Settimana della 5 domenica di quaresima – martedì
La spiritualità di questo giorno di quaresima
Questo giorno ci permette di continuare la riflessione di ieri sulla dimensione personale della fede.
La Parola di questo giorno
GENESI 41, 1b-40
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. Ed ecco, salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse, e si misero a pascolare tra i giunchi. Ed ecco, dopo quelle, salirono dal Nilo altre sette vacche, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo. Le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò. Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco, sette spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle. Ma, dopo quelle, ecco spuntare altre sette spighe vuote e arse dal vento d’oriente. Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Il faraone si svegliò: era stato un sogno. Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell’Egitto. Il faraone raccontò loro il sogno, ma nessuno sapeva interpretarlo al faraone. [Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: «Io devo ricordare oggi le mie colpe. Il faraone si era adirato contro i suoi servi e li aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, sia me sia il capo dei panettieri. Noi facemmo un sogno nella stessa notte, io e lui; ma avemmo ciascuno un sogno con un proprio significato. C’era là con noi un giovane ebreo, schiavo del capo delle guardie; noi gli raccontammo i nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno l’interpretazione del suo sogno. E come egli ci aveva interpretato, così avvenne: io fui reintegrato nella mia carica e l’altro fu impiccato».] Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo; egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone. Il faraone disse a Giuseppe: «Ho fatto un sogno e nessuno sa interpretarlo; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito». Giuseppe rispose al faraone: «Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone!». Allora il faraone raccontò a Giuseppe: [«Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. Ed ecco, salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi. E, dopo quelle, ecco salire altre sette vacche deboli, molto brutte di forma e magre; non ne vidi mai di così brutte in tutta la terra d’Egitto. Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche, quelle grasse. Queste entrarono nel loro ventre, ma non ci si accorgeva che vi fossero entrate, perché il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai. Poi vidi nel sogno spuntare da un unico stelo sette spighe, piene e belle. Ma ecco, dopo quelle, spuntavano sette spighe secche, vuote e arse dal vento d’oriente. Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe belle.] Ho riferito il sogno agli indovini, ma nessuno sa darmene la spiegazione». Allora Giuseppe disse al faraone: «Il sogno del faraone è uno solo: Dio ha indicato al faraone quello che sta per fare. Le sette vacche belle rappresentano sette anni e le sette spighe belle rappresentano sette anni: si tratta di un unico sogno. Le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo quelle, rappresentano sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d’oriente, rappresentano sette anni: verranno sette anni di carestia. È appunto quel che ho detto al faraone: Dio ha manifestato al faraone quanto sta per fare. Ecco, stanno per venire sette anni in cui ci sarà grande abbondanza in tutta la terra d’Egitto. A questi succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta quell’abbondanza nella terra d’Egitto e la carestia consumerà la terra. Non vi sarà più alcuna traccia dell’abbondanza che vi era stata nella terra, a causa della carestia successiva, perché sarà molto dura. Quanto al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta a eseguirla. Il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo metta a capo della terra d’Egitto. Il faraone inoltre proceda a istituire commissari sul territorio, per prelevare un quinto sui prodotti della terra d’Egitto durante i sette anni di abbondanza. Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l’autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città. Questi viveri serviranno di riserva al paese per i sette anni di carestia che verranno nella terra d’Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia». La proposta piacque al faraone e a tutti i suoi ministri. Il faraone disse ai ministri: «Potremo trovare un uomo come questo, in cui sia lo spirito di Dio?». E il faraone disse a Giuseppe: «Dal momento che Dio ti ha manifestato tutto questo, non c’è nessuno intelligente e saggio come te. Tu stesso sarai il mio governatore e ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò più grande di te».
SALMO Sal 118 (119), 129-136
Risplenda in noi, Signore, la luce delle tue parole.
Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti:
per questo li custodisco.
La rivelazione delle tue parole illumina,
dona intelligenza ai semplici. R
Apro anelante la mia bocca,
perché ho sete dei tuoi comandi.
Volgiti a me e abbi pietà,
con il giudizio che riservi a chi ama il tuo nome. R
Rendi saldi i miei passi secondo la tua promessa
e non permettere che mi domini alcun male.
Riscattami dall’oppressione dell’uomo
e osserverò i tuoi precetti. R
Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi decreti.
Torrenti di lacrime scorrono dai miei occhi,
perché non si osserva la tua legge. R
PROVERBI Pr 29, 23-26
Lettura del libro dei Proverbi
Figlio mio, l’orgoglio dell’uomo ne provoca l’umiliazione, l’umile di cuore ottiene onori. Chi spartisce con un ladro odia se stesso: egli sente la maledizione, ma non rivela nulla. Chi teme gli uomini si mette in una trappola, ma chi confida nel Signore è al sicuro. Molti ricercano il favore di chi comanda, ma è il Signore che giudica ognuno.
VANGELO Gv 6, 63b-71
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Gesù riprese: «Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici.
Vangelo
“Le parole che vi ho detto sono spirito e vita, ma vi sono tra voi alcuni che non credono”. Gesù, dunque, prosegue la sua predicazione ai discepoli dopo l’evento di Cesarea di Filippi ed ecco che inizia a parlare chiaramente del traditore. È uno dei grandi temi che il Triduo pasquale, con la sua spiritualità, vuole farci tenere presente. Questa predicazione serve, più in generale, a dire che in ogni gruppo di fedeli c’è chi crede e chi cerca di vivere la propria fede con molta attenzione e grinta, ma ci sono anche molte persone che, pur frequentando, non credono. Se nemmeno il collegio apostolico guidato dal Signore in persona è riuscito ad evitare questo rischio, a maggior ragione qualsiasi gruppo di fedeli sulla terra sarà esente da questa possibilità! Così il Signore chiede anche a ciascuno di noi di essere sempre umile. Nel cammino di fede nulla deve mai essere dato per scontato.
