Settimana della quarta domenica dopo Pentecoste – Domenica
Dopo le pagine su creazione e peccato, ecco, sempre nell’intento di rileggere tutta la storia della salvezza, la pagina del diluvio.
Vangelo
Lc 17, 26-30. 33
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva».
Genesi
Gen 6, 1-22
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. [Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo –, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. ] Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell’arca un tetto e, a un cubito più sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore. Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c’è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro». Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece.
Galati
Gal 5, 16-25
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, vi dico: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.
Genesi
Pagina che ci mette, ancora una volta, di fronte alla difficoltà di racconti non storici che hanno la funzione di dire ciò che conta sempre nella vita, ciò che è da sempre, in ogni tempo della storia dell’uomo. Così l’autore sacro, ci spiazza, mettendoci di fronte al problema del male che l’uomo sempre ricerca e compie. Era così alle origini, è così ai nostri giorni, è così in ogni tempo! Il male fa parte della storia dell’umanità, non può essere debellato fino alla fine dei giorni, deve necessariamente crescere insieme al bene che gli uomini di fede compiono. Ecco l’esempio di Noè, un uomo giusto che, con tutta la sua famiglia salva il mondo. Un simbolo, evidentemente, per dire come gli uomini di fede sono una benedizione per tutta l’umanità, sono un punto di riferimento, una luce, per tutti coloro che vogliono agire bene e che interpretano il tempo in modo differente da tutti quegli uomini che, invece, compiono il male, vivono per il male, desiderano il male.
Vangelo
Anche Gesù, lo abbiamo sentito, si richiama a questa pagina della Genesi per proporre il suo insegnamento. La vita di tutti gli uomini si svolge sempre nelle medesime azioni: “mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano…” come è nel cuore di tutti. La vita dell’uomo è sempre fatta di tutte queste cose, di queste preoccupazioni pratiche, concrete, legate alla vita di ogni giorno… Ciò che cambia è il modo con cui ci si accosta a tutte queste cose da parte delle persone credenti. Il credente, dice Gesù, non si perde in queste cose, non vive in modo da ripetere ogni giorno le stesse cose solo per dare un fine alle proprie capacità. L’uomo di fede si occupa di tutte queste cose, ma sapendo che la sua vita non termina in esse, sapendo che è destinato a ben altro, conoscendo che il fine della vita non sono le opere da lasciare, ma l’incontro con Dio da non perdere. Se volete il Vangelo è una bellissima riflessione sul modo di vivere il tempo. L’uomo di fede vive il tempo con una sua morale particolare e, per questo, non perde tempo. Egli vive nel tempo, facendo le cose che compiono tutti, ma, appunto, come Noè, cioè dando un senso di fede a quello che c’è da fare e riferendo ogni cosa a Dio. È questa la “giustizia” dell’uomo di fede, è questo il modo di vivere nel tempo di chi si sa rapportare sempre a Dio. “Chi perderà la propria vita la manterrà viva”, dice il Signore, assicurando che per coloro che vivono la morale cristiana non c’è una complicazione in più, ma c’è un senso in più da trovare, da scoprire, da ricercare continuamente. Questo è il compito dell’etica cristiana rapportata alla vita dell’uomo. La visione etica della vita non è quindi un problema in più, come taluni asseriscono, ma un modo di vivere l’esistenza, uno sguardo sul tempo, sulle cose, sul mondo, diverso da quello di altri uomini che trascinano la loro vita in tutte le direzioni possibili meno quella della Verità.
Galati
Il problema della “morale” cristiana era molto sentito anche nelle prime comunità cristiane, le comunità di San Paolo. Già allora ci si domandava perché non fare come fanno tutti, perché vivere un’etica diversa da tutti, perché doversi impegnare per qualcosa che altri non fanno.
Paolo è il vero maestro dell’etica cristiana, colui che dà corpo alla riflessione che evangelizza, colui che traduce anche in elenchi precisi come quello che oggi abbiamo ascoltato, il richiamo all’etica cristiana.
Così ecco l’origine di queste 14 opere della carne, che noi potremmo anche dividere in categorie che si riferiscono all’origine di queste opere malvagie e che dicono il desiderio che, da sempre, c’è nel cuore dell’uomo, quel desiderio a cui si riferiva sia la pagina del diluvio universale che la predicazione di Gesù.
