Settimana della 6 domenica di Pasqua – sabato
Introduzione
Come abbiamo detto ieri, in tutti questi giorni di novena vogliamo rileggere insieme le parole di San Paolo e la sua catechesi.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Ct 5, 9-14. 15c-d. 16c-d
Lettura del Cantico dei Cantici
Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro, tu che sei bellissima tra le donne? Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro, perché così ci scongiuri? L’amato mio è bianco e vermiglio, riconoscibile fra una miriade. Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli sono grappoli di palma, neri come il corvo. I suoi occhi sono come colombe su ruscelli d’acqua; i suoi denti si bagnano nel latte, si posano sui bordi. Le sue guance sono come aiuole di balsamo dove crescono piante aromatiche, le sue labbra sono gigli che stillano fluida mirra. Le sue mani sono anelli d’oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo ventre è tutto d’avorio, tempestato di zaffiri. Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri. Questo è l’amato mio, questo l’amico mio, o figlie di Gerusalemme.
SALMO Sal 18 (19)
Della gloria di Dio risplende l’universo.
Oppure Alleluia, alleluia, alleluia.
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia. R
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio. R
Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale:
esulta come un prode che percorre la via. R
EPISTOLA 1Cor 15, 53-58
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, è necessario che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?». Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
VANGELO Gv 15, 1-8
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Corinti
“Fratelli, è necessario che questo corpo corruttibile si rivesta di incorruttibilità”. La corruzione del corpo è qualcosa che tutti noi sperimentiamo. Man mano che avanza la nostra età, tutti sperimentiamo come la nostra salute incominci a diventare più fragile e il nostro corpo incominci a vivere tutti i segni attraverso i quali noi comprendiamo che i giorni si fanno sempre più brevi. La corruzione finale sarà quella segnata dalla morte, evento che farà anche iniziare il disfacimento del nostro corpo.
Solo quando anche noi sperimenteremo questo evento e apriremo gli occhi nel mistero di Dio, potremo capire le parole che, ora, ci lasciano perplessi: “dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Dov’è o morte, la tua vittoria?”. Da risorti potremo capire bene queste verità, queste parole. Per ora, non ci è dato di comprenderle fino in fondo.
Proprio per questo San Paolo aggiungeva: “perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore”. Credo che tutti noi abbiamo sperimentato la fatica del credere e, forse, ci siamo anche domandati: chi me lo fa fare? Chi mi fa essere così? Perché devo fare una fatica in più rispetto a quelli che non hanno fede? La vita di fede non dovrebbe rendere le cose più semplici e dimezzare le fatiche? Sono tutti interrogativi che ci accompagnano perché la fede è anche fatica, la fede è anche resistenza, la fede è anche occasione di lotta, come moltissimi personaggi biblici ci ricordano e ci dicono. Chiediamo davvero il dono della resistenza, perché solo avendo questo dono dello Spirito Santo la nostra fede diventerà “fede provata” e, quindi, come dicevamo ieri, gradita a Dio.
Vangelo
Anche il Vangelo ci ha suggerito di chiedere questo dono e lo ha fatto con una immagine: l’immagine della vigna nella quale noi tutti siamo inseriti e nella quale dobbiamo rimanere se vogliamo che quel piccolo tralcio che è la nostra anima continui a vivere. Solo alimentandoci continuamente della linfa di Cristo la nostra fede continuerà ad essere viva. Se non è così, il tralcio muore, ma come diceva Gesù, ogni tralcio morto viene tolto dalla vita, perde il suo vigore, perde il suo senso. Ogni vita che non fiorisce in Cristo diventa una vita sprecata.
Questa riflessione si può applicare anche alla Chiesa, che è il frutto dell’opera dello Spirito Santo. È lo Spirito di Dio che costruisce la Chiesa e che ci rende sempre più figli in essa. A noi è chiesto anche questo, è chiesto di rimanere fedeli alla Chiesa, costi quel che costi, nonostante tutto quello che accade. È il nostro compito di figli rigenerati nel Battesimo come figli di Dio ma anche come figli della Chiesa. Lo Spirito Santo, che ci è stato dato al Battesimo, è caparra per vivere bene anche questa appartenenza che sa anche di capacità di resistere.
Per noi
Continuiamo a pregare insieme la Beata Vergine Maria – oggi è anche sabato e, quindi, vogliamo fare particolare memoria di Lei – perché questi doni siano infusi dentro di noi. A Lei, che ha perseverato fino alla fine nella sua vocazione e nel percorso di vita che Dio le aveva proposto, chiediamo l’aiuto necessario per vivere bene, anche noi, le medesime coordinate di vita. Cerchiamo di rimanere saldi e irremovibili, come ci diceva San Paolo, sapendo che anche per queste cose c’è un premio. Anche domani, domenica che ci traghetta dall’Ascensione alla Pentecoste, chiediamo questo dono dello Spirito di Dio, perché arriviamo a comprendere che la perseveranza è un dono grande dello Spirito. Insieme, continuiamo a dire: “Vieni, Spirito Santo, vieni attraverso Maria”. Sarà questa semplice preghiera a donarci quella perseveranza e quella resistenza che sono poi il cuore di tutto il nostro percorso di fede.