“Per questo nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre”. Con questo secondo passaggio, Gesù sta invitando i discepoli a comprendere che la fede non è mai e non è solo un discorso di volontà, di attenzione, di formazione. Prima di tutte queste cose, che sono assolutamente necessarie per un buon cammino di fede, c’è la benedizione di Dio, c’è la sua grazia, senza la quale qualsiasi itinerario di fede risulta monco. Il discepolo, che sta vivendo un itinerario di fede particolare, non deve essere orgoglioso per quanto è capace di fare in questo itinerario. Piuttosto deve ringraziare Dio Padre perché gli viene concesso quello che ad altri non è nemmeno possibile pensare. Conta anche la disposizione di ognuno, conta la libertà di ognuno, ma prima e sopra di esse vi è la grazia di Dio.
“Da quel momento molti dei suoi discepoli non andarono più con lui. Disse il Signore ai dodici: volete andarvene anche voi?”. Il riferimento è a qualcuno del gruppo dei 72 discepoli, che vanno via, si discostano dal Signore dopo questa predicazione certo molto esigente. La fede presuppone sempre la libertà. Gesù che ha invitato molti a seguirlo, non obbliga nessuno a rimanere nel gruppo di coloro che lo seguono. Così anche discepoli della prima ora, anche tra coloro che hanno conosciuto personalmente il Signore e sono stati avvinti dal suo carisma, possono tornare sui propri passi e smettere il cammino che stanno facendo. Gesù non obbliga, non chiede che un cammino sia fatto “per forza”. Anzi, domanda esplicitamente al gruppo dei 12 apostoli se anche tra loro c’è qualcuno che non vuole più seguirlo. Il discepolato è una grazia, non un obbligo. Gesù invita tutti a riflettere sulla gratuità della grazia che chiama e sulla fedeltà della libertà che risponde.
“Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna.”. Spiccano, anche in questo caso, le parole di Pietro che pone una questione non irrilevante. Certo ci possono essere altri maestri, certo ci possono essere esperienze di vita che richiamano, che sono, forse, anche più allettanti di quelle che propone la fede. Eppure, dice Pietro, chi altro se non Gesù propone la vita eterna? Pietro risponde sul perché lui rimanga nel gruppo dei discepoli, nonostante il suo limite, nonostante la sua povertà, nonostante il suo carattere a volte precipitoso. Egli intende rimanere perché da nessun’altra parte c’è un maestro che proponga la vita eterna. Questo è il cuore di una risposta di fede! È la vita eterna che attira ad una dimensione di discepolato. Non altre proposte!
“Non sono io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!”. Parola che rilancia nuovamente la riflessione del Signore. Anche se è Lui in persona che ha chiamato i Dodici, è possibile che uno rimanga nel gruppo ma non per seguirlo, piuttosto per dividere! Il riferimento è a Giuda, il divisore, il ladro, il traditore. Uomo di fede, ma non sincera; uomo di ascolto, ma non profondo; uomo di ambizione, tanto da tradire il Signore.
Il nostro cammino di fede
Anche noi abbiamo celebrato molte volte la Pasqua. Non è certo la prima volta che la viviamo, che la prepariamo, che la attendiamo con questo itinerario dello spirito che è la Quaresima. Eppure, nessuno di noi può dire di essere “al sicuro”. È sempre possibile anche per noi lasciare il nostro itinerario di fede e, purtroppo, è sempre possibile tradire il Signore in molti modi diversi, come i discepoli stessi ci dicono. Che cosa è necessario per andare avanti? Cosa serve anche al nostro itinerario di fede? Molta umiltà, anzitutto. L’umiltà di chi sa che potrebbe perdere tutto. Poi molta fede, quella fede che esprimiamo con gli atti di fede e massimamente con la preghiera che è il centro e il cuore di questo anno pastorale. È con la preghiera che continuiamo ad ottenere quella grazia che ci è necessaria per proseguire il cammino. Infine ci serve gusto e desiderio per la vita eterna. Si permane nel cammino con il Signore se c’è gusto per la vita eterna. Si permane nel cammino con il Signore se e solo se si desidera la vita eterna. Se non c’è questo desiderio, se non c’è questa esigenza, allora si andrà da altri maestri che propongono altro. Se c’è il desiderio della vita eterna, come Pietro, non ci staccheremo dal Signore, perché solo il Signore ha parole di vita eterna. Ecco cosa ci serve per andare avanti nel cammino di fede che è sempre un cammino di libertà e, quindi, come tale, sempre imprevedibile.
Intenzioni di preghiera
Preghiamo per tutti noi, perché sappiamo cercare quella perseveranza che è frutto della grazia che illumina la libertà.
Preghiamo per tutti coloro che non hanno la forza di perseverare in un cammino di fede. Preghiamo perché il Signore, con la sua grazia che è sempre misteriosa, illumini il cammino e la riflessione di tutti coloro che necessitano di aiuto per continuare il cammino.
Preghiamo per la Chiesa, perché sappia attirare tutti coloro che desiderano conoscere questa parola di vita eterna che è ciò che allieta il nostro cuore e sostiene il nostro cammino.