Contrapposte alle opere della carne, ci sono le 9 opere dello spirito che possiamo dividere nella nota triade:
- Cuore: amore, gioia; pace;
- Bocca: benevolenza, cortesia, dolcezza nell’avvicinare gli altri;
- Mani: bontà, fedeltà, dominio di sé.
È curioso anche notare come San Paolo parla di “opere della carne” al plurale ma di “frutto dello Spirito” al singolare, anche se poi menziona questi 9 frutti a cui fa riferimento il suo modo di pensare. Paolo ci lascia così intendere che chi possiede lo Spirito Santo e chi si rinnova nella forza dello Spirito Santo, possiede tutte queste realtà, possiede tutti questi doni, nessuno escluso. È come se il frutto dello Spirito venisse nel cuore dell’uomo ed aprisse le porte ad una pluralità di realtà – quelle che ci ha ricordato con questo elenco di 9 realtà grandi e nobili da seguire – che rendono diversa la vita dell’uomo. Cosicché, appunto, anche se ci si dedica alle opere che tutti gli uomini compiono, quelle che Gesù ha sintetizzato con “vendere, comprare, mangiare, bere, costruire…”, si vive tutto in maniera radicalmente diversa.
Per noi
La domanda cardine attorno a cui ruota la riflessione di questa domenica, è, allora,
- Cosa è per me la morale del cristiano?
- Cosa rappresenta per me l’invito ad una morale cristiana ascoltato dal Signore e dai testi sacri?
È chiaro che ci possono essere diverse risposte.
Il primo modo di vivere la morale è quello di chi pensa alle categorie di lecito e illecito. Costui pensa che basti avere un elenco di atteggiamenti, come quello che abbiamo ascoltato, per districarsi nelle complicate decisioni della vita. Per cui occorre guardarsi da ciò che è illecito e cercare di corrispondere a ciò che è lecito. È una visione infima della morale, quella di chi vuole risparmiarsi la fatica del pensare e ricorre alle categorie di permesso o proibito. Per molto tempo si è insistito in un’educazione di questo genere, che ha avuto i suoi meriti in alcune stagioni ma che oggi è del tutto superata.
C’è chi vive la morale del dovere: costui è alla ricerca di come corrispondere ai desideri altrui e risponde a sé stesso dicendo che è un dovere sostenere determinati atteggiamenti per il bene proprio e degli altri. È già un passo oltre le categorie di lecito ed illecito ma siamo ancora lontani da qualcosa che possa soddisfare il desiderio pieno di libertà dell’uomo. Infatti il dovere pesa e molte persone si adeguano ad un determinato comportamento solo, appunto, per dovere ma con il cuore da un’altra parte.
Il modo evangelico di proporre la morale è diverso: mira a dire ciò che è bello, ciò che è “frutto dello Spirito”, con le sue 9 opere, come abbiamo detto. Il modo evangelico di proporre la morale va ben oltre il lecito e l’illecito, il permesso e il proibito, il senso del dovere, e dilata il cuore in quella dimensione di bene alla quale tutti dovremmo aderire e che tutti dovremmo sostenere. Il modo di fare del cristiano dovrebbe sempre essere caloroso, entusiasmante, gioioso. Il cristiano deve far vedere che nel compiere il bene, nel cercare il frutto dello Spirito, nel vivere facendo le opere che fanno gli altri ma con uno spirito completamente diverso, c’è qualcosa che rende bella l’esistenza, che dà ragione alla vita, che rende pieno il tempo. È a questo che noi tutti dovremmo mirare, superando quel senso di lecito e illecito o quella morale del dovere che finisce per non abituare a pensare e che spegne la forza dello Spirito del bene che sempre opera dentro di noi. La morale autenticamente cristiana spinge ad essere propositivi, inventivi, creativi per irradiare il bene che si può fare e conquistare con questo bene chi ancora non conosce lo Spirito della morale cristiana. È questo il nostro compito.
Torniamo, allora, alle opere del cuore, della bocca e delle mani, per capire che è richiesto a noi questo spirito di bene e di fortezza interiore per irradiare attorno a noi tutto il bene possibile.
Educhiamoci a vivere così il tempo: attireremo con la forza propositiva del nostro essere.