Settimana della 3 domenica di Pasqua – venerdì
La spiritualità di questo giorno
Il cibo per la vita eterna.
La Parola di questo giorno
LETTURA At 7, 55 – 8, 1a
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì. Saulo approvava la sua uccisione.
SALMO Sal 30 (31)
Alle tue mani, Signore, affido la mia vita.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi. R
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Esulterò e gioirò per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria. R
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono. R
Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda. R
VANGELO Gv 6, 22-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. La folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che il Signore Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Vangelo
Stiamo terminando la lettura del capitolo 6 del Vangelo di Giovanni. Gesù, dopo aver compiuto il segno dei pani, si trasferisce altrove e subito viene cercato da quella folla che aveva visto il segno e aveva mangiato i pani. Gesù capisce immediatamente che quella ricerca non è motivata dalla fede, quanto piuttosto dall’aver ricevuto cibo gratuitamente. Ecco perché Gesù porta a termine la predicazione ricordando che quel cibo è pegno di vita eterna e non va confuso con quel “pane quotidiano” che tutti devono procurarsi mettendo a frutto i talenti che Dio ha dato a ciascuno. Così il Signore insegna che come c’è un alimento per la vita terrena, l’anima ha bisogno di un alimento celeste e questo alimento è l’Eucarestia. Il credente, dunque, deve accostarsi al sacramento conscio del suo valore: quel cibo che non perisce è alimento per la vita eterna per tutti coloro che se ne ciberanno con fede. Il Vangelo richiama a noi questa verità. Ogni volta che ci cibiamo dell’Eucarestia, noi nutriamo l’anima per la vita eterna.
Atti
Il discorso sulla vita eterna è particolarmente esplicito nella pagina degli Atti degli Apostoli. Santo Stefano, l’uomo che ha conformato la sua vita a quella di Cristo, l’uomo che ha fatto della sua vita un segno di amore e di donazione agli altri nel servizio del diaconato, si prepara a ricevere il “premio” per quella vita vissuta come Cristo. È per questo che, mentre viene lapidato, egli “contempla i cieli aperti”, cioè vede quella gloria di Dio nella quale sta per entrare attraverso il suo martirio. Attratto da questa gloria, attratto dal Paradiso, Stefano muore come il Signore, e cioè perdonando ai suoi lapidatori. Stefano vive una vita di cielo già in terra, vivendo tutti gli insegnamenti del Signore e rendendo la sua vita del tutto conforme a quella di Cristo e, per questo, “merita” di entrare direttamente in quella vita eterna nella quale aveva creduto e che aveva predicato. Stefano si è certamente nutrito dell’Eucarestia nei suoi giorni. L’Eucarestia ha permesso a Stefano di sostenere una vita fatta di costante e totale donazione. Quella donazione che Stefano ha vissuto giorno per giorno, lo ha reso conforme a Cristo e gli permette di entrare nella vita eternamente beata in Dio.
Il nostro cammino di fede
Credo che non tutti diamo abbastanza attenzione al fatto che l’Eucarestia è pegno di vita eterna. Probabilmente, quando veniamo a celebrare la Messa e a ricevere il Corpo del Signore, immediatamente abbiamo in mente alcune intenzioni di preghiera che vogliamo presentare con forza davanti a Dio e chiediamo alla potenza dell’Eucarestia di fare questo. Oppure abbiamo dei ringraziamenti particolari che vogliamo rivolgere al Signore, e utilizziamo il Sacramento come momento di ringraziamento importante per la nostra vita. Molte volte abbiamo anche una certa capacità di adorare il mistero e, magari nell’adorazione eucaristica, ci rivolgiamo a Cristo per adorare il suo nome. Credo però che non così spesso ci ricordiamo che l’Eucarestia è pegno di vita eterna. Non sempre ci rendiamo conto di questa verità, non sempre abbiamo la forza di vivere con questa sottolineatura e in questa direzione la Santa Comunione. L’esempio di Santo Stefano deve essere l’esempio che vogliamo seguire. Il nostro venire a Messa e il nostro ricevere la santa comunione, devono trasformare adesso la nostra vita e rendere la nostra vita attuale un momento nel quale noi tutti sappiamo fare della nostra vita una donazione. Nella vicinanza agli altri, nel servizio, nella capacità di dialogo… in tutte le forme possibili, note e meno note, visibili ed invisibili. Sarà questa trasformazione della vita attuale in servizio a farci apprezzare quella vita eterna nella quale “entra” chi rende la propria vita sempre più conforme a quella di Cristo. Quando veniamo a Messa noi dovremmo già sperimentare un’ “aria di Paradiso”, perché la Celebrazione Eucaristica dovrebbe attrarci così tanto a sé da cambiare veramente il nostro modo di fare, di vivere e dovrebbe seriamente avvicinarci di più a Cristo.
Intenzioni di preghiera
Oggi suggerirei di pregare proprio perché questo avvenga. Preghiamo perché impariamo a fare dell’Eucarestia, come diceva il beato Carlo Acutis, la nostra “autostrada verso il cielo”. Preghiamo perché possiamo sempre essere consci della forza che promana da questo sacramento e perché ci sentiamo sempre più attratti a quella comunione dell’eternità che ogni vita dovrebbe attendere. Preghiamo anche per chi non considera quanto l’Eucarestia sia pegno di vita eterna e per tutti coloro che sono lontani dal Sacramento. Il Signore conceda a ciascuno di noi di vivere con fede questo momento, perché sappiamo essere tutti attratti dal Signore che tutti vuole richiamare a sé.