epifania. Non sono previste celebrazioni particolari, quindi avremo sempre l’opportunità di rileggere le pagine del Vangelo di Marco e del Qoelet, il libro sapienziale che chiude questa sezione del tempo. Con questa settimana il lezionario ci prepara anche alla Quaresima che inizierà sabato, con le S. Messe vespertine.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Qo 1, 16 – 2, 11
Lettura del libro del Qoèlet
Io, Qoèlet, pensavo e dicevo fra me: «Ecco, io sono cresciuto e avanzato in sapienza più di quanti regnarono prima di me a Gerusalemme. La mia mente ha curato molto la sapienza e la scienza». Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho capito che anche questo è un correre dietro al vento. Infatti: molta sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere aumenta il dolore. Io dicevo fra me: «Vieni, dunque, voglio metterti alla prova con la gioia. Gusta il piacere!». Ma ecco, anche questo è vanità. Del riso ho detto: «Follia!» e della gioia: «A che giova?». Ho voluto fare un’esperienza: allietare il mio corpo con il vino e così afferrare la follia, pur dedicandomi con la mente alla sapienza. Volevo scoprire se c’è qualche bene per gli uomini che essi possano realizzare sotto il cielo durante i pochi giorni della loro vita. Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti. Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d’ogni specie; mi sono fatto vasche per irrigare con l’acqua quelle piantagioni in crescita. Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa; ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero, più di tutti i miei predecessori a Gerusalemme. Ho accumulato per me anche argento e oro, ricchezze di re e di province. Mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con molte donne, delizie degli uomini. Sono divenuto più ricco e più potente di tutti i miei predecessori a Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza. Non ho negato ai miei occhi nulla di ciò che bramavano, né ho rifiutato alcuna soddisfazione al mio cuore, che godeva d’ogni mia fatica: questa è stata la parte che ho ricavato da tutte le mie fatiche. Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo affrontato per realizzarle. Ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento. Non c’è alcun guadagno sotto il sole.
SALMO Sal 24 (25)
Guidami nella tua verità, o Signore.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno. R
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare:
ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore. R
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. R
Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Per il tuo nome, Signore,
perdona la mia colpa, anche se è grande.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza. R
VANGELO Mc 12, 13-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. I capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono dal Signore Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.
Vangelo
“Conoscendo la loro ipocrisia…”. Gesù conosce l’ipocrisia di chi lo sta interrogando. Ipocrisia, cioè la maschera. Erodiani, scribi, come abbiamo anche sentito nell’introduzione del brano, avevano già deciso di mettere a morte Gesù. A loro non interessava certo la parola che predicava o la novità di vita che chiedeva. Nel pensiero di tutti costoro, Gesù aveva disturbato fin troppo la loro tranquilla vita. Erano troppe le novità che chiedeva. Soprattutto per tutti costoro era venuto a turbare quella vita tranquilla fatta di grandi manifestazioni di fede esteriori ma di poca o nulla disponibilità ad un cammino di fede. L’esteriorità bastava. Cos’altro c’era da pretendere? Ecco il senso non tanto della domanda in sé, o non solo della domanda in sé, ma di tutto un atteggiamento di vita che non si lascia provocare e smuovere.
“Questa immagine e l’iscrizione di chi sono? Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio!”. Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, l’insegnamento di Gesù vuole essere un richiamo a ridare l’anima a Dio. Gesù, quindi, va oltre ogni esteriorità, oltre ogni ritualità. Richiama la verità. La verità è che ogni anima è fatta per Dio. Può perdersi nelle cose della vita, è vero, ma nulla toglie che ogni anima sia stata creata da Dio e sia stata creata per dare lode a Dio. Questo è lo scopo rettamente inteso della vita di ogni anima!
Qoelet
“Non c’è alcun guadagno sotto il sole…”. A torto Qoelet è stato chiamato il sapiente pessimista. Sembra così, ma solo ad una prima lettura. Anche oggi possiamo capirlo. Perché Qoelet dice che non c’è guadagno sotto il sole? Perché ogni opera è vana? Il testo faceva passare in disamina alcune realtà: il lavoro, la gioia, il divertimento, l’accumulare ricchezze… tutto agli occhi del sapiente sembra una cosa vana. Perché? Perché l’uomo può sì fare grandi cose, può operare cose grandiose e arricchire non solo sé stesso ma l’intera umanità. Ma se poi non trova il senso ultimo della vita, a che cosa serve tutto ciò? Qoelet ci riporta ad una domanda esistenziale fondamentale: cosa vale davvero la pena fare? Per che cosa è giusto agitarsi? Credo che la domanda sia anche per noi occasione di riflessione e di conversione.
Per noi
Il discorso sull’ipocrisia vale proprio anche per noi! Credo che a tutti sia capitato di sentire che alcune realtà della fede sono vere, profonde, eppure noi non siamo in grado di viverle come dovremmo! Anche noi, spesso, facciamo della nostra fede o della nostra appartenenza ecclesiale una realtà alla quale crediamo fino ad un certo punto ma, in fondo, facciamo sempre fatica a convertirci! Così come pure credo che sia davvero complesso attuare una serie di comportamenti veramente coerenti con la nostra fede. Credo proprio che tutti, talvolta per non dire spesso, ci sorprendiamo in comportamenti che non sono l’espressione né di quello in cui crediamo, né dell’etica a cui facciamo riferimento. Perché ci accade questo? Perché anche noi siamo “incoerenti” o, per dirla con Gesù, “ipocriti”? Credo che la risposta migliore sia proprio quella del Qoelet. Pur avendo fede e pur sapendo bene cosa saremmo chiamati a fare e a vivere, tutti noi facciamo molta fatica a mettere in pratica tutti gli insegnamenti della fede. Per questo ci perdiamo in molte cose della vita: chi nell’interesse eccessivo per il lavoro, con i suoi compromessi; chi nella ricerca di successo, piacere, divertimento, con le sue immoralità; chi si chiude in una solitudine ostinata e, talvolta, perfino dannosa. Quando perdiamo di vista il centro della vita, quando perdiamo di vista il perché di tutte le cose, ecco che può capitare anche a noi di scivolare in quella superficialità, in quell’ incoerenza, in quell’ipocrisia di cui parlava il Vangelo. Questa settimana e, poi, nella Quaresima, potremmo proprio mettere mano a questo aspetto della vita. È da qui che passa la proposta di un riscatto non solo formale ma reale.
- Quali sono le mie incoerenze di vita?
- Quali le mie ipocrisie?
- Come mettere mano alla mia coscienza?