Settimana della 5 domenica di quaresima – mercoledì
La spiritualità di questo giorno di quaresima
La mancata comprensione.
La Parola di questo giorno
GENESI 48, 1. 8-21
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Fu riferito a Giuseppe: «Ecco, tuo padre è malato!». Allora egli prese con sé i due figli Manasse ed Èfraim. Israele vide i figli di Giuseppe e disse: «Chi sono questi?». Giuseppe disse al padre: «Sono i figli che Dio mi ha dato qui». Riprese: «Portameli, perché io li benedica!». Gli occhi d’Israele erano offuscati dalla vecchiaia: non poteva più distinguere. Giuseppe li avvicinò a lui, che li baciò e li abbracciò. Israele disse a Giuseppe: «Io non pensavo più di vedere il tuo volto; ma ecco, Dio mi ha concesso di vedere anche la tua prole!». Allora Giuseppe li ritirò dalle sue ginocchia e si prostrò con la faccia a terra. Li prese tutti e due, Èfraim con la sua destra, alla sinistra d’Israele, e Manasse con la sua sinistra, alla destra d’Israele, e li avvicinò a lui. Ma Israele stese la mano destra e la pose sul capo di Èfraim, che pure era il più giovane, e la sua sinistra sul capo di Manasse, incrociando le braccia, benché Manasse fosse il primogenito. E così benedisse Giuseppe: «Il Dio, alla cui presenza hanno camminato i miei padri, Abramo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino ad oggi, l’angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi ragazzi! Sia ricordato in essi il mio nome e il nome dei miei padri, Abramo e Isacco, e si moltiplichino in gran numero in mezzo alla terra!». Giuseppe notò che il padre aveva posato la destra sul capo di Èfraim e ciò gli spiacque. Prese dunque la mano del padre per toglierla dal capo di Èfraim e porla sul capo di Manasse. Disse al padre: «Non così, padre mio: è questo il primogenito, posa la destra sul suo capo!». Ma il padre rifiutò e disse: «Lo so, figlio mio, lo so: anch’egli diventerà un popolo, anch’egli sarà grande, ma il suo fratello minore sarà più grande di lui, e la sua discendenza diventerà una moltitudine di nazioni». E li benedisse in quel giorno: «Di te si servirà Israele per benedire, dicendo: “Dio ti renda come Èfraim e come Manasse!”». Così pose Èfraim prima di Manasse. Quindi Israele disse a Giuseppe: «Ecco, io sto per morire, ma Dio sarà con voi e vi farà tornare alla terra dei vostri padri».
SALMO Sal 118 (119), 137-144
La tua promessa, Signore, è luce ai miei passi.
Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
Con giustizia hai promulgato i tuoi insegnamenti
e con grande fedeltà. R
Uno zelo ardente mi consuma,
perché i miei avversari dimenticano le tue parole.
Limpida e pura è la tua promessa
e il tuo servo la ama. R
Io sono piccolo e disprezzato:
non dimentico i tuoi precetti.
La tua giustizia è giustizia eterna
e la tua legge è verità. R
Angoscia e affanno mi hanno colto:
i tuoi comandi sono la mia delizia.
Giustizia eterna sono i tuoi insegnamenti:
fammi comprendere e avrò la vita. R
PROVERBI 30, 1a. 24-33
Lettura del libro dei Proverbi
Detti di Agur, figlio di Iakè, da Massa. Quattro esseri sono fra le cose più piccole della terra, eppure sono più saggi dei saggi: le formiche sono un popolo senza forza, eppure si provvedono il cibo durante l’estate; gli iràci sono un popolo imbelle, eppure hanno la tana sulle rupi; le cavallette non hanno un re, eppure marciano tutte ben schierate; la lucertola si può prendere con le mani, eppure penetra anche nei palazzi dei re. Tre cose hanno un portamento magnifico, anzi quattro hanno un’andatura maestosa: il leone, il più forte degli animali, che non indietreggia davanti a nessuno; il gallo pettoruto e il caprone e un re alla testa del suo popolo. Se stoltamente ti sei esaltato e se poi hai riflettuto, mettiti una mano sulla bocca, poiché, sbattendo il latte ne esce la panna, premendo il naso ne esce il sangue e spremendo la collera ne esce la lite.
VANGELO Lc 18, 31-34
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù prese con sé i Dodici e disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo: verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà». Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.
Vangelo
Di per sé la mancata comprensione di qualcosa è una realtà negativa. Quando non si comprende qualcosa si rimane indietro per molti versi. Quando non si comprende qualcosa è chiaro che il cammino non può più essere detto sicuro. Se però pensiamo alla realtà della fede, comprendiamo che la dinamica del non comprendere non solo è parte della fede ma è essenziale ad essa.
“Quelli non compresero nulla di tutto questo, quel parlare rimaneva oscuro e non capivano ciò che egli aveva detto”. Possiamo facilmente capire il perché, dal momento che era ricordato dalla stessa pericope di Vangelo che abbiamo letto. Essi non compresero le sue parole che parlavano di dolore, di solitudine, di sopraffazione di altri uomini. Come si fa a capire una cosa del genere? Poi come si fa a capire che la rivelazione di Dio passa attraverso la Croce, che è il contrario dell’onnipotenza di Dio? Eppure quella dinamica del non comprendere rimane un tratto essenziale del cammino dei discepoli.
I discepoli, uomini intellettualmente onesti, continuano ad avere nel cuore queste parole del Signore. Non avendole capite, non le dimenticano. Continuano a pensare, continuano a rimuginare, continuano a cercare di capire cosa il Signore voglia dire loro. Sono come un tarlo benefico che rimane depositato nel loro cuore e nella loro mente. Questo permette ai discepoli di cercare, di capire, di approfondire. Non a caso, dopo la risurrezione del Signore, avendo in mente queste domande, avendo nel cuore la parola di vita eterna accesa in loro dal Signore, troveranno alcune risposte, riservandosi sempre di poter procedere oltre nel cammino.
Ciò che caratterizza il cammino del discepolo è però una grande costanza. Il discepolo che non capisce rimane con il Signore. Il discepolo che fa fatica non si ferma, continua a salire a Gerusalemme con il Signore, forse anche un po’ curioso di vedere cosa realmente accadrà nella città santa.
Sarà proprio questo che permetterà al discepolo di capire. Capirà non di fronte ad una spiegazione, ma di fronte al realizzarsi di tutte le parole del Signore. Prima quelle tristi dell’arresto, della sofferenza, della morte e, poi, quelle della risurrezione. Sarà solo il partecipare a questi eventi che permetterà al discepolo di trovare la risposta ad alcune delle domande che porta dentro di sé, sapendo bene che altre potranno essere sciolte solo alla luce della risurrezione definitiva quando anche i redenti, partecipi del mistero di Dio, vedranno e giudicheranno tutto nella luce del Signore.
Il nostro cammino di fede
Il nostro cammino di fede non è da meno! Anche noi viviamo la dinamica del dubbio che ci fa pensare a molte realtà della fede senza trovare una risposta precisa e definitiva. Anche noi abbiamo molti “tarli”. Alcune di queste domande possono trovare una risposta e, di fatto, la troveranno. Sarà una lettura, sarà un approfondimento, sarà un’esperienza, un canto… ci sono molte possibili risposte rispetto alle domande molto diverse che ci portiamo nel cuore. Ma, dobbiamo anche ammetterlo, altre domande non avranno risposta, non potranno essere sciolte, se non con la pazienza e la perseveranza. Ricordandoci che la fede chiede, alla fine, un atto di fiducia. Non fiducia come salto nel buio, ma come affidamento a Colui che ha parole di vita eterna. Non temiamo quindi dubbi, difficoltà, momenti di scoramento. Piuttosto affidiamoli al Signore che accoglie anche queste realtà del cammino e le trasforma alla luce della sua grazia.
Intenzioni di preghiera
Preghiamo per avere in noi domande di fede che destino il nostro intelletto e spronino il nostro cammino. Preghiamo per avere sempre dei dubbi, dei tarli, che ci obblighino a non sederci, a non smettere di cercare, a non smettere, soprattutto, di sperare.
Preghiamo perché tutti, di fronte a domande, dubbi, crisi di fede non gettino la spugna, ma sappiano continuare a vivere con perseveranza il proprio cammino di fede.
Preghiamo perché, specialmente nei momenti in cui le domande diventano più complesse, o più numerose, o più forti, sappiamo attingere alla preghiera, che deve essere non solo la fedele compagna di ogni giorno, ma anche la forza nei momenti avversi.
Preghiamo perché non venga mai meno il desiderio di continuare a cercare il volto di Dio!